Siamo o non siamo uno Stato di Diritto?
Capita quotidianamente di udire esternazioni di ogni genere e tipo su come stanno andando le cose su questo pianeta e sull’operato della sua classe dirigente.
Molti seguono la narrativa ufficiale, cercandovi sicurezza e protezione, molti altri la rifiutano categoricamente, con tutta una pletora d’individui che si colloca invariabilmente nelle varie posizioni intermedie.
Non è certamente intenzione di questo articolo propendere per una o l’altra posizione, in quanto ciò sarebbe pleonastico. Sorge, tuttavia, il dubbio che molte delle emozioni correnti vengano provate in maniera, per così dire, automatica ovvero senza realmente riflettere se a tutto quanto si osservi vi si possa ascrivere un senso o quantomeno una causa oppure no.
Concludevamo un precedente articolo con l’affermazione di quanto sia divenuto oggigiorno sempre meno facile cogliere delle evidenze palesi del fatto che le sedicenti “autorità” dei vari paesi del mondo siano effettivamente espressione dei cittadini che dicono di rappresentare.
Ma i cittadini, come si collocano all’interno di questo stato di cose? Hanno contezza della loro reale posizione giuridica e di quale sia la loro partecipazione fattiva ai fatti sui quali spesso si esprimono con insoddisfazione o addirittura paura? Vedendola da altra angolazione, i cittadini conoscono le basi reali del loro rapporto giuridico con la cosiddetta “autorità costituita” (sulla liceità della quale approfondiremo poi in un altro articolo)?
Per non divagare troppo, tenteremo di fornire degli elementi di riflessioni sulla questione, conducendo il nostro ragionamento limitatamente alla Nazione che ci riguarda più da vicino, la Repubblica italiana.
Che cos’è la Repubblica Italiana? Si risponderà con decisione: “uno Stato di Diritto, ovvero uno Stato1 che assicura i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, con la garanzia dello stato sociale, per cui uno Stato di Diritto si fonda sul Principio di Uguaglianza prima e su quello di Legalità poi.”
Il concetto dello Stato di Diritto presuppone che l’agire dello Stato1 sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato1 sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto e questo avviene tramite una Costituzione scritta. In poche parole, il termine “Stato” implica “legittimità”.
La Repubblica italiana è, inoltre, quella che viene chiamata democrazia indiretta o democrazia rappresentativa ovvero la forma di governo che permette ai cittadini aventi diritto al voto di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento o negli enti locali o territoriali (Comuni, Province e Regioni). In questo modo, delegano a loro il potere di fare e di approvare delle leggi e di amministrare la cosa pubblica.
Possiamo pertanto riassumere che la Repubblica italiana parrebbe essere uno Stato di Diritto fondato su una Costituzione volta a garantire il rispetto, appunto, delle norme del Diritto, i cui cittadini aventi titolo delegano a determinati personaggi, in base alle dichiarazioni d’intenti ed ai programmi da questi ultimi illustrati nelle loro propagande elettorali, il potere di legiferare e amministrare.
È aspettativa piuttosto diffusa, da parte degli elettori, attendersi poi dai rappresentanti opportunamente deputati, il rispetto dei programmi illustrati e la coerenza con le dichiarazioni fornite. La realtà dei fatti dimostra tuttavia che così non avviene, con diffusa indignazione da parte di chi in quelle promesse ha creduto.
Tuttavia, siamo noi al corrente del fatto che, per Costituzione, coloro che deleghiamo tramite votazione non hanno alcun obbligo di agire in rappresentanza dei loro elettori, né di rispettare quanto illustrato nel programma elettorale?
Si veda a questo proposito l’Art. 67 della Costituzione italiana, che così recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.»
In altre parole, i membri del Parlamento e del Governo non sono eletti per rappresentare gli interessi dei singoli cittadini che li hanno votati, bensì dell’entità che giustifica la loro presenza in quel contesto, la Nazione. Questo spiega anche l’assenza di vincolo di mandato, considerando appunto che gli interessi prevalenti che essi devono curare durante l’esercizio delle loro funzioni rappresentano l’intera nazione e non singoli soggetti o gruppi di essi.
Ma allora, si potrebbe essere tentati di chiedersi: “A cosa serve andare a votare, se poi comunque la volontà dei cittadini non viene considerata?”
Proseguiremo il ragionamento nel prossimo articolo di domani.
luca rosso
1Citiamo la definizione di Stato trovata nell’enciclopedia Treccani: «Ente dotato di potestà territoriale, che esercita tale potestà a titolo originario, in modo stabile ed effettivo e in piena indipendenza da altri enti.»
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