165 anni fa: momento cruciale della seconda guerra di indipendenza orchestrata da Cavour
Antefatti: la Battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 è stata il primo scontro della seconda guerra di indipendenza combattuta tra le truppe francesi di Napoleone III, supportate da unità piemontesi, e l’esercito austriaco.
L’allora presidente del Consiglio dei Ministri del regno di Sardegna, Camillo Benso, conte di Cavour, fu il vero, astuto “artefice e burattinaio” della seconda guerra d’indipendenza, dapprima stimolata con una serie di procedure economiche e militari poco gradite al sovrano austriaco Francesco Giuseppe, e poi, stringendo un’alleanza del Regno Sabaudo con la Francia di Napoleone III, anch’essa in ottica antiaustriaca. Quindi, a Cavour bastò provocare l’Austria tramite stampa e manovre militari sino a farsi dichiarare guerra.
Una guerra che si concluse il 12 luglio 1859 con l’armistizio di Villafranca, dove l’Austria sconfitta fu costretta a cedere la Lombardia alla Francia, che a sua volta la girò al Regno di Sardegna.
La capitolazione degli austriaci avvenne dopo la sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino combattuta il 24 giugno 1859 in Lombardia nei pressi delle due località in provincia di Mantova. Un evento passato alla storia come la “battaglia dei tre Re”, in quanto i tre eserciti erano comandati dai rispettivi sovrani: Napoleone III per la Francia, Vittorio Emanuele II per il Regno di Sardegna e Francesco Giuseppe per l’Austria.
I francesi e i piemontesi sebbene alleati, secondo la più recente storiografia impegnarono gli austriaci separatamente. I piemontesi, sull’ala sinistra dello schieramento si batterono in uno scontro a sé che prese il nome di battaglia di San Martino, mentre storicamente, l’insieme dei combattimenti è più noto come battaglia di Solferino.
Nel totale degli eserciti, la battaglia di Solferino vedeva in campo circa 80.000 franco piemontesi, con 240 pezzi di artiglieria e 90.000 soldati austriaci, con 310 cannoni. Dopo una giornata di acerrimi scontri, la vittoria riportata dagli alleati franco-sardi era costata loro un numero di vittime altissimo: 11.500 tra morti e feriti. Gli austriaci, che avevano avuto la peggio, ne ebbero ben 21.500. Un totale di caduti e di mutilati superiore a quello della battaglia di Waterloo.
Spettatore della battaglia fu il letterato ginevrino Henry Dunant, inviato a seguire l’Imperatore francese alla testa delle truppe franco-piemontesi. Impressionato dalla carneficina, Dunant scrisse “Souvenirs de Solférino” (1862), diventando il testimone e l’ispiratore della Croce Rossa, istituita nella conferenza di Ginevra del 1863. In quel contesto, i delegati del Comitato Internazionale di Soccorso ai Militari Feriti, che diventerà poi il Comitato Internazionale della Croce Rossa, ne scelsero il simbolo tuttora in voga, invertendo i colori della bandiera elvetica, proprio in onore dell’ispiratore e della ospitante città svizzera.
Considerazioni personali: in questi momenti di un’altra guerra a noi vicina, e non solo, vien da pensare quanto certe cruente stragi di vite umane abbiano ispirato paradossi e palliativi metodi “del perdono” per una crudeltà della razza umana che si ripresenta…
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