La scelta inaspettata su pressione di Elly Schlein segna il disprezzo delle candidature dei Piddini piemontesi
Dopo una lunghissima gestazione e logoramento, i pretoriani di Elly Schlein, piombati come falchi alla convention del Fortino, hanno atteso le idi di marzo per impallinare Daniele Valle e Chiara Gribaudo e mandare d’autorità, al confronto con il governatore Alberto Cirio, Gianna Pentenero, amministratore di lungo corso ed appiattita sulle posizioni della CGIL di Landini.
E’ stata un travaglio cinico quello della candidatura del centro sinistra in Piemonte. Dapprima si sono stoppate le primarie perché Schlein e Conte volevano imporre in Piemonte il cd “campo largo,” che poi si rivelerà fallimentare in Abruzzo, improponibile in Basilicata e solo vincente di facciata, per demeriti altrui in Sardegna.
Chiara Appendino sin dalle prime battute del confronto aveva manifestato tutta la sua contrarierà, ma l’ostinazione del leader romani non ha minimamente considerato la realtà piemontese.
A prescindere dalla figura della neo candidata, appare evidente che il primo ostacolo al corso della campagna elettorale non arriva dal centro destra o dalle pretese dei cani sciolti che si accoderanno al centro sinistra, ma dalla segretaria del PD che con le sue imposizioni dimostra di non conoscere e valutare la realtà locale e gli attriti tra PD e grillini che risalgono sin dai tempi della funesta esperienza vissuta con Chiara Appendino sindaco di Torino.
L’aspetto più sconcertante ed umiliante si è verificato dopo la designazione di Gianna Pentenero, con i messi della Schlein già pronti a bruciare la sua designazione, auspicando un successivo compromesso da raggiungere in extremis con grillini.Risposta che non si è fatta attendere “Apprendiamo dalle agenzie di stampa la decisione maturata dal Partito Democratico di ufficializzare la candidatura di Gianna Pentenero alle prossime elezioni regionali del Piemonte. Registriamo questo cambio di passo e di metodo”. Afferma una nota del M5S che poi precisa: “Alla luce di tutto questo, nei prossimi giorni il Movimento illustrerà il proprio programma e avvierà il percorso per la scelta del proprio candidato presidente, convinto che il nodo per far voltare pagina al Piemonte sia quello di un’agenda programmatica all’altezza della volontà di cambiamento richiesta dai cittadini”.
Non va dimenticato che poche ora prima del voto al parlamentino del PD Piemontese era saltato il tentativo di accordo con il M5S in Basilicata.
Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni, se oltre alle piroette romane ci sarà la rivolta in casa PD e la Pentenero, che non dimentichiamo si porta dietro il fardello di aver condiviso le scelte sciagurate di Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino, riuscirà almeno ad ottenere i voti della lista suo partito, senza incorrere nel boicottaggio correntizio. Si attendono anche ripercussioni nella giunta Lo Russo.
Ed il programma? Nei mesi scorsi Daniele Valle, il candidato trombato dal PD si era esercitato in attacchi strumentali alla giunta Cirio su alcuni aspetti problematici della Sanità Piemontese, dimenticando volutamente gli sfracelli di Chiamparino e Saitta con la chiusura di ospedali e reparti, ma soprattutto la gestione allegra della Fin Piemonte al tempo della sinistra al governo regionale con strascichi giudiziari ancora in corso.
Della politica del fare e proporre non era emerso nulla.
Da quel che è risultato nei mesi scorsi nel tentativo di costruire il campo largo in Piemonte, le richieste dei grillini differivano sostanzialmente dalle indicazioni del PD. L’elettore ha diritto di conoscere i punti fondamentali e non le linee ambigue finalizzate al compromesso su aspetti fondamentali quali l’edilizia ospedaliera, le grandi comunicazioni stradali e ferroviarie, la politica industriale, tanto per citare le principali.
L’ostinazione di due segretari dimostra che il perseguimento del “Bene comune” ormai è carta straccia. Si perseguono ammucchiate per poi spartirsi il potere. Questo è il vero contenuto e significato del campo largo in salsa cialtrona.
Attendiamo gli sviluppi e soprattutto per capire se i seguaci di Calenda, Renzi e Portas seguiranno la scelta centrista già da tempo enunciata da Giorgio Merlo Dirigente Nazionale Tempi Nuovi di correre con Cirio, o andranno a schiantarsi tra le contradizioni del PD.