
Le Figlie di Maria Ausiliatrice nascono da un consiglio di Madre Enrichetta a Don Bosco
Il 21 febbraio 1894 muore a Torino Madre Enrichetta Dominici: una ragazza di paese (nata a Borgo Salsasio di Carmagnola, il 10 ottobre 1828), che diventa maestra spirituale e consigliera di uno dei santi più noti dell’Ottocento sociale torinese, don Giovanni Bosco.
La beata Maria Enrichetta Dominici, dopo un percorso lungo e tortuoso, approda alla vita religiosa nel 1850, realizzando un desiderio coltivato a lungo, fin dall’infanzia carmagnolese (1). Ricordiamo oggi la sua figura, in occasione dell’anniversario della sua morte, avvenuta a Torino il 21 febbraio 1894.
Madre Enrichetta Dominici dal 1861 è Superiora Generale delle Suore di Sant’Anna, fondate a Torino dai Marchesi Carlo Tancredi Falletti di Barolo e Giulia Colbert de Maulévrier.
Don Bosco stima e apprezza la santità e la capace saggezza di governo della Dominici, per questi motivi si rivolge a lei per chiedere una collaborazione nella stesura delle Costituzioni del nuovo istituto femminile che intende fondare. Per questa bozza di lavoro le suggerisce di utilizzare, con qualche opportuno adattamento, la Regola della Congregazione Salesiana e capitoli o articoli delle Regole delle Suore di Sant’Anna.
La lettera, che porta la data del 24 aprile 1871, è il seguito di un precedente incontro e fa emergere l’intento di don Bosco di fondare un nuovo istituto femminile, composto da “vere religiose” di fronte alla Chiesa e “libere cittadine” di fronte alla società. Riproduciamo il primo documento esplicito, una lettera di don Bosco a Madre Dominici, che attesta la chiara e ferma decisione di don Bosco di fondare un istituto religioso con specifiche regole.
«Rev.da Sig. Madre,
Consegno a Sue mani il regolamento della nostra congreg.[azione], affinché Ella abbia la bontà di leggerlo e vedere se si può accomodare ad un istituto di religiose nel senso che ebbi l’onore di esporle di presenza.
Dovrà cominciarsi dal N° 3°: Scopo di questa istituzione Figlie dell’Immacolata (2). Di poi togliere ed aggiungere come giudicherà nella sua saviezza per fondare un istituto le cui figlie in faccia alla Chiesa siano vere religiose, ma in faccia alla civile società siano altrettante libere cittadine.
Quei capi o articoli delle Regole di Sant’Anna che potessero essere adattati mi farà molto piacere di farlo. (3)
Quando giudicherà bene che ci parliamo, ella può farmelo dire da qualcheduno de’ nostri chierici o fattorini che sovente capitano costà. Incomodo novello certamente è questo, ma credo tornerà alla maggior gloria di Dio. Che se riusciremo a guadagnare qualche anima Ella ne avrà la maggior parte. Dio benedica Lei e tutta la sua religiosa famiglia, e raccomandando me e questi miei allievi alla carità delle sante sue preghiere, mi professo con gratitudine.
Di V. S. Rev.da
Obbl.mo servitore
Sac. Gio. Bosco»
Da questa lettera si rileva che:
– don Bosco ha intenzione di fondare un Istituto religioso femminile;
– le religiose dovranno avere caratteristiche simili ai Salesiani: «in faccia alla Chiesa siano vere religiose, ma in faccia alla civile Società siano altrettante libere cittadine»;
– le loro Costituzioni saranno modellate su quelle dei Salesiani e su quelle delle Suore di S. Anna fondate dalla Marchesa di Barolo.
Fra qualche incertezza di date, sicura e documentata è la visita di don Bosco a Mornese, verso la fine di aprile 1871. Egli prende accordi con don Pestarino circa i necessari adattamenti di Casa Carante, in quanto ha ormai deciso di destinare alle Figlie dell’Immacolata il collegio. Don Bosco otterrà, in seguito, una conferma rassicurante dal S. Padre Pio IX che, nel mese di giugno1871, in un’udienza privata, approva il progetto di fondazione e offre opportuni suggerimenti circa la loro missione educativa e la modalità di dipendenza dai Salesiani. (4)
L’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) sorge in un periodo intenso della vita di don Bosco, denso di attività e fatiche, conflitti e progetti; la sua stessa data di fondazione (1872) deve portare a considerare il periodo di preparazione e gli strumenti per giungere al risultato desiderato. Sulle origini dell’istituto e sulla sua fondazione non esistono studi approfonditi; don Bosco si avvale di Maria Domenica Mazzarello, nella fondazione, che sarà la prima Superiora dell’Istituto.
