Contrari al documento altri otto paesi membri tra cui Ungheria, Romania, Bulgaria e Slovacchia.
Sono patetiche le argomentazioni del PD proposte nel corso della campagna elettorale. Invece di svolgere e contrappore affermazioni inerenti il futuro dell’UE, con le tante problematiche presenti ad iniziare dal ruolo dell’Europa dinanzi alle due guerre in corso ed ai pericoli conseguenti sulle nostre popolazioni, si trovano mille pretesti per attaccare il governo e non pronunciarsi su quel che i cittadini si aspettano dalla prossima legislatura del parlamento europeo.
Un tema ghiotto Per le sinistre, ma di scarso interesse popolare, è sempre stato quello delle discriminazioni reali o presunte, senza badare ai “Diritti Negati” nei lungi anni del PD al governo del Paese.
Le proteste dei giorni scorsi, solo un po’ rumorosa, ma senza effetti ha riguardato la dichiarazione Ue sui diritti Lgbtiq+
L’Italia non ha firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtiq+ presentata dal Belgio ai membri dell’Ue.
A scegliere di non firmare il testo sono stati nove paesi su 27, tra cui Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
L’Italia aveva invece aderito, il 7 maggio, alla dichiarazione contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, ma su questo particolare non da poco, la sinistra tace.
A spiegare le ragioni della scelta sono state fonti del ministero della Famiglia, secondo cui il testo «era in realtà sbilanciato sull’identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan».
La decisione non ha mancato di suscitare polemiche nell’opposizione, con la segretaria dem Schlein che ha parlato di «rabbia e vergogna» e il leader del M5s Conte che ha accusato il governo Meloni di «inseguire il modello culturale orbaniano».
Il documento oggetto del contendere, che riportiamo integralmente, era emerso lo scorso venerdì 17 maggio, quando il mondo LGBT ha celebrato la consueta Giornata internazionale contro la omo-trans-bifobia.
-Riaffermare il loro impegno a promuovere l’uguaglianza e a prevenire e combattere la discriminazione, in particolare sulla base dell’identità di genere, dell’espressione di genere, del sesso e dell’orientamento sessuale;
-Far progredire ulteriormente la protezione legale e il riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone Lgbtiq+ e garantire pienamente la non discriminazione in tutti gli ambiti della vita e la piena applicazione della legislazione dell’Ue;
-Rimanere impegnati a contrastare la diffusione della disinformazione e la strumentalizzazione delle persone Lgbtiq+;
-Rafforzare ulteriormente la protezione delle persone Lgbtiq+, sia online che offline, da qualsiasi forma di odio, discriminazione e violenza, compreso il divieto di “pratiche di conversione”;
-Impegnarsi a continuare a sostenere il lavoro di accettazione sociale delle persone Lgbtiq+ come elemento chiave per contrastare la crescita e l’influenza del movimento anti-Lgbtiq+, che mina il pieno godimento dei diritti umani per tutti;
-Garantire ulteriormente la parità di accesso ai servizi sanitari per le persone Lgbtiq+, tenendo conto delle loro esigenze specifiche;
-Prevedere uno status giuridico per le coppie dello stesso sesso, in applicazione della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani;
-Continuare a proteggere e a sostenere le organizzazioni della società civile e per i diritti umani che si battono per i diritti delle persone Lgbtiq+;
-Adottare e/o aggiornare i piani d’azione nazionali e implementare le strategie per garantire l’uguaglianza delle persone Lgbtiq+ all’interno della giurisdizione degli Stati membri, in linea con la Strategia per l’uguaglianza Lgbtiq+ e le Linee guida per le strategie e i diritti delle persone Lgbtiq+;
-Impegnarsi a continuare a collaborare all’interno del sottogruppo per l’uguaglianza Lgbtiq+ responsabile ad alto livello dell’implementazione dellaStrategia per l’uguaglianza Lgbtiq+, la non discriminazione, la diversità e la lotta contro la violenza e i crimini d’odio;
-Sostenere la riconferma di un commissario per l’uguaglianza nella nuova Commissione che continuerà a concentrarsi e a sostenere l’impegno dell’Ue per l’inclusione e l’uguaglianza per tutti, con un’attenzione specifica per le questioni di genere.
Il Governo comunque continua a ribadire il principio di uguaglianza. Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella nel corso di una articolata intervista ha affermato:
“No a forzature gender. Si è maschi o femmine, ha dichiarato il ministro, sottolineando che questo governo è “per la libertà, ma conserviamo il principio di genitorialità“.
La libertà “di essere chi si vuole è una forzatura ideologica”, ha proseguito Roccella ma non per questo “l’Italia è un Paese reazionario”.
Quella assunta dal nostro Paese, nonostante le solite proteste ideologiche delle opposizioni, è una posizione in linea con quanto decretato dal parlamento italiano, prima delle elezioni del 2022, quando la maggioranza era di centrosinistra, sulla legge Zan.
Quella italiana in Europa, ci ha tenuto a precisare il ministro, è “una posizione liberale”. Infatti, prosegue, come Paese “abbiamo aderito alla dichiarazione contro la transfobia, la bifobia, l’omofobia”. Tuttavia, “troviamo il documento molto sbilanciato verso il cosiddetto gender. Abbiamo un’idea molto chiara: chiunque può scegliere con chi avere rapporti amorosi e sessuali”.
Ma, al di là di questo, è la posizione di Roccella, la libertà di essere chi si vuole “è una forzatura ideologica e una negazione della realtà dei fatti, perché la realtà del corpo e l’appartenenza sessuale non si può cambiare fino in fondo. È legittimo intervenire per adattare ai propri disagi e ai propri bisogni il proprio corpo, ma non si può fare di questo un canone”. Il discorso del ministro della Famiglia in tal senso è molto più ampio rispetto a ciò a cui lo vuole ridurre chi sta facendo le barricate, perché, prosegue Roccella, “se togli maschi e femmine anche la genitorialità cambia”.
Ha poi specificato che la mancata firma è stata una decisione relativa al fatto che il documento Ue “contiene due elementi che ci hanno spinto al disaccordo.
Si parla di espressione di genere. Vuol dire come io comunico all’esterno il mio genere auto-percepito”.
E questo, ha spiegato Roccella, è soggettivo e soggetto a cambiare anche più volte nel tempo.
“Intendiamo conservare l’antropologia in cui siamo sempre stati immersi e su cui si fonda la genitorialità e la continuità del gruppo umano”, ha proseguito Roccella, specificando che il nostro Paese, come da tradizione, “siamo a favore dell’inclusione di chi decide di cambiare sesso e siamo contro la transfobia”, ma, è questo l’appunto del ministro, “qui si vuole cambiare il paradigma dell’umano.
Si cerca di negare non solo la biologia ma di negare anche il corpo, che è basato sulla differenza sessuale tra uomini e donne”.
Anche il Presidente dl Consiglio Giorgia Meloni ribadisce la posizione del Governo “E’ nostro compito tenere alta l’attenzione della comunità internazionale sulle persecuzioni e sugli abusi che in molte nazioni del mondo, come ricordato anche oggi dal presidente della Repubblica, vengono ancora perpetrati in base all’orientamento sessuale», così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
«Discriminazioni e violenze inaccettabili, che ledono la dignità delle persone e sulle quali i riflettori non devono mai spegnersi. La tutela e la difesa della dignità di ogni persona è sancita dalla nostra Costituzione. È una priorità per tutte le istituzioni, a ogni livello, combattere ogni forma di discriminazione, violenza e intolleranza e investire sulla prevenzione e sul supporto alle vittime», conclude il premier.