Di Alessandro Mella
Lasciandosi alle spalle la sempre graziosa Mondovì e proseguendo lungo la strada provinciale ci si avvia rapidamente verso Vicoforte. Già da buona distanza si può scorgere la cupola della basilica il che fa sorridere pensando agli sventurati che, forse presi da crisi compulsiva da dover commentare, si vociferò, ebbero a definire questo complesso “piccola chiesa di campagna”. Episodio sulla cui veridicità, occorre aggiungere, non vi sono certezze.
In ogni caso la grandezza della struttura colpisce e lascia interdetti, nel senso più nobile dell’espressione, e così la grazia del contesto.
Vuole la leggenda che il santuario fosse sorto dove un pilone dedicato alla Madonna sorgeva in un tempo lontano. Un cacciatore, colpendone il dipinto, colto da angoscia e senso di colpa, fece un voto per innalzarne uno di miglior pregio. Dicono alcuni che l’immagine della vergine, ferita dai pallettoni d’archibugio, avesse preso a piangere. Da qui l’inizio di una lunga devozione popolare che portò, infine, all’innalzamento del santuario:
Vicoforte, il pilone del miracolo. Ogni anno mezzo milione di pellegrini fa visita al maestoso santuario, uno fra i maggiori centri del culto mariano. Vicoforte, il pilone del miracolo. Per una fucilata da quell’affresco uscì sangue. Gianni De Matteis VICOFORTE MONDOVI’. La basilica «Regina Monte Regalis» è il santuario al secondo posto in regione, dopo Oropa, per numero di pellegrinaggi che arrivano da Piemonte e Liguria ma anche da Francia, Svizzera, Germania. Secondo statistiche ufficiose quest’anno sono attesi oltre mezzo milione di visitatori, più o meno il numero dello scorso anno. La basilica è nota fra quanti amano l’arte sacra per offrire la cupola ellittica più grande del mondo (asse maggiore m. 37,15, altezza 75 metri, perimetro interno alla base m. 250), opera splendida del monregalese Francesco Gallo. «Il vasto campo pittorico (6032 metri quadrati) – si legge nella guida ai santuari della Granda di Aldo Ponsò, edizione Corali di Boves – è opera di Mattia Bortoloni di Rovigo, del bolognese Giuseppe Galli Bibbiena e del milanese Felice Biella».
Secondo la tradizione l’antico affresco della Vergine appartiene ad un pilone eretto sul finire del 1400 che sarebbe stato colpito inavvertitamente nel 1592 dall’archibugio di un cacciatore. Dalla scalfittura, tuttora visibile, sarebbe sgorgato sangue vivo. Racconta ancora Aldo Ponsò: «Al fatto strepitoso accorse molta gente, dall’intero Piemonte e da varie regioni d’Europa. Si prese cura del pilone don Cesare Trombetta che vi fece erigere la prima cappella. In seguito, per interessamento del Duca Carlo Emanuele I e della diocesi di Mondovì, nel 1596 venne iniziata l’attuale costruzione sotto la direzione di Ascanio Vitozzi di Orvieto. Dopo anni di interruzione il santuario venne completato da Francesco Gallo nel 1733. Il tempietto centrale è del 1750. La facciata principale e quella di ponente risalgono al 1890». Il santuario di Vicoforte Mondovì è monumento nazionale dal 1880 e per la sua maestosità architettonica è basilica dal 1935. (1)
A volerne l’edificazione fu soprattutto il duca Carlo Emanuele I di Savoia, il quale sognava di farne un tempio per la propria casa e dinastia:
A 3 chilometri circa da Mondovì sorge alle falde dei colli il famosissimo santuario della Madonna di Vico meravigliosa opera architettonica, incominciata sotto gli auspici del duca Carlo Emanuele I nel luglio del 1596, e terminata per gli studi dell’ingegnere Francesco Gallo dal 1730 al 1749, con la spesa totale, dicesi, di 9 milioni di lire, su disegno di Ascanio Vittozzi. (2)
Non a caso, molto tempo, nel 1891, fu inaugurato un monumento al duca al cui scoprimento presenziò re Umberto I suo discendente:
Il 23 corr. mese a Mondovì, con intervento ed alla presenza del re si inaugurerà un monumento alla memoria di Carlo Emanuele I duca di Savoia deceduto in Savigliano nel 1630 e tumulato nel santuario di Vicoforte presso Mondovì. In tale occasione il re passerà in rivista 8000 alpini che presenzieranno all’inaugurazione di quel monumento. (3)
Tale opera oggi sorge nel piazzale ed il duca pare osservare con soddisfazione il santuario che volle. Intorno alla piazza corre un porticato meraviglioso e dal gusto antico. Ricco di negozi, botteghe e locali per ogni necessità. Il piazzale ha davvero una sua grazia che procura un senso di quiete assai raro.
Tale virtù sembra quasi spezzarsi alzando lo sguardo verso la grandezza della basilica e della sua cupola. Di rara forma ellittica, la più grande di questo tipo al mondo. Già abbastanza per rendere questa perla di storia, arte e cultura una vera rarità di cui il Piemonte e l’Italia hanno la fortuna d’essere custodi.
