Lo scontro epico tra la Luce e le tenebre
In questo momento così difficile e complesso per l’umanità dell’intero globo, dove nuove guerre si succedono senza posa, declinando massacri e genocidi divulgati dai Media in modo sempre arbitrario e conveniente solo alla diffusione di un pensiero dominante che celebra se stesso, diventa molto difficile per tutti allontanare dalla mente le immagini di natura infernale celebrate dai mezzi di comunicazione.
La confusione generale è totale e assoluta.
Nell’Antico Testamento Lucifero (in ebraico helel, in latino lucifer) è il nome classicamente assegnato a Satana dalla tradizione giudaico-cristiana in forza dell’interpretazione prima rabbinica e poi patristica di un passo di Isaia.
In questo passo del Libro di Isaia (14. 12) leggiamo: “Tu, portatore di luce, figlio dell’aurora, perché sei caduto dal cielo?” Il “portatore di luce” diventò Lucifero.
Dal momento che i termini “Inferno”, “infernale”, “diabolico…” sembrano aver condizionato il nostro immaginario e la nostra visione del momento presente, ho pensato di raccogliere quei riferimenti che possono suggerire riflessioni o considerazioni su questo oscuro argomento.
Gli scritti, i dipinti e le credenze medievali sembrano essere abitate da quegli stessi demoni infernali che adornano le cattedrali gotiche, inducendo nei credenti terrore reverenziale e sbigottimento.
Il male, il dolore, il terrore, la sporcizia e l’idea del macabro sono gli ingredienti più comuni di quelle descrizioni dei luoghi diabolici che hanno messo a dura prova l’immaginazione di pittori e poeti, ispirati, a loro volta, dalle visioni di quei mistici che, con dolore e sommo coraggio, le hanno raccontate.
I viaggi nelle dimensioni infernali sono piuttosto frequenti: ricorderemo quello di Enea che cerca l’ombra del padre Anchise, o il viaggio di Dante attraverso i gironi abitati dai démoni, ricorderemo anche il viaggio di Maometto, descritto ne “Il Libro della Scala” che fu per Dante fonte sicura di ispirazione.
Le descrizioni narrate nelle Opere immortali potrebbero essere considerate pure espressioni di fantasia che la Letteratura ha voluto donarci per eternizzare i loro Autori, oppure descrizioni immaginifiche di ambienti non materiali, ispirate o indotte da esperienze paranormali.
Andremo anche ad indagare le sperimentazioni psichiche o metapsichiche, innescate dall’uso di sostanze psicoattive.
A questo ultimo punto potrebbero anche essere riferite le visioni mistiche, ottenute con l’ascesi, il digiuno o la meditazione.
Nel corso della storia della Chiesa sono molte le testimonianze di santi e mistici che hanno affermato di aver avuto vivide esperienze metafisiche delle dimensioni infernali.
Santa Teresa d’Avila era una suora e teologa carmelitana vissuta nel XVI sec.
Nel suo libro, “Il castello interiore”, descrive nei minimi dettagli e con grande precisione una visione dell’inferno che farebbe rabbrividire chiunque.
Eccone alcuni passi:
“L’entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in un spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire” […].
“Quello che sto per dire, però, mi pare che non si possa neanche tentare di descriverlo né si possa intendere: sentivo nell’anima un fuoco di tale violenza che io non so come poterlo riferire; il corpo era tormentato da così intollerabili dolori che, pur avendone sofferti in questa vita di assai gravi […], tutto è nulla in paragone di quello che ho sofferto lì allora, tanto più al pensiero che sarebbero stati tormenti senza fine e senza tregua” […].
“Stavo in un luogo pestilenziale, senza alcuna speranza di conforto, senza la possibilità di sedermi e stendere le membra, chiusa com’ero in quella specie di buco nel muro. Le stesse pareti, orribili a vedersi, mi gravavano addosso dandomi un senso di soffocamento. Non c’era luce, ma tenebre fittissime” […].
