La rinuncia alle cure si aggrava nelle fasce sociali svantaggiate
Prosegue l’aumento della spesa sanitaria italiana; quella pubblica ha toccato quota 129,2 mld cui vanno sommati altri 40 mld di spesa out of pocket per arrivare ad un totale di quasi 170 mld.
Lo dice un recente rapporto della Ragioneria Generale dello Stato sulla spesa sanitaria che segnala anche che i conti delle regioni vanno male, tanto che vedono aumentare il disavanzo (ante coperture) a 1,4 miliardi.
Nonostante ciò la rinuncia alle cure si aggrava nelle fasce sociali svantaggiate, raggiungendo il 37% tra coloro che riferiscono di avere molte difficoltà ad arrivare alla fine mese con le risorse di cui dispongono.
A fronte a questa situazione, che vede il servizio sanitario pubblico “in affanno” nel mantenere quei risultati che da decenni lo hanno visto all’apice delle graduatorie internazionali, da più parti ci si interroga sulle soluzioni da adottare.
Il Report promosso da SVIMEZ “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, presentato a febbraio che offre una fotografia delle condizioni territoriali del Servizio Sanitario nazionale (SSN) nel nostro paese, mostra la “scelta” di molti cittadini del Mezzogiorno di ricevere assistenza nelle strutture sanitarie del Centro e del Nord, soprattutto per curare le patologie più gravi.
I dati sui divari tra nord e sud, indicano che Al Sud i servizi di prevenzione e cura sono più carenti, minore la spesa pubblica sanitaria e sono più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza, soprattutto per le patologie più gravi.
Nel Mezzogiorno la quota della povertà sanitaria riguarda l’8% dei nuclei familiari, una percentuale doppia rispetto al 4% del Nord-Est (5,9% al Nord-Ovest, 5% al Centro).
Per migliorare la situazione ecco cosa suggerisce l’avv. Nicola Russo, referente dell’Associazione Taras Futura di Taranto.
Dato che il S.S.N. non tutela pienamente la salute dei cittadini del Sud Italia (vedi gestione del Pronto soccorso, tempi lunghi per esami, ecc.), non resta che ricorrere ad azioni di collaborazione, integrazione e sostegno dell’Unione Europea, con accordi diretti previsti dall’art. 117, 9° comma, della nostra Costituzione che così recita: “Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato.”
E l’art. 5 del Trattato sull’Unione Europea recita così: “3) In virtù del principio di sussidiarietà, nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, l’Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo della portata o degli effetti dell’azione in questione, essere conseguiti meglio a livello di Unione”.
Pertanto Nicola Russo propone un accordo tra le regioni meridionali d’Italia e l’Unione Europea, sulla base degli articoli citati prima, per un’azione della stessa Unione Europea di coordinamento, integrazione o sostegno per la gestione della sanità pubblica regionale.
Il testo dell’accordo proposto, e qui di seguito riportato, prevede l’azione dell’Unione Europea che completa le politiche regionali in materia di tutela della salute, si indirizza al miglioramento della sanità pubblica, alla prevenzione delle malattie e all’eliminazione delle fonti di pericolo per la salute fisica e mentale con le Regioni meridionali d’Italia coordinano tra loro, in collegamento con la Commissione Europea, le rispettive politiche ed i rispettivi programmi. La Commissione Europea può prendere, in stretto contatto, con le Regioni del meridione d’Italia, ogni iniziativa utile a promuovere detto coordinamento.
L’Unione Europea e le Regioni del Sud d’Italia favoriscono la cooperazione con i Paesi terzi e con le Organizzazioni internazionali competenti in materia di sanità pubblica. La legge o la legge quadro europea contribuisce alla realizzazione degli obiettivi previsti in materia di sanità pubblica nelle Regioni meridionali d’Italia, stabilendo le seguenti misure: misure che fissino parametri elevati di qualità e sicurezza del servizio sanitario regionale, ivi compreso il servizio veterinario e fitosanitario.
La legge o la legge quadro europea è adottata previa consultazione del Comitato delle Regioni meridionali e del Comitato economico e sociale. La legge o la legge quadro europea può stabilire misure di incentivazione destinate a proteggere e migliorare la salute umana. È adottata previa consultazione del Comitato delle Regioni meridionali d’Italia e del Comitato economico e sociale europeo.
L’azione dell’Unione Europea non pregiudica le competenze del SSN italiano in materia di organizzazione e fornitura di servizi sanitari e assistenza medica, ma ha lo scopo di eliminare le eventuali diseguaglianze del servizio sanitario tra Nord e Sud d’Italia, nel rispetto del principio di sussidiarietà.
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