In precedenza, come detto, era stato proprio don Pestarino a costituire, con ragazze del paese di Mornese, nella Diocesi di Acqui, una Congregazione detta delle Figlie di Maria (alla quale viene aggiunto successivamente il titolo di Ausiliatrice). Nello stesso mese di giugno 1871 avviene un nuovo incontro fra don Pestarino e don Bosco (5).
Qui occorre un chiarimento sulla situazione degli istituti religiosi nel corso dell’Ottocento, che rivela una profonda contraddizione: ad una persistente crisi interna agli istituti stessi fa da contraltare una fioritura di nuove congregazioni, orientate per lo più alle opere assistenziali ed educative. Va segnalato che nel corso dell’Ottocento vengono fondati 47 nuovi Istituti religiosi, dei quali 24 a Torino, chiaro segnale dell’anima sociale torinese. Da ultimo, fino al 1900 e alla Costituzione “Conditaea Christo”, con cui il Papa esorta i Vescovi a preferire Istituti già esistenti rispetto a nuove Congregazioni religiose, i Vescovi non avevano limiti nel riconoscere nuovi istituti religiosi.
Intervengono, inoltre, leggi di soppressione e la confisca dei beni degli ordini religiosi (1848-55); anche il ripristino di conventi e monasteri, soppressi in età napoleonica, avviene in modo lento e contraddittorio, favorendo la scomparsa di molte opere d’arte e la fioritura di un grande mercato d’antiquariato fra la borghesia e la nobiltà. In questo contesto storico e sociale, in cui il positivismo e il materialismo stanno diventando la cultura dominante, i religiosi e le religiose portano il soffio di una spiritualità al servizio della persona umana, permeata dai valori cristiani. Infine, il progredire dei processi conseguenti alla rivoluzione industriale sposta masse umane dalle campagne verso le città e crea “nuovi poveri” conseguenti al processo di urbanizzazione forzato. Tutto ciò richiede nuove forme di assistenza e educazione verso i meno abbienti, che si sviluppano in seno alla Chiesa.
In un tempo storico /fine Ottocento/inizio Novecento) in cui il ruolo della donna è insignificante nei ruoli e rapporti sociali, figure eminenti come quella di Enrichetta Dominici sono un esempio di parità e dignità “ante litteram”; a ciò va aggiunto che, anche nella più recente storiografia sulla donna italiana, le religiose vengono considerate assai di rado.
Note
1) Per un approfondimento biografico su Madre Dominici, cfr. il precedente articolo del 8 ottobre 2024: https://civico20-news.it/cronaca/voci-e-cose-dal-piemonte/a-130-anni-dalla-morte-ricordiamo-suor-enrichetta-dominici-mistica-carmagnolese-e-consigliera-di-don-bosco/08/10/2024/
2) L’Istituto si colloca in continuità con la Pia Unione delle Figlie di Maria SS. Immacolata di Mornese, a cui appartengono buona parte delle prime religiose. Tuttavia, il titolo della prima redazione delle Costituzioni è il seguente: Costituzioni Regole dell’Istituto delle figlie di Maria Ausiliatrice. Don Pestarino aggiunge “dell’Immacolata”, in modo che la prima denominazione risulterà: Istituto delle figlie dell’Immacolata e di Maria Ausiliatrice.
3) Qui don Bosco fa riferimento alla seconda edizione delle Regole: Costituzioni e Regole dell’Istituto delle Suore di S. Anna della Provvidenza, Torino, Per gli Eredi Botta, Tip. Arcivescovile, 1846.
4) «Il mio avviso si è che abbiano esse per iscopo principale di fare per la istruzione e per la educazione delle fanciulle, quello che i membri della Società di San Francesco di Sales fanno a pro dei giovanetti. In quanto poi alla dipendenza, dipendano esse da voi e dai vostri successori a quella guisa che le Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli dipendono dai Lazzaristi» MB 600.
5) Cfr. Memorie autografe di Don Pestarino, in “Orme di vita”, Documento 10.
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