Il cambiamento è alle porte. Parliamo di cambiamenti molto pericolosi…
Troppi segnali stanno verbalizzando l’inizio di una trasformazione epocale che sembra coinvolgere tutta l’umanità.
Il nostro amato pianeta è diventato lo scenario di guerre, pandemie, destabilizzazioni ambientali e disastri (curiosamente) annunciati.
Se osservassimo la Terra dall’alto proveremmo compassione e sconforto nell’ osservare quante azioni stupide e illogiche vengono proposte e realizzate quotidianamente da quei piccoli puntini, brulicanti come formiche di specie diverse, che indossano uniformi differenti per esprimere un reciproco odio… senza conoscerne neppure le vere cause.
Ci verrebbe voglia di svegliare le loro coscienze, minacciandoli magari con un insetticida… verrebbe voglia di svegliarli da quell’ipnotico torpore che copre le loro coscienze come una spessa melma, opaca e impenetrabile alla Luce.
Tutti vogliono la pace e viviamo un momento in cui nel mondo sono attivi 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda guerra mondiale. È il dato che emerge dall’edizione 2024 del Global peace index, pubblicato a giugno dall’Institute for Economics & Peace.
Il dato riportato non tiene conto dei conflitti minori, altrimenti il dato supererebbe il valore di 100.
Come se non bastasse a dipingere il quadro di questa devastante realtà giungono messaggi ancora più preoccupanti che farebbero impallidire la povera Cassandra..
Si stanno preannunciando epidemie letali con indici di mortalità sempre più elevati… noi non conosciamo ancora il nome degli agenti patogeni, ma ci dicono che stanno preparando i cosiddetti nuovi vaccini…
Riportiamo alcuni frammenti pubblicati su WIRED – Simone Valesini Scienza 24.09.2023:
24.09.2023
“Che le cose stiano cambiando negli Stati Uniti, lo dicevamo, è piuttosto evidente. Quasi in sordina, ad esempio, nelle scorse settimane è stato affossato uno dei più grandi progetti per lo studio e la prevenzione dei virus zoonotici lanciato dagli Stati Uniti dall’inizio della pandemia: il Programma Deep VZN, che doveva finanziare con 125 milioni di dollari la raccolta e lo studio di nuovi virus animali potenzialmente pericolosi. Un programma non molto diverso da quelli che gli Stati Uniti finanziavano in Cina presso il Wuhan Institute of Virology, e che ora è evidentemente considerato troppo pericoloso: nessuno può smentire la possibilità che Sars-Cov-2 abbia infettato l’uomo durante una delle tante spedizioni effettuate nelle caverne cinesi a caccia di virus dei pipistrelli, e che gli sforzi per prevenire nuove zoonosi – quindi – abbiano finito per creare la più drammatica pandemia degli ultimi decenni.”
Oltre si parla della necessità di studiare le forme virali per riuscire a produrre rimedi efficaci… sembra ovvio che questo debba essere un fine legittimo, tuttavia i tipi di laboratori che sono interessati alle ricerche appartengono a due classi ben distinte:
- Laboratori GOF, gain of function, dove si studiano le modifiche di un microorganismo patogeno che aumenti la sua capacità di replicazione, di sopravvivere, di infettare cellule e organismi, di trasmettersi da un ospite ad un altro, di evadere le difese del sistema immunitario o l’azione di farmaci e vaccini.
- Laboratori LOF, loss of function, in cui avviene sostanzialmente il contrario: i patogeni vengono modificati per renderli meno capaci di infettare e danneggiare l’organismo.
Nell’articolo si afferma che effettuando una analisi si sono identificati circa 7 mila studi che rispondevano alle caratteristiche richieste:
“Il primo dato che emerge dalle ricerche analizzate è che le ricerche gain of function sono molto più rare di quelle loss of function: rappresentavano infatti appena un quarto di quelle studiate.
