Il futuro è alle porte…
La Storia dovrebbe essere “Magistra Vitae”, ovvero uno strumento d’indagine in grado di anticipare il futuro, partendo dall’analisi del passato.
Di fatto non lo è.
Le esperienze del passato, che come ricordava Gianbattista Vico, ripropongono ciclicamente le proprie dinamiche, non sembrano essere utili per affrontare i cambiamenti che, con sempre maggior rapidità, interessano le nostre vite.
Apparteniamo tutti ad un’epoca che sta accelerando esponenzialmente la velocità, il tempo sembra sfuggire con inspiegabile rapidità, proponendoci cambiamenti sociali e tecnologici, difficili da metabolizzare.
L’ultima grande sfida che si sta affacciando all’orizzonte è quella dell’Intelligenza Artificiale, che descriveremo utilizzando l’acronimo IA.
Come tutte le novità del passato, l’IA ha iniziato ad entrare nelle nostre vite in modo sempre più rapido, accattivando le nostre menti con promesse quantomeno sospette.
I messaggi che riceviamo sono quasi sempre positivi, messaggi che mettono in evidenza i grandi vantaggi di futuri strumenti tecnologici che cambieranno in meglio la vita, alleviandoci da incombenze stressanti e opprimenti.
Pensiamo alla robotica a livello industriale, che da anni sta migliorando la vita di molti operai, sostituendosi ad essi nei processi più pericolosi o particolarmente stressanti.
Fin qui nulla da eccepire.
Pensiamo alle opportunità offerte alla scienza medica, dove macchinari intelligenti stanno sostituendo la mano dei medici e di altri operatori sanitari.
Il processo di modernizzazione procede a ritmo incalzante e si sta già lavorando allo studio di veicoli guidati da cervelli altamente specializzati, nei quali le reti neurali dei loro fratelli biologici saranno sostituite da circuiti integrati e microprocessori.
Naturalmente l’IA dovrà essere supportata da strumenti di comunicazione sempre più sofisticati e la tecnologia 5G sta lentamente invadendo le nostre città.
Quello che inizia a far discutere è soprattutto la paura di veder assegnati molti posti di lavoro alle macchine, che da un punto di vista dl rapporti costi/benefici sembrano non avere rivali con i colleghi umani; tuttavia altri posti di lavoro potranno essere rimpiazzati da nuove opportunità lavorative per tecnici sempre più specializzati.
Quindi, almeno considerando queste superficiali premesse, tutto sembra prepararci ad affrontare un futuro migliore.
La sensazione, che alcuni osservatori hanno condiviso, è che le cosiddette “macchine” verranno progettate con lo scopo di sostituire capillarmente gli uomini, trasformandole da supporti utili a strumenti indispensabili.
Altre osservazioni iniziano da evidenziare concreti rischi, che non consistono nel fantascientifico pericolo che macchine mostruose possano espellere gli uomini dal Pianeta dopo averne ottenuto il controllo, quanto alla subdola e pericolosissima possibilità che il frutto dell’IA possa essere scambiato per l’opera dell’uomo.
Quindi il vero pericolo sarà quello di non possedere più elementi per distinguere ciò che sia il frutto della mente umana dai prodotti artificiali di altre Intelligenze.
Non dimentichiamoci che le macchine, per quanto possano essere “intelligenti”, non possiedono libero arbitrio e considerato che i PC sono programmati e gestiti da personale umano, la responsabilità di quanto le macchine potranno fare in futuro sarà sempre da attribuire all’uomo.
Una prova di questo pericolo è già visibile da tutti.
Molte notizie contraffatte, ma ben confezionate per essere credibili, stanno invadendo il web creando a volte divertimento altre volte sconcerto e preoccupazione.
Come sostengono alcuni psicologi una menzogna che contenga una significativa percentuale di verità è altamente pericolosa e facilmente credibile: distinguere il vero dal falso è diventato un autentico impegno, una perdita di tempo prezioso dedicato a verificare l’attendibilità delle notizie.
Chiediamoci se queste mistificazioni siano solo il divertissement di intemperanti buontemponi, oppure un esperimento sociale per verificare quanto vengano credute dalle masse le dabbenaggini diffuse sul web.
L’ipotesi di questo tipo vengono studiate attentamente da coloro che con Internet ci lavorano.
Pubblicitari, analisti di marketing, politici e opinionisti di dubbia onestà, potranno trarre un grande vantaggio dalla manipolazione dei dati, pro domo sua.
Già ora stanno girando sul web alcuni file audio con la “voce” di Pavarotti che interpreta note romanze popolari trasformate in canzoni dai contenuti volgari. Forse si tratta solo di un gioco divertente… forse.
