
Troppa politica? Gli italiani non vogliono lo “sfratto” dell’attuale governo
La chiusura dei seggi ha calato la pietra tombale anche su questo referendum poiché, l’affluenza nazionale al 30,5%, è risultata ben lontana dal quorum necessario del 50 % +1.
Prima di analizzare i contraccolpi politici espressi dall’astinenza referendaria degli italiani, è bene ricordare che, negli ultimi decenni i referendum abrogativi in Italia hanno quasi sempre fallito il quorum. L’unico che ha superato il 50 % è stato quello sull’acqua pubblica del giugno 2011, mentre quello di giugno 2022 registrò un’astensione record (circa 20 %).
Si tratta di un pregresso che dovrebbe portare segnali e consigli a tutti i rappresentanti del popolo italiano, prima di indire un referendum che ha poche, ma inevitabili certezze: costa soldi pubblici, mobilita personale, richiede spazi informativi cartacei e televisivi, innesca attriti politici che dividono alcuni strati della popolazione. Mai come in questo caso poi, il referendum aveva troppi riferimenti tesi a dare una spallata all’attuale governo e questo forse è stato controproducente. Ma prima di andare oltre, ricordiamo brevemente quali erano i contenuti dei cinque:
📋 Quesiti referendari
- Riduzione da 10 a 5 anni del requisito per richiedere la cittadinanza;.
- Abrogazione di aspetti del Jobs Act sui licenziamenti;
- Eliminazione del tetto di sei mensilità per l’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo;
- Regole sui contratti a termine;
- Responsabilità in capo all’impresa committente in appalti.
A questo punto, con una chiara intenzione di analizzare i risvolti politici del fallimento di questo referendum da un punto di vista il più possibile neutrale, giriamo la domanda all’intelligenza artificiale che in questi casi non si può accusare di essere faziosa, ma solo interessante e servizievole alleata di opinioni e di dati:
🏛️ Implicazioni politiche
- Conseguenza del fallimento: il governo di Giorgia Meloni e le forze di destra hanno celebrato la vittoria, ammettendo che l’astensione voluta ha ottenuto il risultato sperato (pagellapolitica.it, apews.com).
- Messaggio politico: è stato interpretato come un endorsement al governo, segnando una sconfitta per il centro-sinistra, i sindacati (CGIL) e i movimenti progressisti (apnews.com).
- Reazioni dall’opposizione: Maurizio Landini (CGIL) ha parlato di una «crisi della democrazia» per la scarsa partecipazione (apnews.com). Il centro‑sinistra e le associazioni pro‑riforma hanno promesso di continuare a spingere per modifiche legislative, malgrado il risultato.
- Strategie future della destra: Matteo Salvini (Lega) ha dichiarato che proporranno inasprimenti delle norme sulla cittadinanza, sottolineando che «la cittadinanza non è un regalo»
- Critiche alla copertura mediatica: AGCOM ha inoltrato segnalazioni a RAI e altre testate per “black‑out informativo”, accusando una mancata copertura equilibrata sull’iniziativa referendaria (apnews.com).
🔍 Riflessioni finali a due mani
È il momento di mettersi “il quorum in pace”. Il referendum ha nuovamente dimostrato una bassa efficacia come strumento politico, soprattutto quando gli elettori percepiscono i quesiti come politicizzati, piuttosto che tendenti a reali bisogni della popolazione.
Argomenti che, a un occhio attento non mancherebbero di attenzione e non porterebbero instabilità politica, poiché valutati da tutta la cittadinanza italiana (alcuni di quelli presentati avrebbero meritato maggior definizione). Troppe le rivendicazioni, gli obiettivi trasversali e i toni esasperati. Strumenti che non piacciono agli italiani, sono percepiti come disfattisti, agitatori e in buona sostanza, troppo partitici.
Inoltre, al termine del referendum, di fronte ai risultati, le voci di vincitori e vinti non sono né autocritiche, né accomodanti. Ognuno rivendica una qualche vittoria rievocando un: «ci rivedremo a Filippi» per una nuova resa dei conti.
Un particolare sfuggito a molti: i promotori del referendum danno per scontato che il 30% della popolazione che è andato a votare ha siglato il SI. Questo è da verificare, di certo molti hanno siglato qualche NO, ma perché i dati dello spoglio delle schede tardano ad arrivare? Sembra comunque che 1/4 degli elettori siano stati di centrodestra e soprattutto sui tempi dimezzati dell’integrazione, il risultato si presenta come molto deludente.
Fermo restando che il referendum rimane un forte strumento di voce popolare, in Italia cresce il dibattito sull’opportunità di rivedere il quorum o ridisegnare lo strumento del referendum per evitare qualsiasi eccesso ai partiti che promuovono sia l’affluenza che l’astensione, concentrandosi maggiormente sui contenuti e sul rispetto delle regole.
Infatti, nonostante i mezzi di informazione si siano espressi con chiarezza sui contenuti e gli obiettivi del referendum, il dibattito che ha preceduto l’appuntamento con le urne è andato da entrambe le parti, oltre certi limiti stabiliti per legge.
La sfida su cittadinanza e diritti del lavoro rimane comunque un nodo importante per il nostro Paese, da affrontare con maggiore convergenza da entrambe le parti. Illusione di chi scrive: il trimestre politico si riapre su questi temi, con il centrosinistra sotto pressione per provare a trasformare questioni sociali in riforme legislative anziché referendum.
Non si prevede un calo dei toni ed è questo il disagio che perviene alla gente comune, già subissata da un deprimente panorama geopolitico e da una cronaca quotidiana che insinua il bisogno di pace e concordia. Due parole non pervenute a chi tira le fila di una stanca, stressata umanità.
𝘊𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘪𝘯 𝘐𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢, 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘤𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘤𝘩𝘪𝘦𝘳𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭’𝘶𝘯𝘢 𝘰 𝘭’𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘢, 𝘤𝘰𝘴𝘪 𝘧𝘢𝘤𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘦 𝘢 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘵𝘦𝘳𝘮𝘪𝘯𝘦 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰. 𝘌 𝘯𝘰𝘯 𝘦’𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦, 𝘮𝘢 𝘶𝘳𝘭𝘢𝘵𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘢’ 𝘧𝘢𝘴𝘵𝘪𝘥𝘪𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘪 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪. 𝘍𝘪𝘯𝘪𝘴𝘤𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘪’ 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘷𝘢 𝘢𝘭 𝘴𝘦𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘪𝘮𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪𝘴𝘴𝘦𝘯𝘴𝘰, 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘪 𝘧𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘶𝘯 𝘤𝘪𝘳𝘤𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘩𝘰 𝘷𝘰𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦’ 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘶𝘭𝘢𝘵𝘪 𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘪𝘵𝘪 𝘳𝘦𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘥𝘢𝘳𝘪 𝘦, 𝘭’𝘶𝘯𝘪𝘤𝘰 𝘢 𝘤𝘶𝘪 𝘭𝘢 𝘴𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘢𝘵𝘢, 𝘭𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘰 𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘪𝘯𝘢𝘱𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦. 𝘈𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘢 𝘧𝘪𝘥𝘶𝘤𝘪𝘢 𝘢 𝘤𝘩𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘩𝘢 𝘴𝘢𝘱𝘶𝘵𝘰 𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢𝘳𝘭𝘢, 𝘶𝘴𝘶𝘧𝘳𝘶𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘞𝘦𝘭𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦𝘥𝘶𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘰 𝘤𝘪𝘷𝘪𝘤𝘰