
L’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa e l’emissione di un francobollo, sconvolgono l’esistenza degli irriducibili tribuni di una sinistra allo sbando.
Il 29 settembre si è celebrato l’ottantottesimo compleanno di Silvio Berlusconi. Genetliaco sottolineato da trasmissioni televisive, dal ricordo dei leader del centro destra e da numerosi cittadini.
Ai primi di luglio, l’aeroporto di Milano Malpensa è stato ufficialmente intitolato all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “da ora in poi quindi si chiamerà Aeroporto internazionale Milano Malpensa – Silvio Berlusconi”, così il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha comunicato che l’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) ha approvato formalmente l’ordinanza per la modifica della denominazione, che ha avuto effetto immediato.
Sono seguite le proteste da parte di quella sinistra becera e insulsa che non è neppur riuscita a formare il c.d “campo largo”, ma non perde occasione per continuare a riversar insulti e bile su uno degli statisti più influenti del nostro Paese.
Il Comune di Milano, dopo le numerose e rumorose esternazioni verbali del sindaco Sala, ha deciso di fare ricorso al Tar contro l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa e la canea continua.
Poste Italiane ha emesso, in concomitanza con il giorno del compleanno del fondatore di Forza Italia, il francobollo commemorativo per Silvio Berlusconi, ricordando anche la scomparsa avvenuta il 12 giugno 2023.
Oltre al francobollo, ha predisposto una cartella filatelica dedicata all’«imprenditore, uomo di Stato, quattro volte presidente del Consiglio».
Arriva l’approvazione dei politici. Uno dei primi è Matteo Salvini: «A sinistra si ostinano vergognosamente a infangare e attaccare la tua memoria, noi ti ricordiamo come la maggioranza degli italiani che ti ha voluto bene. Buon compleanno Silvio, sempre con noi», scrive sui social il leader della Lega insieme a un video con foto e immagini insieme allo scomparso leader azzurro.
Rispettiamo le opinioni di tutti, ma mentre da anni stiamo cercando invano di comprendere e ricordare quali siano state le significative iniziative ed opere create in Italia da questa sinistra a favore del ”Bene Comune”, nei numerosi anni di detenzione del Potere, vogliamo sottoporre all’attenzione dei nostri lettori una pagina significativa della storia italiana che precede l’impegno e la discesa in campo di Silvio Berlusconi, tornando indietro di oltre trent’anni, all’inizio degli anni ‘90.
In Italia con la DC e i Socialisti al governo, giravano mazzette, anche a livello di politica locale, ma la situazione economica non era negativa ed il Paese era la quarta potenza economica al mondo. Soprattutto sotto la guida di Bettino Craxi, l’Italia stava affermando la sua presenza nel mondo ed in modo particolare con le buone relazioni stabilite con i Paesi del Mediterraneo che ci garantivano l’indipendenza energetica a basso costo.
Partendo da corruttele milanesi, in breve tempo divamparono le inchieste giudiziarie a livello nazionale, portate avanti da un pool di magistrati sotto la guida di Francesco Saverio Borrelli e la presenza attivissima del PM – carceriere Antonio di Pietro.
In pochi mesi i partiti del pentapartito (la Democrazia Cristiana, il Partito socialista italiano, il Partito socialdemocratico italiano, il partito Liberale ed il Partito Repubblicano) che governavano l’Italia, furono decimati ed loro vertici finiti in galera o pesantemente inquisiti. L’unico partito uscito indenne fu il partito Comunista, nonostante i finanziamenti che da decenni piovevano sui conti del PCI da Mosca, dai Paesi satelliti, dalle principali industrie italiane che intendevano esportare merci nel blocco comunista, senza dimenticare le cooperative governate dai sindacati e dal PCI.
Quando, nel 1993, Berlusconi decise di “scendere in campo” eravamo nel pieno dell’inchiesta/manovra di Mani Pulite che aveva travolto i partiti di governo, ma non il Partito comunista italiano.
Ormai si era determinata la sfiducia totale nella classe politica. La Democrazia Cristiana retta da Mino Martinazzoli, un cattocomunista debole e non certo all’altezza della situazione, non sarebbe stata in grado di fronteggiare l’ondata ordita dal PCI di Achille Occhetto, pronto a schierare la propria macchina da guerra elettorale.
Silvio Berlusconi, insignito dell’onorificenza di Cavalier del Lavoro, già imprenditore di successo, che aveva creato migliaia e migliaia di posti di lavoro con le sue attività e le televisioni, cercò più volte di fare capire a Martinazzoli la gravità della situazione, invitandolo a reagire, costituendo un fronte anticomunista, ma si trovò di fronte a un pugile suonato.
L’inchiesta del pool di Milano era condotta a senso unico e obbediva ad un disegno politico ordito da lontano. In quella situazione, con le barriere anti-sinistra divelte e con il Partito comunista di Occhetto destinato al trionfo, Berlusconi, rotti gli indugi, scese in campo con un celebre discorso che nei giorni scorsi abbiamo tutti potuto riascoltare.
Silvio Berlusconi portò aria nuova nell’arengo politico, mettendo al servizio del Paese il suo ruolo di comunicatore e l’abilità del manager. Nel 1994 si presentò alle elezioni e vinse; ha così riempito un vuoto e svolto un ruolo storico. Gli va anche riconosciuto il merito di aver sdoganato la Lega di Bossi e il MSI di Fini, che poi divenne Alleanza Nazionale, anche se in seguito dovette pagare cara questa alleanza, sia col “ribaltone” di Bossi sia con i continui ricatti di Follini (Udc) e Fini che indebolirono i governi da lui presieduti.
