Di Alessandro Mella
La storia del giovane Tommaso mi ha molto colpito e la racconto con animo commosso poiché abbiamo un qualcosa in comune. Entrambi lasciammo, dolorosamente, un’uniforme, seppur diversa, per gli scherzi giocati da una salute avversa.
Tommaso Putzulu nacque nel 1903, figlio di Luigi, a Luras in Sardegna e da qui partì per arruolarsi nell’arma dei Reali Carabinieri. Servizio che lo condusse a Chieri, in quel di Torino, così lontano dalla sua casa lontana. (1)
Qui, schietto e leale com’era, seppe subito farsi stimare dalla popolazione della quale si guadagnò la fiducia e la simpatia. E molto manifestato affetto.
Raggiunto il grado di brigadiere della benemerita, in servizio si trovò vittima di una forma pesantissima di nefrite che lo costrinse a lasciare l’Arma con grande dolore. Fu per lui, patriota ed amante della sua divisa, un colpo durissimo ma che non ne spezzò lo spirito. Si impegnò moltissimo in ambito culturale, giornalistico ed in quello dell’Associazione Carabinieri in Congedo di cui divenne fiduciario per la sezione chierese. A ciò associò una viva ed attiva militanza nella Reale Società per la Protezione degli Animali. (2) Fu anche socio della Reale Arciconfraternita dei SS. Maurizio e Lazzaro e cooperatore salesiano.
Non vi era manifestazione patriottica, a Chieri, che non lo vedesse in prima fila con il gagliardetto associativo della cui realizzazione era stato promotore. E del resto andava ben volentieri a questi eventi al cui valore credeva profondamente:
Domenica, 11 Novembre, ha avuto in Chieri la solenne e suggestiva cerimonia dell’inaugurazione ufficiale e del battesimo della Bandiera dell’Associazione Federata «Antonio Loria» dei Carabinieri Reali in congedo (…). Ha pronunciato poi un vibrante discorso il Fiduciario Federale Tommaso Putzulu, il quale ha ringraziato l’On. Bardanzellu per essersi degnato accogliere l’invito d’essere oratore ufficiale della cerimonia, ha reso uno speciale reverente omaggio alla vedova della Medaglia d’Oro al Valor Militare Chiaffredo Bergia, uno degli eroi più luminosi dell’Arma Benemerita, che, da Tenente, prestò servizio anche nel Chierese (…). Il giovane oratore è stato calorosamente applaudito da tutti i presenti e vivamente complimentato dalle Autorità. (3)
I molti amici, per permettergli di condurre un’esistenza dignitosa malgrado il congedo forzato, gli procurarono lavoro presso lo stabilimento Martini e Rossi di Pessione di cui divenne capo del servizio di guardia interno.
La sua professionalità fu così apprezzata che l’impresa volle dedicargli un affettuoso pensiero sui giornali quando accadde l’irreparabile. (4)
La mattina del 6 maggio 1935, alle ore 8.40, a soli 32 anni, una crisi del suo male lo colse a Torino e lo rapì all’amore dei genitori, dei fratelli e sorelle e dei tanti amici che ne avevano sempre apprezzato la bontà d’animo e la rettitudine assoluta.
Tutti i sodalizi di cui era socio e militante e le redazioni dei giornali ai quali trasmetteva i suoi scritti inviarono rappresentanze al funerale. Così fecero molte sezioni dei carabinieri in congedo. E numerosi furono gli ufficiali, sottufficiali e militi dell’arma presenti compreso il generale Luciano Merlo che tenne un elogio funebre a nome dei carabinieri e dell’amico on. Giorgio Bardanzellu.
La sua storia, così semplice eppure così particolare, appartiene ad un passato lontano. Giunse in Piemonte dalla Sardegna in tempi difficili, si fece travolgere dalle idee del suo tempo, sempre senza faziosità e con onestà d’intenti e di animo.
Carabiniere sempre, nel cuore e nello spirito, fino all’ultimo giorno e fino all’ultimo fatale respiro.
Oggi riposa a Chieri, città che l’adottò e l’amò e che si spera non l’abbia dimenticato.
Alessandro Mella
NOTE
(1) L’Alfiere, 19, Anno XV, 11 maggio 1935, p. 2.
(2) L’Arco, 19, Anno XLIX, 11 maggio 1935, p. 1.
(3) L’Alfiere, 46, Anno XIV, 17 novembre 1934, p. 2.
(4) La Stampa, 109, Anno LXIX, 7 maggio 1935, p. 10.
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