Giuliano Granato, portavoce di “Potere al Popolo”, parla a sproposito di “genocidio” e ne attribuisce una presunta complicità all’Italia.
In un’Italia che fatica a crescere e a tenere il ritmo delle grandi potenze economiche europee ci sono soggetti politici che condannano le esportazioni di armi che il nostro Paese fa – in modo del tutto legittimo – allo Stato di Israele.
A lamentarsene è uno dei portavoce di “Potere al Popolo”, Giuliano Granato, che in un discutibile video su “X” ha detto: “Il Governo Meloni ci ha raccontato la verità sulle armi fornite a Israele?”.
Domanda che lascia presagire una sterile polemica in vista delle prossime Elezioni Europee a cui, con molta probabilità, Granato tenterà di accaparrarsi un seggio.
Il giovane esponente partenopeo – noto ai più per le sue posizioni sopra le righe in trasmissioni come “Dritto e Rovescio” – ha infatti continuato: “Il 15 novembre 2023 il Ministro della Difesa Crosetto, rispondendo su Twitter a un Dibattito Parlamentare, diceva che dal 7 ottobre erano sospese le forniture di armi a Israele”.
Affermazione che sicuramente è fondata ma andrebbe motivata con i verbali del Dibattito Parlamentare per leggerla – com’è giusto – nel suo contesto.
Ma Granato anziché mostrare i verbali ufficiali del Parlamento cita, come fonte accreditata ed autorevole, “Altra Economia”, una Società Cooperativa iscritta all’Albo delle Cooperative.
Secondo l’esponente di “Potere al Popolo” – che cita appunto la Cooperativa di cui sopra – “nel mese di ottobre l’Italia ha fornito armi a Israele per un valore di 233.000 euro che sono saliti a più di 500.000 a novembre 2023 e che hanno superato 1.300.000 euro nel dicembre del 2023”.
Facendo un rapido computo si evince che l’Italia ha ricavato 2.033.000 euro in un trimestre dalla vendita di armi allo Stato di Israele che – va detto – dal 7 ottobre 2023 sta portando avanti un’azione di difesa e repressione del terrorismo di matrice islamica, nelle mani di Hamas.
Qualunque cittadino italiano, con un briciolo di amor patrio, non avrebbe nulla da obiettare.
L’Italia ha effettuato un’azione di vendita, l’ha fatto sostenendo uno Stato sovrano e sta aiutando in tal modo la lotta al terrorismo. Quale sarebbe la colpa?
A detta di Granato: “Parliamo di munizioni che vengono fornite dalla “Fiocchi”, un’impresa italiana presente a Lecco, o ancora armi leggere fornite dalla “Beretta”, presente a Brescia, ma anche armi più sofisticate come quelle che produce e fornisce la “Leonardo”, la più grande impresa italiana di armi al mondo”.
Sinceramente non si riesce a capire per quale motivo queste aziende – che hanno all’attivo diverse migliaia di dipendenti, con relative famiglie – dovrebbero evitare di vendere i loro prodotti ad un Paese che la NATO – Organismo Internazionale Militare a cui l’Italia appartiene – sostiene.
Per il neo-bolscevico Granato la risposta è ovvia: “Il Governo Italiano e il sistema Italia è pienamente e totalmente complice del genocidio israeliano, non soltanto dal punto di vista politico, economico, mediatico, ma anche e ancora, dal punto di vista militare”.
A Giuliano Granato andrebbero spiegate le basi semantiche della lingua italiana che, evidentemente, non gli sono proprie.
L’Enciclopedia “Treccani” – una delle più universalmente accreditate – riporta la definizione adottata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) in cui “Con genocidio si intendono gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
E’ dunque chiaro a tutti che ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza non solo non configura un genocidio ma è un’azione lodevole che lo Stato di Israele sta compiendo per sconfiggere quel terrorismo di matrice islamica che sin dal 2001 tiene sotto scacco il Mondo Occidentale.
Le parole di Giuliano Granato sono strumentali e ideologiche alla stregua di quelle urlate nelle piazze dell’8marzo dalle transfemministe del collettivo “Non Una di Meno”.
Tutti a stracciarsi le vesti per le donne Palestinesi che muoiono sotto le “bombe occidentali” ma nessuno che considera gli stupri compiuti dai terroristi di Hamas nei confronti delle donne israeliane.
Evidentemente per certa Sinistra, di stampo marxista-leninista, vale più la vita di una donna islamica rispetto a quella di una donna ebrea.
Per tutte le persone di buon senso, e con un minimo di coscienza, invece, le vite sono tutte uguali e i crimini perpetrati contro di esse vanno sempre e solo condannati.
Ma “Potere al Popolo” non ne ha basta ed insiste nel dire che “il tutto avviene in violazione di una stessa legge italiana, la 185 del 1990, che vieta l’esportazione e la fornitura di armi a Paesi che sono in guerra e a Paesi che violano i diritti umani”.
Tra i nostri molti lettori è allora sorta spontanea una domanda: come mai non si può aiutare Israele a difenderci dal terrorismo islamico ma si può sovvenzionare l’Ucraina nella folle contesa con la Federazione Russa?
Forse Volodymyr Zelensky è più bello o più simpatico di Benjamin Netanyahu?
La risposta è da ricercarsi ancora una volta nell’ideologia vetero-comunista che ammorba gli ambienti della Sinistra italiana.
Netanyahu va demonizzato ed osteggiato perché di Destra, Conservatore e credente.
Netanyahu va delegittimato perché ha alle spalle la Guerra d’attrito e la Guerra del Kippur, ove ha servito le Forze di Difesa Israeliane, nell’Unità antiterroristica “Sayeret Matkal”, come Ufficiale con il grado di Capitano.
Per i neo-comunisti di “Potere al Popolo”: “Il genocidio israeliano a Gaza è possibile quindi anche grazie alle nostre armi, gli attacchi dei coloni in Cisgiordania sono possibili anche grazie alle nostre armi”.
Seguendo il filo illogico di Giuliano Granato, dunque, ad uccidere i Palestinesi e i Cisgiordani non sono i soldati dell’Esercito del legittimo Stato di Israele ma gli italiani che forniscono le armi, dietro legittima e universalmente normata compravendita.
A sentire certe cose si accappona la pelle. Ci si chiede come sia possibile che, nel 2024, si facciano ancora i discorsi retorici che facevano i comunisti alla Togliatti, alla Pertini e alla Napolitano negli anni ’50 del secolo scorso.
Gli italiani adulti, oggi, hanno una cultura geopolitica abbastanza solida e sanno discernere queste situazioni e farsi un’idea propria.
Ciò che preoccupa è che Giuliano Granato fa presa sui ragazzini dei consigli studenteschi delle scuole superiori e delle università.
In questi ambienti i cittadini sono ancora acerbi, immaturi, e – manco a dirlo – facilmente manipolabili.
Non a caso, da Nord a Sud, decine di collettivi studenteschi di sinistra hanno iniziato ad andare a scuola indossando la sciarpa palestinese, conosciuta come kefiah, e ad affiggere in ogni dove la bandiera palestinese, quasi fosse un feticcio da venerare.
Il 9 giugno si avvicina e gli italiani saranno chiamati a scegliere – nel segreto dell’urna – a chi affidare il governo dell’Unione Europea nel prossimo quinquennio.
Noi, come sempre, staremo sul pezzo. Vedremo se “Potere al Popolo” si aggiudicherà la fiducia dell’elettorato e ve ne daremo conto.