“In seguito, però, ho avuto una visione di cose spaventose, tra cui il castigo di alcuni vizi. Al vederli, mi sembravano ben più terribili […]. Sentir parlare dell’inferno è niente, com’è niente il fatto che abbia alcune volte meditato sui diversi tormenti che procura (anche se poche volte, perché la via del timore non è fatta per la mia anima) e con cui i demoni torturano i dannati e su altri ancora che ho letto nei libri; non è niente, ripeto, di fronte a questa pena, che è ben altra cosa. C’è la stessa differenza che passa tra un ritratto e la realtà; bruciarsi al nostro fuoco è ben poca cosa in confronto al tormento del fuoco infernale. Rimasi spaventata e lo sono tuttora mentre scrivo benché siano passati quasi sei anni tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso, dove sono” […].
Questa visione mi procurò anche una grandissima pena al pensiero delle molte anime che si dannano (specialmente quelle dei luterani che per il battesimo erano già membri della Chiesa) e un vivo impulso di riuscire loro utile, essendo, credo, fuori dubbio che, per liberarne una sola da quei tremendi tormenti, sarei disposta ad affrontare mille morti assai di buon grado” […].
Santa Maria Faustina Kowalska, è stata una suora polacca, una mistica che affermava di aver avuto una serie di visioni di santi, di angeli e di Gesù.
Le visioni furono registrate nel suo Diario. In un brano della fine di ottobre del 1936, ella descrive una visione dell’inferno:
“Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’Inferno. È un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.
“Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia”.
“Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è. Ora non posso parlare di questo. Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro. Gesù mio, preferirei agonizzare fino al termine del mondo, fra le peggiori sofferenze, piuttosto che offenderti con il minimo peccato” (Diario di Santa Faustina, 741).
Prima di proseguire dovremo accettare l’idea che possano esistere, e forse coesistere, due tipologie differenti di interpretazioni:
Ricondurre tutto a spiegazioni mistiche o esoteriche, piuttosto che a espressioni patologiche di natura psichiatrica, comporta in entrambi i casi gli analoghi rischi di pericolosissime conclusioni.
Analizzando a grandi linee le descrizioni delle visioni dei mistici ci accorgiamo che vengono descritti paesaggi infernali accomunati da descrizioni di dolore, buio, freddo, fuoco, sporcizia e paura.
Secondo le classiche ipotesi metafisiche esistono “Piani di esistenza cumsustanziali” che prevedono la contemporanea esistenza di “mondi” appartenenti ad altre Dimensioni.
Si tratta secondo studiosi come la teosofa Helena Petrovna Blavatsky, che nei propri testi ha decritto minuziosamente questi ambienti e i loro rapporti, di una Visione nuova dell’Universo, nella quale scompare la classica suddivisione manichea tra Esoterismo ed Essoterismo:
“Il materialismo è l’ostacolo più grande che gli uomini di scienza incontrano quando si tratta di credere nel divino e negli spiriti della natura.” Helena Petrovna Blavatsky.
Gli ostacoli intellettuali che ci impediscono di immaginare o accettare una visione non materialista dell’Universo sembrano essere il vero problema. La necessità di ricondurre ogni cosa agli effetti di cause precedenti alimenta il paradossale concetto di Determinismo, che nega la possibile esistenza di una Coscienza e di un Libero Arbitrio.
Il Determinismo è intimamente legato alla visione materialistica, dove anche l’evoluzione biologica è unicamente frutto di cause impersonali che determinano effetti immodificabili.
Queste visioni “materialistiche” stanno lentamente sgretolandosi a causa di un confronto cruento con le più recenti “intuizioni” della Fisica quantistica.
Autori come Federico Faggin e molti altri, stanno lavorando alacremente per proporre una nuova visione che tratti Coscienza e Libero Arbitrio come entità non deterministiche, addirittura svincolate dai contesti classici e materialistici.
Come scrive Graham Hancock in “Sciamani”, fino a 50.000 anni fa l’uomo non conosceva arte o religione, né possedeva alcun tipo di pensiero simbolico.
Quasi improvvisamente l’uomo prende una nuova consapevolezza ed inizia a rappresentare una visione legata al pensiero magico.
Attraverso un lungo viaggio attraverso il tempo, alla ricerca di testimonianze soprattutto grafiche raccolte nelle caverne preistoriche dell’Europa, del Sudafrica, e dell’Amazzonia, Hancock, assistito da grandi sciamani, sperimenta l’ayahuasca, una pianta allucinogena che provoca visioni di esseri soprannaturali. Il fatto più sconcertante è che tali rappresentazioni sono straordinariamente simili a quelle raffigurate nelle pitture rupestri.