Non è un caso, probabilmente, visto che molto spesso la produzione di vaccini si effettua con tecniche che determinano una perdita di funzione (l’infettività). Riguardo al tipo di patogeni su cui si svolgono queste ricerche, per il 60% si tratta di virus, metà dei quali appartiene ad appena quattro famiglie: influenza, herpes, dengue e Sars-Cov-2. La maggioranza delle ricerche riguardavano patogeni catalogati come rischio moderato per gli esseri umani, mentre appena l’1% coinvolgeva virus che richiedono il più elevato livello di biosicurezza per essere maneggiati, come il virus ebola e quello del vaiolo umano…”
“… Il 30% delle ricerche analizzate comprendeva sia esperimenti di gain of function che tecniche di loss of function in moltissimi casi realizzate senza l’utilizzo di tecniche di ingegneria genetica, e allo stesso modo, in moltissime occasioni chi portava avanti le ricerche non aveva modo di sapere in anticipo se l’esperimento avrebbe provocato la perdita o l’acquisizione di nuove funzioni da parte del patogeno studiato…”
Anche se nell’articolo non vengono forniti valori precisi sul numero dei Laboratori GOF presenti nel mondo, si ammette che sia salito, soprattutto negli USA, il grado di attenzione e preoccupazione per le sperimentazioni effettuate con lo scopo di rendere più pericolosi gli agenti patogeni:
“…Un programma non molto diverso da quelli che gli Stati Uniti finanziavano in Cina presso il Wuhan Institute of Virology, e che ora è evidentemente considerato troppo pericoloso: nessuno può smentire la possibilità, come si è detto, che Sars-Cov-2 abbia infettato l’uomo durante una delle tante spedizioni effettuate nelle caverne cinesi a caccia di virus dei pipistrelli…”
Quello che sembra sfuggire alla logica più banale riguarda la necessità di creare dei virus ancora più patogeni di quelli esistenti in natura, come viene dichiarato apertamente dagli Organi ufficiali, che descrivono ciò che si realizza nei Laboratori GOF.
In un altro articolo, si legge:
“L’episodio, tuttavia, è l’ennesimo richiamo a pensare più in generale a quali siano i limiti che la ricerca si debba dare, e se questa proposizione sia realmente attuabile. Sempre di questi giorni ci sono altri esempi di ricerca potenzialmente a rischio. Science ha appena riportato la creazione di un ceppo di virus del vaiolo delle scimmie in cui i ricercatori hanno inserito, all’interno del virus che circola attualmente, alcuni geni da un altro virus appartenente alla stessa famiglia ma molto più patogenico. Un altro gruppo di virologi di Glasgow ha appena pubblicato su Nature Microbiology, una delle riviste di punta in ambito virologico, un articolo in cui descrivono che infettando le stesse cellule simultaneamente con il virus dell’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV), che causa delle bronchioliti anche gravi nei bambini sotto in 5 anni, si può generare un virus ibrido mai visto prima, che rimane ancora infettivo.”
https://www.icgeb.org/wp-content/uploads/2022/11/1-nov-Microscopio.pdf
Se da un lato possiamo accettare e comprendere l’utilità di studiare dei virus altamente patogeni per ridurne l’effetto patologico, come avviene nei Laboratori LOF, risulta meno comprensibile condividere l’idea che altri laboratori (GOF), si prodighino per “creare” patogeni molto più devastanti di quelli presenti in natura.
Qualche malpensante complottista sta già parlando nientemeno che di armi biologiche… da mettere su territori nemici o per altri fini speculativi… come se l’uomo stesse cercando delle nuove opportunità per distruggere i nemici o per far quattrini…
Cosa non va a pensare certa gente…
“À la guerre comme à la guerre…” dirà qualcuno… “Pecunia non olet” risponderanno altri…
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Articolo interessante e molto ben documentato. Purtroppo però mi sembra che ‘la tendenza a essere peccatori’ (moralmente) sia rimasta la stessa nei secoli. Sono cambiati solo gli strumenti a disposizione dei “peccatori” e di chi vuole rimediarvi