Di Alessandro Mella
La passeggiata del Pincio, a Roma, riserva mille piccole meraviglie a partire del bel panorama che l’altura offre sulla città eterna.
Non vi mancano, ovviamente, gli omaggi al nostro glorioso Risorgimento nazionale come del resto pare giusto considerando il valore di quella magnifica ed irripetibile stagione della nostra Storia.
Tra queste opere compare il monumento bronzeo che lo scultore Ercole Rosa (1846-1893) dedicò al ricordo di Enrico (1840-1867) e Giovanni Cairoli (1842-1869).
L’idea nacque il 25 giugno 1878 quando il garibaldino Augusto Lorenzini propose, con approvazione, al consiglio comunale di Roma di acquisire il bozzetto in gesso che Rosa aveva realizzato sei anni prima per trarne un monumento previsto prima in marmo poi in bronzo. (1)
Si giunse rapidamente a definire dettagli e collocazione dell’insieme e nella tarda primavera del 1883 fu possibile prevederne la cerimonia di inaugurazione:
Id. — a Palermo festeggiano le giornate del 60. È ancora Garibaldi che la espugna e libera coi Mille da 20 mila borbonici. E Roma inaugura al Pincio un gruppo statuario ai fratelli Cairoli, gli eroi di Villa Glori. Fasti garibaldini anche questi. (2)
MONUMENTO CAIROLI. L’inaugurazione, in Roma al Pincio, del monumento in onore dei fratelli Cairoli — opera pregevolissima del Rosa — avrà luogo alle 10 ant. del 27 maggio corrente. L’inaugurazione sarà fatta dal ff. di sindaco. Egli ha pregato l’on. Benedetto Cairoli di volersi a lui associare in questa cerimonia. La direzione della festa è adunque riservata al Municipio. (3)
Fu un momento prezioso per i veterani ed i reduci che, con l’occasione, si radunarono a Roma per celebrare i due gloriosi eroi:
L’associazione fra i reduci delle patrie battaglie in Roma ha pubblicato il seguente manifesto: Compagni reduci e veterani! Il 27 maggio corr., per iniziativa e cura indefessa di questo Municipio, si inaugurerà qui in Roma il primo Monumento Civile. Esso è dedicato ai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli, duci di quell’ardito drappello, che, nel 1867, sui colli Parioli, col proprio sangue, preludeva alla sospirata fine defila questione romana, indi a poco sciolta per sempre con la breccia di Porta Pia. E Roma è capitale d’Italia! Carità di patria vuole oggi non si rifaccia da noi, alla vigilia di così grandioso avvenimento, la pietosa storia di quell’epoca memoranda. Oggi l’Italia, sicura del possesso di quest’alma Roma, chiama al cospetto di un gelido, ma eloquente Monumento, e di tutta Europa, intorno a sé i propri figli per dir loro: Ecco quali vi voglio! Ahi, quanti mesti e gloriosi ricordi si riallacceranno quel giorno alle vostre menti! Il 27 maggio 1860, in mezzo al tempestare delle fucilate, l’unità italiana faceva il suo ingresso vittorioso in Palermo, e, tra i molti rimanevanvi pur feriti Enrico e Benedetto Cairoli, ora questi unico superstite dell’eroica famiglia.
Il 27 maggio 1883, un’opera egregia in bronzo adita e tramanda ai posteri le maschie e care figure di due gagliardi, che mai smisero la fede e mai posarono le armi, sinché la morte inesorabile non li tolse, nel fior degli anni, all’amore dei fratelli, all’ammirazione della patria. Reduci e veterani!
Lo scultore, Ercole Rosa, felicemente ispirato, volle che l’arte, nel suo lavoro, si associasse ad un sublime concetto: «il sacrificio per la patria; la lotta estrema pel diritto».
Or su dunque, vecchi Commilitoni, a Roma! A voi il primo posto nel rendere gli onori a chi cadde per la più grande delle rivendicazioni «Roma Capitala d’Italia». A rivederci il 27 maggio. Viva l’Italia. Roma 10 Maggio 1883.
