Un breve tributo all’indissolubile tennista serbo, medaglia d’oro di sport e di emozioni… d’una certa età
Le prime Olimpiadi nacquero in Grecia, ad Olimpia, nel 776 a.C., ed erano celebrazioni atletiche e religiose dedicate a Zeus. Erano suddivise in cinque specialità destinate al solo genere maschile: il salto, la corsa, il lancio del disco, il lancio del giavellotto e la lotta; il vincitore veniva premiato con una corona d’alloro. Con il trascorrere dei secoli, le olimpiadi sono diventate l’evento sportivo più duraturo e prestigioso, al momento conta ben 32 discipline (invernali e paralimpiadi escluse).
Saltando alla competizione in corso, nel tempio del tennis, dopo il sabato del leggendario bronzo a Lorenzo Musetti, il giorno seguente, a Parigi, nel “Diesis Dominicus” 4 agosto 2024 (e forse, che fosse il giorno del Signore non è un caso), prima delle Jasmine Paolini & Sara Errani, coppia di “Muse” d’oro italiche, è accaduto che…
Chiunque abbia assistito alla finale olimpica del singolare di tennis disputata al Roland Garros, è certamente stato a rischio di cardiopalma, spettatore di una sublime disputa sportiva tra due divinità della racchetta: Novak Djokovic e Carlos Alcaraz.
Il primo, attualmente numero 2 del ranking ATP, è diventato infine leggenda, vincendo anche l’oro olimpico a 37 anni, dopo una strepitosa, ineguagliata carriera che lo ha visto per 428 settimane, numero 1 del mondo.
Il secondo, un ragazzo di 21 anni, attualmente numero 3 del ranking ATP, esplosivo e talentuoso, destinato a un futuro di epici scontri con i giovani emergenti, quale il nostro Iannik Sinner, al momento, number one.
La finale che ha incoronato Novak Djokovic “Nume” di Parigi è stata definita come una delle più strepitose partite disputate sulla terra rossa. Un incontro che vedeva il serbo sfavorito di fronte al giovane spagnolo che pareva il predestinato, forte di tecnica, potenza e soprattutto, di freschezza fisica.
Non è andata così. Djokovic ha messo in campo forza, classe e ogni briciola della sua esperienza, insieme a una tensione mentale esplosa in un pianto liberatorio all’ultimo punto che gli è valso la vittoria, ma non solo. All’occhio attento di qualche spettatore non sarà sfuggito il dito verso il cielo, subito seguito da uno sguardo profondo, per poi ringraziare Iddio con un sacro gesto.
Poi, mentre si rannicchiava sul campo, schiantato dall’emozione, al campione che aveva già vinto tutto, tremavano le dita. Un momento che ha perforato il video e colpito al cuore ben più di un telespettatore. Forte emozione nella cabina di commento… Anche qualche momento di rumoroso silenzio…
Grazie “Nole” per tutto questo e grazie al giovane Carlos, attonito e ammutolito. A lui, in divenire, non mancherà di certo un’altra occasione.
Altri momenti toccanti nella corsa del vincitore verso la famiglia, unita sugli spalti. Parole profonde che non si sentono spesso, ma quel che resta impresso, oltre a una serie di scambi tennistici consegnati all’albo della leggenda, è quel segno della croce, scaturito e ripetuto due volte, ben eseguito, rivolto ad uno spettatore divino, per aver anch’Egli seguito il match, e magari, perché no, concesso quel poco di energia fisica e nervosa in più al vecchio leone, che gli ha permesso di vincere con due tie-break una “celestiale” partita.
In un mondo storico che vede annebbiarsi quel misticismo che ha unito per secoli un’Europa cristiana, identificata da ogni campanile sormontato da una croce, il gesto di fede e di appartenenza tributato dall’immenso tennista serbo ha un valore raro e profondo che non sarà dimenticato. Grazie Novak anche per questo, lo hanno visto in tutti gli “angoli” di questo litigioso mondo che ancora rotola rotondo, verso dove non si sa. E grazie anche a tutti gli altri campioni di ogni nazionalità, esempi di rispetto e di unità.
Credo che, anziché dagli altisonanti leader politici, se dipendesse dagli atleti russi, ucraini, palestinesi e israeliani, e poi ancora da sud, nord coreani che hanno vinto la medaglia d’oro e quella d’argento nel tennis da tavola, festeggiando come fossero un’unica nazione, oppure cinesi e americani in testa al medagliere, che si incrociano tutti tra le piste e nei corridoi del villaggio olimpico, forse ogni conflitto finirebbe lì e subito. Adesso!
Infine, rendere grazie a Dio da un evento che unifica i popoli, con una lacrima e un sorriso spontaneo, è un ossequio quanto mai concesso e benvenuto. Ci sarà qualcuno che la vedrà in modo diverso, ma è normale, fa parte dell’umano “contesto”.
Condivido pienamente quanto scritto. Vedere quel Segno della Croce fatto in modo così spontaneo mi ha commossa, spero l’abbiano apprezzato in molti. Grande atleta e grande uomo
Una finale degna del nome che porta. Combattuta fino all’ultimo, colpo su colpo. Queste olimpiadi stanno regalando attimi di pura emozione sportiva e non solo, con gesti che fanno pensare e riflettere anche al di fuori dei campi da gioco. Quando si dice: “lo sport unisce”
Il Segno della croce.. è un segnale di essere un uomo vero!!!!!!
Il Segno della croce…vuole dire Credere e ringraziare Dio!!!condivido l articolo !!!?
Il segno della croce del campione vuole dire che sì, lui è un fenomeno e ce l’ha messa tutta, ma anche che deve tutto a Qualcuno che sta più in alto. È il contrario di quanto ci vuole fare credere la cultura dominante, ben simboleggiata nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, per cui l’uomo mette Dio da parte e si dà da solo una legge, ovviamente basata sull’egoismo e sull’orgoglio. Coi risultati che si vedono.
ai lettori, grazie per ogni approvazione a un articolo che all’inizio ritenevo fosse un’opinione personale, poi, viaggiando sul Web mi sono accorto che sia sui social che su alcune testate, molti hanno apprezzato il gesto di Novak, profondamente cristiano, che in quel momento di gioia è stato intimamente dedicato a tutte le fedi del mondo, che in quanto tali, sono contro ogni guerra. Grande uomo, non solo inarrivabile campione
Un articolo commovente! come il gesto di gratitudine di Djokovic che riporta l’attenzione ad un Creatore a cui ci possiamo affidare nonostante la caduta di valori di questo tempo storico.
Un grande atleta e soprattutto un grande UOMO che si è opposto al regime nel periodo delle imposizioni del vax, accettando di perdere tutto.
E poi invece ha vinto tutto! Un esempio per tutti da non dimenticare!