Di Alessandro Mella
All’indomani della Grande Guerra e sull’onda emotiva seguita alla tumulazione del Milite Ignoto al Vittoriano la maggior parte dei comuni italiani volle rendere omaggio ai propri caduti nel conflitto drammatico appena terminato.
Presero, così, a sorgere una gran quantità di cippi e statue di ogni genere e spesso secondo il gusto degli artisti scelti dalle varie amministrazioni di volta in volta sulla base di bandi e concorsi.
Anche Bellinzago Novarese si prodigò per creare un’opera che onorasse, come si conveniva, i suoi novantatré eroi sacrificatisi al fronte.
Fu scelto il bozzetto proposto da Egidio Casarotti e grazie all’opera di un comitato presieduto da Serafino Salsa fu possibile raccogliere la somma necessaria alla realizzazione del complesso:
Il Monumento è composto da un plinto di granito di Alzo, da un basamento pure di granito, da una statua di bronzo alta metri 2,20 raffigurante un soldato nell’atto di offrire il petto alla Patria. L’altezza, complessiva dell’opera è di metri 6 e cm. 40 circa. Costò lire 30.000.
Il Monumento ai caduti venne collocato all’inizio del viale Liberio Miglio. A seguito dell’acquisto di un’area tra le due strade di Cameri e di Novara, il Comune deliberò il 15 settembre 1933 di trasportare il Monumento ai caduti dal viale Liberio Miglio nei nuovi giardini pubblici in località San Grato.
Il presidente della locale Associazione combattenti si assunse l’incarico di una sottoscrizione tra tutti i soci di essa “quale dimostrazione del pieno consenso” al trasporto. (1)
La cerimonia d’inaugurazione si tenne nella primavera del 1923 con gran presenza di popolazione ed autorità civili e militari:
A Bellinzago (Novara) è stato solennemente inaugurato il monumento ai caduti in guerra. Autorità e rappresentanze con vessillo presenziavano insieme con tutta la popolazione. Nella stessa occasione fu pure inaugurato il gagliardetto del locale Fascio. (2)
L’opera era ed è davvero imponente ed intrisa di significati e simbologie. Il fante è ritratto con l’elmetto adrian tipico di quel conflitto, nella mano sinistra stringe il moschetto modello 1891 e con la mano destra essa scosta la divisa grigioverde modello 1909 per mostrare il petto al nemico nell’atto del supremo e più nobile sacrificio.
A completarne l’immagine le giberne alla cinta ed i calzoni con le fasce mollettiere. L’ideale rappresentazione del soldato della IV guerra d’indipendenza così come l’iconografia del tempo la tramandò ai posteri.
Come abbiamo letto, esso non sorge più nel luogo della prima collocazione dal 1933 e negli anni successivi diversi cippi commemorativi sono stati posti nell’area oggi ad esso dedicata.
Lo stesso basamento della statua ha accolto negli anni anche i nomi dei caduti della guerra successiva e della Resistenza. Oggi come allora quattro ordigni disattivati sostengono una catena posta a tutela del monumento:
Le quattro bombe per bombarda da 240, scariche, furono concesse gratuitamente dal Ministero della Guerra “quali cimeli di guerra da conservare inalterati ad ornamento del monumento ai Caduti in guerra”, nel 1925. (3)
Nelle date celebrative i momenti sacri della nostra Patria le associazioni ex arma si recano, con i pubblici amministratori, a rendere omaggio ai martiri di Bellinzago ed idealmente a tutti i caduti di ogni conflitto.
Con spirito di fraternità e pacificazione nella speranza di un mondo migliore e senza più conflitti.
Alessandro Mella
NOTE
1) L’Azione, 14, Anno XCVIII, 12 aprile 2003, p. 33.
2) La Stampa, 91, Anno LVII, 17 Aprile 1923, p. 2.
3) L’Azione, 41, Anno XCIII, 7 novembre 1998, p. 58.
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