Ma se immaginassimo un uso meno goliardico dello strumento? Forse per produrre un video creato e diffuso da pirati informatici in cui un noto personaggio politico si esprime pronunciando in campagna elettorale discorsi imbarazzanti e distopici, in maniera maggiore di quanto già succeda? Oppure se fosse diffuso il filmato di un capo religioso che istigasse i propri fedeli ad una rivolta o alla guerra… potremmo veramente iniziare a preoccuparci seriamente.
Thomas L. Friedman, opinionista di punta del “New York Times, pronunciò le seguenti parole, unendosi al coro delle migliaia di esperti che recentemente hanno firmato una lettera per chiedere una moratoria sui software come Chat GPT, il modello di intelligenza artificiale che può interagire con gli umani:
“Stiamo per essere investiti da un tornado. Siamo entrati in un momento prometèico, uno di quei momenti della storia in cui compaiono nuovi strumenti, modi di pensare o fonti di energia che rappresentano un tale passo avanti rispetto a ciò che esisteva prima, che non si può cambiare solo una cosa, ma si deve cambiare tutto. Ovvero, come si crea, come si compete, come si collabora, come si lavora, come si impara, come si governa e, sì, come si inganna il prossimo, si commettono crimini e si combattono guerre”.
Non mancano le preoccupazioni nemmeno in campo militare: un uso non regolamentato dell’intelligenza artificiale negli armamenti potrebbe condurre a una perdita di controllo su armi distruttive.
David Autor professore ed economista del Mit di Boston ha così commentato durante un’intervista al quotidiano britannico The Guardian:
“Sono preoccupato per il cambio di composizione nei posti di lavoro. C’è il rischio che l’intelligenza artificiale elimini alcuni lavori o ne dequalifichi altri della classe media, generando lavori meno remunerativi. Il pericolo insomma è: l’intelligenza artificiale ridurrà il valore di molte competenze e renderà il lavoro più mercificato?”
Inoltre Mark Muro, Senior Fellow della no-profit Brookings, afferma:“il rischio è che i lavoratori altamente qualificati siano vulnerabili all’IA tanto quanto le loro controparti meno qualificate”. Il compianto William Spriggs, professore alla Howard University e capo economista alla American Federation of Labor and Congress of Industrial Organizations, aveva così affermato: “Se rendi i lavoratori più produttivi, i lavoratori dovrebbero guadagnare di più. Le aziende invece non vogliono avere una vera discussione sulla condivisione dei vantaggi di queste tecnologie”.
La conclusione sarà proprio questa. L’IA verrà usata principalmente per aumentare la produttività e i ricavi delle imprese. Aumentano i ricavi, calano i costi in proporzione e salgono i profitti.
Risulta molto difficile credere che uno strumento come l’IA possa migliorare la qualità della vita di coloro che non gestiscono direttamente il business, lo confermerebbe uno studio della no-profit statunitense National Bureau of Economic Research che così dichiara: “non dobbiamo aspettarci aumenti salariali commisurati alla crescita della produttività”. Secondo altre, non meno documentate fonti, le maggiori entrate andranno agli azionisti e non agli stipendi dei magazzinieri.
Il futuro è incerto e sicuramente molto più fluido di un tempo.
Riuscire a prevederlo è molto difficile e rischioso, viste l’immenso numero di variabili in gioco. I timori legati ai rischi reali di un uso improprio, se non addirittura criminale, di nuovi applicativi dei programmi informatici, in grado di mistificare la realtà a vantaggio di alcuni e a svantaggio di tutti gli altri sono assolutamente giustificati.
Valutare se il piatto della bilancia dei rischi sia più o meno pesante di quello delle opportunità è, ad oggi, praticamente impossibile.
Quello che sconcerta di più è che non sia ancora attivo un apparato di controllo giuridico e tecnico per prevenire o risolvere future e prevedibili intemperanze.
Civico20News
Giancarlo Guerreri
Editorialista
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Nonostante Esperti e Opinionisti qui citati siano di parere contrario, sono moderatamente ottimista circa il futuro rapporto tra uomo e IA. Non dimentichiamoci di Malthus, secoli fa . Timori – in buona parte infondati – per i rischi della prima industrializzazione in GB.
Caro Giancarlo, il tuo ottimo articolo sull’IA è le sue opportunità ha, come sempre, messo dei bei puntini “sulle i”, come si usa dire‼️ Non ti sei smentito neanche questa volta. Preciso e puntuale come sempre nell’evidenziare le molte “pericolosità” di quest’ultima.
La maggior parte delle persone ne parla in modo “benevolo”, certa della sua utilità in campo medico e dell’industria ma, chissà come mai, non accennando mai ai rischi che in realtà essa comporta. Bella analisi la tua che cerca quantomeno di far riflettere. Grazie per il tuo impegno 👍🏻