Belle domande, verrebbe da dire…
E’ molto difficile definire esattamente cosa sia l’intelligenza, dal momento che una definizione che non prendesse in considerazione tutte le sfaccettature e tutti gli aspetti di questo concetto sarebbe assolutamente inutile.
Più semplice, forse, sarebbe considerare tutti i possibili tipi di intelletto che esprimono in modo originale determinate capacità dell’individuo.
Troveremo una intelligenza artistica, una logico-matematica, una poetica, una tecnico-manuale e, perché no?, anche una sportiva…
In questo caso ogni individuo che riesca bene in qualche attività o impresa dovrà essere munito di una determinata intelligenza che lo agevoli in quel particolare ambito.
A questo proposito vorrei fare qualche approfondimento sulla curiosità, ovvero su quella qualità mentale che molti studiosi considerano la più alta forma di intelligenza.
E’ proprio la curiosità che ha portato alle più grandi scoperte. Essere curiosi significa crescere, progredire e migliorare. Probabilmente la curiosità appartiene alla parte profonda dell’individuo, è una dote innata che viene stimolata solo se si ha l’attitudine a porre delle domande e ad osservare con attenzione tutto ciò che accade intorno a noi: in milioni hanno visto cadere una mela, ma Newton è stato quello che si è chiesto perché e che ha trovato anche una soluzione.
La risposta di Newton fu considerata corretta fino a quando Einstein, con la teoria della Relatività, propose una diversa interpretazione del fenomeno gravitazionale e formulò una seconda risposta ancora più convincente, che considerava la curvatura dello Spazio.
La Terra, come tutti gli oggetti celesti muniti di una grandissima massa ha il potere di rendere plastico lo spazio, trasformandolo in una sorta di imbuto, con il Pianeta al centro. Un satellite come la Luna, munito di una certa velocità, quando entra nell’orbita terrestre si comporta come una piccola sfera che lanciata in un imbuto rotea in tondo senza poter più fuggire dalla sua orbita. Nello spazio gli attriti sono minimi e il satellite non rischia di cadere sulla Terra, come farebbe la pallina nell’imbuto.
Se invece la pallina fosse messa nello stesso imbuto da ferma, cadrebbe inesorabilmente verso il suo centro, esattamente come cadde la mela sulla testa di Newton.
Questo banalissimo esempio, semplificato oltremisura, ha lo scopo di dimostrare che non tutti gli uomini si posero la domanda relativa alla causa che “costrinse” la mela a cadere sulla Terra… e che le differenti risposte che vennero date, da Newton e da Einstein, furono considerate giuste e corrette per gli osservatori di quei tempi. Nel caso di Einstein la teoria della Relatività Generale rappresenta ancora oggi la miglior risposta possibile alla domanda sulla caduta della mela.
La causa primigenia che scatenò la “guerra delle ipotesi”, fu la curiosità, ovvero la necessità di comprendere le cause di un fenomeno, anche banale e scontato, che riguardava la caduta di ogni oggetto.
La curiosità nasce da un atteggiamento attivo verso un qualsiasi fenomeno, e determina la necessità di trovare risposte soddisfacenti.
Solo poche persone sono in grado di cogliere, attraverso l’osservazione (o percezione) di un fenomeno, l’occasione per porsi una domanda, la maggioranza degli eventi sfuggono all’attenzione dei più e non fanno scattare nell’individuo la necessità di un approfondimento.
Una volta nata la curiosità saremo liberi di rivolgere la nostra attenzione tanto agli ultimi messaggi del cellulare, quanto di intraprendere complicati approfondimenti sull’oggetto delle nostre nuove indagini.
Come nel caso di Newton la sua risposta venne considerata esatta fino al secolo scorso, mentre nel caso di Einstein lo è tutt’ora. Tuttavia dovremo augurarci che una futura mente eccelsa possa invalidare la Teoria della Relatività, con una nuova proposta che possa ampliare la nostra “Visione del Mondo”.
La Fisica Quantistica, con le sue conclusioni alquanto controintuitive sembra rappresentare un buon terreno per sperimentare nuove ipotesi e per proporre nuovi modelli di comprensione.
Eleanor Anna Roosevelt, moglie del Presidente Franklin Delano Roosevelt, un giorno disse: “Io penso che, se alla nascita di un bambino una madre potesse chiedere ad una fata di dotarlo del dono più utile, quel dono sarebbe la curiosità”.
Lo scrittore e fumettista Mark Evanier, mente estremamente brillante e creativa, elogiava la sana curiosità, che ci porta non solo a scoprire realtà meravigliose ma anche ad indagare in modo più approfondito la nostra natura. Inoltre sosteneva che la curiosità verso noi stessi sia uno straordinario talento spirituale che, attraverso le domande, ci sprona a trovare risposte capaci di renderci persone migliori: la curiosità è l’argilla con cui è formata tutta la conoscenza.
Se la curiosità ci spinge a fare domande e a cercare risposte significa che abbiamo una mente aperta e ricettiva. La considerazione che segue è quella di osservare che le stesse domande possono, con il variare del tempo offrire risposte molto diverse.
In altre parole: le domande sono oggettive, mentre le risposte soddisfano esigenze circoscritte nel tempo, in attesa di essere superate e modificate.
Le certezze, secondo questa visione, non sono che delle tappe verso la comprensione finale, pianerottoli tra due rampe di scale, sui quali ci fermiamo per prendere fiato.
La scala procede verso il cielo e, forse, non conosce limiti.
Quindi converrebbe considerare con estrema prudenza ogni attuale convinzione, e rassegnarci a pensare che dovremmo comportarci come cultori del dubbio o come punti interrogativi viventi.
Ogni commento risulterà gradito
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Sempre stimolanti ed ineccepidi i ragionamenti e le conclusioni sono ogni volta sorpresa e curiosa nello stesso tempo di leggere la prossima puntata della tua intelligenza
La capacità di spiegare semplicemente cose difficili è uno dei tuoi doni.
Sono curioso per natura e credo che questo mi abbia giovato in parecchie circostanze della vita, non solo a livello professionale, ma anche aiutandomi a prevenire guai esistenziali nei quali più o meno tutti incorriamo, ciascuno a modo proprio, naturalmente. Peraltro non avevo ancora mai guardato alla cosa sotto il profilo “scientifico”.