Il Presidente onorario a vita Gener. Nicola Fabbrizi dep. al Parlamento. Il Presidente effettivo Gen. Menotti Garibaldi, dep. al Parlamento. (4)
La cerimonia fu solenne e l’opera fu inaugurata, alle 10 del mattino, lungo la salita da piazza del Popolo e la dove questa si congiunge con il viale della Trinità dei Monti. L’evento vide la partecipazione di molte autorità romane e pavesi, della famiglia Cairoli, di veterani e sodalizi giunti da ogni dove.
Come abbiamo avuto modo di dire, il monumento era stato concepito dall’arte del Rosa e fuso dal Nelli. Vi si vedevano, e vi si vedono ancor oggi, Enrico a terra moribondo e Giovanni, in piedi, revolver alla mano, posto a difesa del fratello morente. La rappresentazione riprendeva l’episodio di Villa Glori del 23 ottobre 1867.
Il basamento fu realizzato con granito rosso di Baveno proveniente dalla cava del signor Dellacasa, sui lati furono posti i nomi dei 79 difensori di Villa Glori e le date dell’inaugurazione e degli scontri unitamente ad uno stralcio dell’ordine del giorno redatto il giorno dei combattimenti.
L’insieme si palesò agli occhi dei presenti dopo il discorso del facente funzione di sindaco, Leopoldo Torlonia, ed incontrò unanimi consensi per la bellezza e l’espressività dei ritratti nonché moltissimi e prolungati applausi. Parlò anche, tenendo un bel discorso, l’on. Crispi che si commosse al ricordo dei tanti episodi di quel frammento di storia patria: “…rammenta che 23 anni fa Garibaldi entrava in Palermo vincendo le orde borboniche. Dice che Roma fu sempre l’ideale d’Italia, che senza di essa non si sarebbe consolidata. Aggiunge quindi che è un errore il dileggiare la storia. Termina quindi dicendo: Ricordino i giovani delle nuove generazioni che la memoria del passato è un eccitamento per l’avvenire…”.(5) Parole che oggi sembrano suonare profetiche!
Durissimo fu il prof. Maineri che parlando della lotta sostenuta per avere Roma capitale rievocò le superstizioni ed i pregiudizi arrivando, tra gli applausi, ad indicare il Vaticano nel quale, disse, si trovava il nemico d’Italia. (6)
Parlò poi l’on. Fabbrizi e dopo il suo discorso, distribuite le medaglie ricordo ai reduci di Villa Glori, la massa si portò sotto il terrazzo del Pincio per posare una corona al monumento a re Vittorio Emanuele. La cerimonia fu accompagnata dagli inni della Marcia Reale, di Mameli e di Garibaldi.
L’opera ebbe anche un profondo significato poiché si caratterizzò quasi per un singolare primato:
Non vi parlo diffusamente della cerimonia compiuta ieri al Pincio perché ve ne ho già dato una sufficiente relazione telegrafica. Vi aggiungo solo che il piccolo monumento di Ercole Rosa è da tutti ammirato per espressione, vita, fierezza (…). È questo il primo patriottico monumento – a parte alcuni busti e l’ossario del Gianicolo – innalzato in Roma dopo il 1870. Speriamo che quelli di Vittorio Emanuele e di Garibaldi non si lascino troppo attendere. (7)
Oggi i due Cairoli di bronzo sorgono ancora sull’Urbe e la guardano dal viale dedicato a D’Annunzio. Molti turisti passano e non notano quel monumento così pieno di storia e memoria. In un’epoca in cui i social amplificano la delirante ingratitudine verso il Risorgimento ed i suoi eroi ricordare queste iconiche opere diventa un dovere morale ancora più importante.
Alessandro Mella
NOTE
(1) https://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=2134 (Consultato l’8 dicembre 2023).
(2) La Lanterna Pinerolese, 21, Anno II, 26 maggio 1883, p. 2.
(3) La Voce del Lago Maggiore, 39, Anno XVIII. 15 maggio 1883, p. 2.
(4) Ibid., 40, Anno XVIII. 18 maggio 1883, p. 2.
(5) Gazzetta Piemontese, 146, Anno XVII, 28 maggio 1883, p. 1.
(6) Ibid.
(7) Corriere della Sera, 29 maggio 1883, p. 1.
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