Le facciate, alte e maestose, trasmettono un senso di grandezza spirituale, umana ed anche politica. Ma malgrado le dimensioni il complesso non soffoca mai, non mette a disagio. Anzi esso conserva, sempre, una sua delicata e sobria armonia:
Questo magnifico santuario, a cui traggono tanti pellegrini, è di forma ellittica e ha tre facciate di pietra viva, nella principale delle quali schiudonsi tre porte fiancheggiate da alte colonne sorreggenti un architrave formato di un monolito di peso straordinario. Vaghe finestre sovrastano alle altre due facciate laterali ed un cornicione di pietra corona l’intiero edifizio. Un intercolonnio di pilastri, terminati in forma attica bizzarra, orna e spali l’amplissima cupola, su cui si aderge un ammirevole cupolino ornato di colonne corinzie, con in vetta un’altissima croce su globo dorato. (4)
Varcato l’ingresso ci si trova in una sorta di anticamera, già di per se grandiosa pur nella sua semplicità, e da qui s’accede all’interno. Con l’altare di rara bellezza nel centro dello stabile ed in alto, capace di rapire sguardo e pensieri, gli affreschi della cupola:
Si entra nell’interno per un atrio vagamente dipinto e chiuso da un cancello di ferro di lavorio maestrevole. Troppo ci dilungheremmo se tutti togliessimo qui a descrivere i membri architettonici, gli ornati, i dipinti dell’interno del santuario; basti il dire che due altari di marmo contengono in mezzo l’antico miracoloso pilone, su cui vedesi effigiata la Madonna, coperto di bronzo e fregiato di festoni e di argentei fogliami, con in cima lo stemma della città di Mondovì, sorretto da due angeli d’argento, con un’iscrizione. Finissimo velo copre l’immagine della Vergine in atto di stringersi al seno il Bambino; l’uno e l’altra sono ingioiellati e portano una corona tempestata di diamanti. Serve di trono alla Vergine una grande corona dorata sostenuta da quattro angeli in marmo poggianti su quattro colonne ornate di altrettante vaghe lesene, e in mezzo ad esse ammiransi due belle statue di bianco e finissimo marmo, la Fede e la Carità, scolpite dal Solaro, carrarese. (5)
Tutto è bellezza, colore, forza della fede e dell’arte, in un insieme che procura stupore ed ammirazione. Su di un lato, poi, sulla sinistra rispetto all’ingresso, ecco il mausoleo di Carlo Emanuele I opera dei fratelli Collini.
E poco distante le due are marmoree che indicano le sepolture dei sovrani d’Italia Vittorio Emanuele III ed Elena. Ivi traslati nel 2017 su iniziativa di SAR la Principessa Maria Gabriella di Savoia coadiuvata dal prof. Aldo A. Mola e con la disponibilità del presidente Sergio Mattarella. Già nel 1990 quest’ipotesi era stata ventilata ma solo nel 2013 essa tornò a prendere concretezza fino ad arrivare al dicembre 2017. (6)
Un evento che concorse a far conoscere il santuario, ancora di più, in tutta Europa e nel mondo. Un luogo di riposo in un angolo della “provincia granda” cara al cuore del defunto Vittorio Emanuele.
Oggi il complesso è ancora meta di turisti, fedeli e persone desiderose di scoprire questo scrigno di bellezza. Una gemma incastonata nel monregalese, preziosa ed elegante. Luogo di pensiero, riposo e riflessione. Da scoprire, esplorare ed amare.
Alessandro Mella
NOTE
1) La Stampa, 223, anno CXXXIII, 17 agosto 1999, p. 93.
2) La Patria – Geografia dell’Italia, Provincia di Cuneo, G. Strafforello, Unione Tipografica Editrice, 1891, pp. 96/97.
3) L’Arco, 34, Anno II, 15-16 agosto 1891, p. 1.
4) La Patria – Geografia dell’Italia, Provincia di Cuneo, G. Strafforello, Unione Tipografica Editrice, 1891, pp. 96/97.
5) Ibid.
6) Gli ex reali nella basilica di Vicoforte? MONDOVÌ’. Gli ex reali di Casa Savoia Vittorio Emanuele III, la regina Elena e Umberto II saranno seppelliti nella basilica di Vicoforte? L’idea per superare la disputa tra Pantheon e Superga è del parlamentare monregalese Raffaele Costa. Ora si attende il consenso dell’autorità religiosa. Il santuario, rileva Costa, è a poca distanza dal maniero reale di Vittorio Emanuele II a Casotto; a Racconigi c’è il castello dove nacque Umberto II e la basilica di Vicoforte ospita già i resti di un sovrano sabaudo. Vi è infatti sepolto Carlo Emanuele I di Savoia, che morì a Savigliano nel 1630 e la cui salma venne traslata a Vicoforte nel 1677. Nel santuario, rileva il parlamentare, c’è anche il mausoleo della figlia di Carlo Emanuele I, la principessa Margherita di Savoia. Conclude Costa: «Non sarebbe un fatto nuovo, ma un evento che affonda le radici nei secoli». (La Stampa, 191, Anno CXXIV, 18 agosto 1990, p. 58).
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