Questo è sostanzialmente il Fenomeno.
Sulle spiegazioni si possono versare letteralmente fiumi d’inchiostro.
Ad uno studioso serio come Hancock non è sfuggita la curiosa analogia tra le visioni indotte dagli allucinogeni e le rappresentazioni delle pitture rupestri, l’Autore propone alcune straordinarie ipotesi: è possibile che le allucinazioni provochino la percezione di una dimensione parallela? Gli esseri soprannaturali che vengono così rievocati, sono forse gli “antichi maestri” dell’umanità? Si tratta di creature aliene? È possibile che l’evoluzione dell’uomo sia qualcosa di diverso dal mero processo darwiniano, e abbia invece un fine, un senso profondo, che a malapena riusciamo a intuire?
Molto curioso è anche il fatto che le immagini degli esseri soprannaturali descritte dagli Sciamani, siano a volte simili alle rappresentazioni dei demoni presenti nell’iconografia cristiana.
Il rifiuto aprioristico di queste ipotesi, da qualcuno definite addirittura “eretiche”, definisce il grado di limitatezza della maggioranza degli studiosi. Negare senza approfondire non è un atteggiamento serio e costruttivo. Come non esistono eccezioni che confermano le regole, ma regole da revisionare affinché possano spiegare le eccezioni, così non esistono “fenomeni misteriosi”, ma fenomeni che per essere spiegati necessitano di nuovi paradigmi interpretativi e di Visioni più allargate del mondo.
Molti studiosi sono certi che ci troviamo sul margine di un cambiamento epocale di paradigma, dove la vecchia visione materialistica, messa in crisi proprio dalle nuove scoperte della Fisica Quantistica, stia lentamente cedendo il passo verso una nuova concezione di spiritualità, completamente, o quasi, separata dalle religioni dogmatiche.
Il processo di cambiamento potrebbe comportare una nuova Religione unica, basata esclusivamente sull’empatia e sull’Amore.
Le sovrastrutture teologiche non fanno che acuire le differenze, creando inutili competizioni che snaturano il fine ultimo di ogni religione, che è quello della Reintegrazione nell’Unità divina.
Le differenze dividono, gli inutili dogmi e gli intellettualismi creati artificialmente, separano gli uomini etichettandoli in categorie aprioristiche, determinate dal luogo geografico e dal momento storico della loro nascita.
Nascere in un qualsiasi luogo del Pianeta significa essere inseriti, a forza, in un sistema religioso che appartiene alla società presente in quell’area geografica.
Abbiamo accennato al “fenomeno” delle visioni mistiche, piuttosto che a quello delle allucinazioni indotte da sostanze psicoattive. Coloro che hanno vissuto sulla propria pelle queste esperienze le descrivono come reali, generando nelle masse incredulità e derisione.
Decidere chi abbia ragione può essere un dubbio amletico, ma dobbiamo anche ricordarci che l’autenticità e la genuinità di tali esperienze può essere valutata dagli specialisti.
Mi riferisco, ovviamente, agli Psichiatri o Psicoanalisti che possiedono gli strumenti per valutare oggettivamente i fenomeni sopradescritti.
L’ipnosi può essere una ulteriore arma di indagine del “sottile” oltre che uno strumento per valutare la numerosa fenomenologia.
Se ammettessimo la pluridimensionalità dei Piani di esistenza forse potremmo trovare interessanti spiegazioni.
Come scrive Rudolf Steiner nella prefazione del suo testo “Teosofia”:
“In questo libro verrà data una descrizione di alcune parti del mondo supersensibile. Colui che vuol dar valore soltanto al mondo fisico, giudicherà tale descrizione un parto vano della fantasia: ma chi desidera cercare le vie che conducono fuori del mondo dei sensi, comprenderà tosto, che è soltanto per mezzo della conoscenza di un altro mondo, che la vita umana acquista valore e importanza.”
Mi scuseranno i Lettori se ho parlato di “visioni infernali” proprio alla Vigilia di Natale… ma forse descrivere le Ombre può servire a ravvivare la Vera Luce.
Giancarlo Guerreri – Editorialista
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