Le responsabilità assunte da AVS che sostiene gli impresentabili
Le premesse erano già disgustose, ma la candidatura e l’elezione di Ilaria Salis al Parlamento europeo, sta provocando indignazione in Italia e sconcerto negli altri Paesi d’Europa. Il solito mezzuccio all’Italiana per scansare le conseguenze di atti irresponsabili, si sta dicendo negli uffici stampa che contano in Europa.
Se ne fa interprete il presidente del Senato Ignazio La Russa. Quella della Salis «è una candidatura per far scarcerare una persona», si tratta di «qualcosa che non appartiene alla democrazia, ma dal loro punto di vista era un elemento propagandistico da usare», ha detto il presidente del Senato. Infatti adesso da europarlamentare la Salis potrà godere dell’immunità parlamentare e tornare libera.
AVS si difende sostenendo di aver candidato la Salis «per sottrarla ad una condizione di ingiusta detenzione in un Paese Ue, che non rispetta i diritti umani e lo Stato di diritto». Ma allora non è vero che la giustizia di un altro Stato va sempre rispettata?
E poi perché non avere l’onestà intellettuale di dire che la Salis ha già alle spalle 4 condanne e 29 denunce? Insegnante di scuola elementare 39enne originaria di Monza, Ilaria Salis è una militante “presunta antifascista” che, a febbraio 2023, sarebbe stata coinvolta in alcuni attacchi contro militanti di estrema destra in Ungheria.
Il governo italiano nei mesi scorsi si è molto interessato alle sorti della ragazza, eppure la famiglia di quest’ultima continua ad accusare l’esecutivo di aver trascurato il caso.
Ilaria Salis è una pregiudicata. Quando andrà a prendere il suo posto all’Europarlamento, la Salis vi arriverà accompagnata anche dalla fedina penale. È il documento che serve a chiunque aspiri a un posto pubblico, e che serve a dimostrare di essere incensurato. In questo caso, il documento dimostra che la Salis incensurata non è.
A carico della neo-deputata di Avs risultano due condanne definitive, e entrambe derivano da episodi di cui in queste settimane si è parlato parecchio. La prima «sentenza della Corte d’appello di Milano irrevocabile il 19/5/2019» conferma la condanna emessa nell’ottobre precedente dal tribunale di Milano: reato di invasione di edifici pubblici.
La vicenda è relativa alle case popolari al Corvetto occupate dal collettivo anarchico di cui anche la Salis faceva parte, e dove la giovane venne identificata dalla Digos. La donna chiede il rito abbreviato per limitare i danni, la Corte d’appello la condanna a dieci mesi di reclusione contestandole la «recidiva»: infatti già nel maggio 2014 era stata condannata per un reato analogo, e le due condanne si sommano. Pena totale, stabilita nel maggio 2021 dalla Procura: un anno e venti giorni, con la sospensione condizionale.
Nel 2022, arriva un’altra condanna definitiva, anche questa citata nel certificato. L’antagonista viene condannata a sei mesi di carcere per resistenza a pubblico ufficiale, per gli scontri che nel novembre 2014 il suo collettivo ingaggiò con la polizia per impedire lo sgombero degli alloggi al Corvetto.
La Cassazione respinge il suo ricorso, e la condanna di Ilaria diventa «irrevocabile il 3/7/2023», quando la Salis è già da cinque mesi in carcere in Ungheria. Sei mesi dopo, le immagini con i ferri ai polsi la trasformano in un caso politico-mediatico e la avviano sulla strada per Strasburgo. Ma il partito che l’ha candidata e la sostiene non si è solamente infervorato per la sua causa.
Ad ogni manifestazione organizzata contro il governo con scontri violenti e ferimento dei poliziotti, il partito di Bonelli e Fratoianni, in ogni sede ha inveito contro le forze dell’ordine e a difesa della violenza più estrema. Sbandierano l’antifascismo di maniera che rappresenta l’insulto agli antifascisti che non erano delinquenti e pagarono con la vita, per riconquistare la libertà per le generazioni future
Il disprezzo dello Stato e della convivenza civile fa parte del Dna di questo partito che in precedenza aveva candidato e portato in Parlamento Aboubakar Soumahoro che poi con la sua famiglia ha dato dimostrazione del peggior cinismo consumato nello sfruttamento di persone indigenti e perseguitate.
Ma non solo la violenza politica fa parte delle predilezioni dell’estrema sinistra c’è anche di peggio.
Tra gli eletti in AVS c’è anche l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano, inizialmente condannato in primo grado a 13 anni e due mesi di carcere per associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio, ma poi assolto in appello per i reati più gravi e condannato solo per il reato di abuso d’ufficio a un anno e sei mesi (pena sospesa). In ogni caso una condanna ce l’ha e nonostante questo viene candidato al Parlamento europeo e anche a sindaco di Riace. Ha vinto su entrambi i fronti, quindi ora dovrà dividersi tra i due ruoli.
Anche in questo caso occorre chiedersi se ci fosse proprio bisogno di candidarlo e di puntare su una persona che ha comunque sulle spalle una condanna per abuso d’ufficio.
La risposta viene di conseguenza, a secondo delle opzioni scelte dalla Salis, altri personaggi d tutto rispetto potrebbero approdare al Parlamento europeo. E’ il caso del chiacchieratissimo Leoloca Orlando, già nelle mire dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga per la sua disinvoltura.
Nei giorni scorsi è emersa la notizia dell’indagine a carico di Leoluca Orlando. Coinvolto in un’inchiesta della Procura di Catania su irregolarità nella gestione dei rifiuti risalenti alla sua ultima esperienza da Sindaco di Palermo. L’ex primo cittadino, in politica dalla fine degli anni Settanta, è stato coinvolto in varie inchieste giudiziarie, terminate fino ad ora tutte con il proscioglimento. Orlando è stato anche europarlamentare dei Verdi già negli anni ’90.
Ma prima di fondare La Rete era stato democristiano e poi esponente dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e del Pd
Altro personaggio reclutato da Bonelli&Fratoianni, è Ignazio Marino, eletto al Centro con Avs. Già senatore ulivista e del Pd dal 2006 al 2013 e discusso Sindaco di Roma dal 2013 al 2015. Dopo alcune inchieste, tra cui quella sulle spese con la carta di credito del Comune, si dimette nel 2015. Ora il ritorno alla politica.
Questo è il senso dello Stato ed il rispetto per la democrazia e per gli elettori che anima leader che dovrebbero almeno vergognarsi delle scelte operate, in disprezzo ad ogni decenza invece di trovarsi sempre in prima fila per cogliere le pagliuzze nelle pupille degli avversari.
© 2024 CIVICO20NEWS – riproduzione riservata
Se l’argomento è di interesse, ogni commento è gradito, e altrettanto la sua condivisione
Scarica in PDF