Di Alessandro Mella
Quanti giovani hanno perso la vita in mare? Tanti, indubbiamente troppi. Travolti non solo da naufragi ma anche da guerre senza fine. Molti di loro, sul ponte d’una nave, hanno servito con coraggio, fino all’ultimo istante, una Patria non sempre grata e non sempre memore.
Aveva appena compiuto ventun anni il marinaio Sergio Casanova essendo nato, infatti, il 31 ottobre 1920 a San Pier d’Arena di Genova da Pietro ed Isola Cantini. Al tempo in cui opifici, cantieri, imprese e realtà diverse subivano i tormentosi giorni delle proteste e delle occupazioni operaie.
Ma crebbe negli anni in cui tutto questo pareva dimenticato, nel rigore e nel cadenzato ritmo militareggiante del regime fascista.
Quello stesso regime che, il 10 giugno 1940, volle avventurarsi in un’insana guerra iniziata dalla Germania a danno della Polonia. Evento che poi, come nel 1914, aveva preso ad allargarsi all’Europa intera.
Sergio dovette, volente o nolente, lasciare i genitori e la fidanzata a Genova per rispondere alla chiamata alle armi nella Regia Marina.
Fu imbarcato, come marinaio fuochista, sull’incrociatore pesante “Trieste” e con questo prese il mare partecipando, il 9 novembre 1941, alla battaglia del convoglio Duisburg. Si trattava di una nave davvero formidabile:
L’incrociatore Trieste, della classe Trento, era stato costruito fra il 1926 e il ’30 nei cantieri dello Stabilimento Tecnico triestino e dislocava 10.000 tonnellate. Combatté a Punta Stilo, a Punta Teulada, a Matapan e fra il ’40 ed il ’41 scortò in Africa numerosi convogli. Nel novembre del ’41, durante una scorta notturna a un gruppo di piroscafi, fu colpito con un siluro da un sommergibile britannico; riuscì però a rientrare alla base coi propri mezzi e riparato riprese ben presto il mare. (1)
Casanova sopravvisse al citato scontro con i britannici ma si ritrovò presto, il 21 e 22 novembre 1941, in mare per scortare un convoglio diretto in Libia con quei preziosi rifornimenti che gli inglesi tentavano in ogni modo di fermare.
Ma intorno alle 23.10 della sera del 21 novembre un siluro lanciato dal sommergibile Hms “Utmost” colpì in pieno la nave facendo esplodere una delle caldaie bloccando la nave ed impedendone i movimenti:
Ricordi la sera del 21 novembre 1941 mentre si giocava al pinnacolo e poco dopo ci sarebbe stato allarme aereo che si udì un gemito lungo a intermittenza? E tu chiedesti: «Chi è che si lamenta?». Io dissi: «Deve essere un gatto». «Chissà che cos’è» disse un altro. Qualcuno confermò: «E’ la nave che si lamenta, è un brutto segno».
E la sera dopo, al largo di Capo Spartivento, ore ventitré e dieci, mentre si era appena cominciata una spinosissima scorta convoglio, ti ricordi il siluro, quel colpo spaventoso, anzi quel triplice orrendo scuotimento verticale, quel selvaggio schianto che a distanza di ventiquattro anni non ha ancora finito di rintronarci dentro? Ricordi le voci disperate, fioche, che salirono dal profondo. «Aprite, aprite, basta che levate la griglia». E i colpi di qualcuno che batteva su una lamiera tentando inutilmente di aprire. «Aprite questo! Aprite questo!». Erano fuochisti che si erano arrampicati sotto la griglia, non ancora soffocati dall’acqua. Il fratello di uno loro chiamava: «Basso! basso». Poi un compagno gli disse: «Sii uomo». E lui tacque. (2)
(Ricordi del capitano di fregata Tommaso Ferrieri Caputi)
In quelle ore frenetiche, terribili, tra orrore e paura, fuoco ed angoscia, furono innumerevoli gli atti di eroismo.
Undici, tra sottufficiali e fuochisti, caddero mentre compivano il loro dovere per salvare la nave dal disastro. Tra loro anche il ventenne Sergio Casanova.
Tutti, lui compreso, ebbero alla memoria la croce di guerra al valore militare con la seguente motivazione:
Imbarcato su incrociatore, in missione di scorta a convoglio, colpito da offesa subacquea nemica, assolveva il suo compito con sereno coraggio ed elevato senso del dovere, nell’adempimento del quale cadeva generosa vittima al suo posto di combattimento. Determinazioni del 1° aprile 1942. (3)
Genova perse, quel giorno, uno dei suoi figli più valorosi tanto che in città se ne parlò e la vicenda ebbe qualche eco. (4)
Successivamente la nave, che faticosamente aveva riattivato energia e motori, poté riprendere la navigazione per rientrare frettolosamente a Messina ove rimase alla fonda per diversi mesi a causa delle riparazioni. Venne poi affondata definitivamente il 10 aprile 1943 da un attacco aereo alleato. (5)
Spesso si parla di questa nave, spesso la si ricorda, talvolta si rievocano gli eroismi di quel tempo lontano. Troppe volte senza rinnovare la memoria di quegli eroi che, come Sergio Casanova caduto il 21 novembre 1941, diedero la vita per tutti e tutte noi.
Alessandro Mella
NOTE
(1) Nuova Gazzetta del Popolo, 142, Anno CII, 15 giugno 1949, p. 3.
(2) Corriere della Sera, 106, Anno XC, 6 maggio 1965, p. 3.
(3) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valore Militare. Si ritiene doveroso ricordare anche gli altri martiri decorati: Antonio Grimaldi di Filippo e fu Maria Silvia, Armando Di Maggio di Vito e di Giovanna Diforien, Pasquale Ainis di Antonio e di Assunta Di Napoli, Giovanni Rosiello fu Salvatore e fu Lucia Falconieri, Dante Barani fu Angelo e di Laurina Rollandi, Romolo Corti di Isaia e di Maria Mangiavalli, Alfonso Di Gerlando di Salvatore e di Maria Allongi, Michele Sorrentino di Francesco e di Maria Russo, Pietro Deiana di Enrico e di Maria Testa e Vincenzo Giuliano di Nicolò e di Concetta Corao.
(4) Genova Rivista Mensile del Comune, 6, Anno XXII, giugno 1942, p. 38.
(5) Corriere d’Informazione, 15, Anno IV, 17-18 gennaio 1948, p. 4.
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