A dire che “Macron è un mezzo scemo” è il Professor Alessandro Orsini.
La guerra mediatica ed ideologica al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, continua e – manco a dirlo – a portarla avanti sono i servi del pensiero europeo.
In modo del tutto “politicamente scorretto” sul tema è intervenuto il Professor Alessandro Orsini, stimato docente universitario di Sociologia del Terrorismo.
In un post, pubblicato sul suo profilo ufficiale di “X”, il professor Orsini ha scritto: “Macron, il presidente della Francia, è un mezzo scemo. Siccome si tratta di un’affermazione impegnativa, mi corre l’obbligo di documentarla”.
Parole forti a cui, chi come noi segue il professor Orsini, è abituato.
Ma d’altronde non si può condannarlo “tout court” dal momento che “Macron pensa di inviare soldati europei a sparare contro i russi sapendo che Putin può chiudere la guerra in qualunque momento con le testate nucleari”.
Non è la prima volta che l’inquilino dell’Eliseo esce fuori con qualche trovata “geniale” volta a farlo sembrare un esperto di geopolitica.
Non possiamo dimenticare che nel 2022, all’inizio delle ostilità militari tra la Federazione Russa e l’Ucraina, Macron volò a Mosca per incontrare Putin e convincerlo ad interrompere l’Operazione Militare Speciale. Abbiamo visto il risultato.
Il professor Orsini, persona senza peli sulla lingua, ha continuato: “Macron vuole portarci verso la guerra nucleare”.
Affermazione ormai chiara ai più.
L’Unione Europea e la NATO, da brave “bestiole” al servizio degli Stati Uniti d’America e di Joe Biden, soffiano sul vento della guerra sin dal 2014.
Volodymyr Zelensky è una creatura politica dell’Occidente, posto a Kyev con il solo scopo di innervosire Vladimir Putin e riaprire quella “Guerra Fredda” di cui agli USA manca il sapore.
Il professor Orsini, parlando ancora della vicenda, ha precisato: “Qualcuno dirà: ‘Orsini, vergognati, un professore universitario non ricorre a questo linguaggio!’. Vero, ma ci sono le eccezioni”.
In questo caso, anche i più devoti al galateo, possono riconoscere che un’eccezione vi può essere.
Ecco perché Alessandro Orsini ha chiosato: “Macron può gettarmi nella guerra nucleare e io non posso dire che è un mezzo scemo? Suvvia, siamo seri. Questo non è il tempo del fioretto”.
Sulla vicenda sono intervenuti anche i “grandi” della politica.
Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, “Forza Italia”, dopo le assurde affermazioni di Macron, ha detto: “Escluso l’invio di truppe italiane a Kiev. La aiutiamo a difendersi, ma niente soldati a combattere”.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, “Fratelli d’Italia”, ha prontamente commentato: “Truppe in Ucraina? Si decide in 27. No alla NATO in Ucraina, sarebbe via di non ritorno. Non siamo in guerra”.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, “Lega”, parlando ai “Giovani della Lega” riuniti in assise pre-elettorale ha tuonato: “Macron è quello che è perché ha mangiato cibo sintetico. Un Macron che nel 2024 parla di guerra, parla di eserciti, di soldati da mandare in guerra. Gli uomini e le donne della “Lega” faranno di tutto perché il 2024 sia un anno di pace”.
Il clima è rovente e incandescente. Lo è ormai da oltre due anni.
A rendere l’aria delle trattative di pace altamente irrespirabile è senz’altro “Radicali Italiani” che – in una discutibile nota – ha scritto: “Chiediamo al nostro Paese e all’Unione Europea di non riconoscere il risultato delle elezioni in Russia”.
Parole molto gravi, volte a fare assurde azioni di ingerenza in una Nazione che – per sua fortuna – non ha una presenza radicale a gettare sempre i temi seri in caciara.
Ecco perché risulta improponibile il dettame radicale, secondo cui non si dovrebbe “riconoscere Putin come Presidente democraticamente eletto”.
A detta di Matteo Hallissey, Filippo Blengino e Patrizia De Grazia, infatti, le appena passate elezioni “di libero, di democratico non hanno avuto assolutamente nulla”.
Sono tanti, tantissimi, gli italiani che si chiedono come si possa anche solo pensare di dare eco e visibilità a certi soggetti politici.
In un momento in cui vi è un tremendo conflitto alle porte dell’Europa servono politici pacificatori e competenti, non giovani dilettanti che giocano a fare i dirigenti di partito.
Vista la complessità dell’argomento ci ripromettiamo di tornare sul tema.