Ma cos’è successo dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi?
Berlusconi ha diviso la storia d’Italia, tra un ante ed un post. Ha trovato un paese chiuso nella morsa di un potentato politico ed istituzionale autoreferenziale, in cui si celebravano come successi o sconfitte dei flussi elettorali del + 0 – 0,4% tra partiti vecchi, lontani dalla realtà, ancorati ad una società di cui non avvertivano la naturale trasformazione.
Lui per primo, inatteso e contro tutti, ha saputo offrire agli italiani la possibilità di scegliere, di non dare nulla per scontato, di sovvertire i pronostici, di schierarsi apertamente.
Ha smontato lo storico consociativismo che legava cattolici e comunisti in una triste gara a chi si collocasse più a sinistra. Ha liberato, anche nell’uso lessicale comune, il termine “destra”, che la gran parte degli stessi italiani anticomunisti rifiutava di adottare per timore di incorrere negli strali del sistema. Ha superato e fatto superare l’ignobile complesso dell’opprimente presenza del sindacalismo e della sinistra ufficiale, oltre la falsità della narrazione sessantottina.
Per la prima volta, con lui, gli italiani hanno scoperto che chi ha successo va studiato ed emulato, piuttosto che invidiato e demonizzato. Ha rivelato l’importanza delle libertà della persona, il diritto all’ambizione, il valore dell’individuo come massima espressione delle capacità e del merito del singolo, anziché accodarsi al carrozzone collettivista, che mira a livellare ciascuno al meno dotato o – peggio – al fannullone per poter mantenere agli stessi pochi boiardi, un potere incontrastato su tutti.
Ha riabilitato un’Italia cenerentola nei consessi internazionali, abituata a ricevere le veline delle altrui riunioni per apprendere come si sarebbe dovuta comportare, ed ha assunto con un piglio tutto suo – fatto di empatia e carisma – un ruolo protagonista, divenendo in breve una voce cercata ed ascoltata da personaggi come Merkel, Bush e Putin; mica Pecoraro Scanio, Franceschini e Rosy Bindi!
Ascoltando i latrati e le frasi senza senso di chi, in queste ore sta ancora sfogando le proprie frustrazioni, non osiamo immaginare cosa sarebbe successo in Italia se costoro avessero egemonizzato il potere trent’anni fa.
Il miglior servizio che Berlusconi ha garantito al Paese, è stato innanzitutto la difesa della nostra libertà.
A causa dell’impronta che stava dando alla politica ed al Paese, seguirono le pagine intrise di accanimenti giudiziari, ma visti prima di lui, e di vicende poco edificanti non solo da parte dei giornaloni, ma anche con il concorso delle massime istituzioni.
La lunga stagione Berlusconiana, dovrà ancora passare al vaglio degli storici, perché emerga finalmente la verità.
Così, nel 2011, sortisce l’effetto deleterio dell’intesa tra la Francia di Sarkozy, la Germania della Merkel e la BCE, per far cadere l’ultimo Governo legittima espressione della volontà degli italiani, quello di Silvio Berlusconi, sul quale le grandi consorterie di stampo globalista non riuscivano ad esercitare il necessario controllo, fino a far scattare il blitz, che benedicente il Quirinale, portò alla ribalta Mario Monti.
Berlusconi è stato l’unico uomo politico che ha raccontato la verità sul terrorismo finanziario che i giornali avevano scatenato a partire dal 2011. Sempre Silvio Berlusconi, spiegò in televisione e in conferenza stampa che nessuno spread al mondo sarebbe stato un problema per un Paese della nostra dimensione economica.
Nel corso dei governi da Lui presieduti, l’Italia riceveva con tutti gli onori il leader di un paese africano capace di garantire al nostro paese l’indipendenza energetica, Muammar Gheddafi, il quale venne anche invitato a spiegare che la Libia, sotto al suo governo, funzionava bene ed aveva anche un grado evoluto di rappresentanza democratica. Però quel leader, Muammar Gheddafi, anche per evitare questi accordi con l’Italia venne massacrato qualche anno dopo da una joint venture di guerrafondai, ormai ben nota. Le conseguenze per l’Italia sono ancora drammaticamente presenti, come l’invasione migratoria e l’alto costo dell’energia.
Berlusconi era un uomo di potere avulso dalle lobby planetarie che forgiano ed esprimono il pensiero unico. Fu capace di rivendicare una sua autonomia di pensiero. Era un uomo abbastanza potente da potersi esprimere senza temere ritorsioni, con una memoria storica ancora forte e chiara sul ruolo dell’Italia come protagonista della scena internazionale e non come comparsa all’interno di una sceneggiatura scritta da altri.
Berlusconi è stato l’ultimo esponente di una generazione di politici della vecchia guardia, a cui poco importava del politically correct e dai quali ogni tanto arrivavano verità profonde che mettevano in forte imbarazzo gli evirati cantori del nuovo ordine mondiale.
Il suo ricordo rimarrà vivo e a lungo, nonostante gli insulti e le calunnie vomitate da malpancisti senza futuro e credibilità.
Civico20News
Francesco Rossa
Editorialista
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