La coscienza è lo strumento percettivo, adattivo e operativo mediante il quale l’essere umano sperimenta la vita.
Sebbene ogni essere vivente disponga certamente di una coscienza, non tutte le coscienze sono uguali. Sono possibili livelli di coscienza infiniti anche all’interno di una coscienza limitata, così come infinite possono essere le sfumature di uno stesso colore. Di conseguenza non basta sviluppare una coscienza per andare oltre il limite naturale del suo livello. Per passare da un livello ad un altro, occorre un cambio di stato, ovvero deve potersi produrre un cambiamento strutturale radicale da cui potranno svilupparsi caratteristiche completamente diverse. Oppure il nuovo livello di coscienza deve potersi produrre a partire da altri riferimenti, direttamente provenienti da tale livello.
Questa è la ragione per la quale, se essa permane all’interno dello stesso livello, per quanti sforzi si facciano, non sarà possibile produrre alcun reale cambiamento di coscienza.
Quindi si pone la seguente domanda: la nostra coscienza appartiene ad un livello sufficiente a percepire e sperimentare la vita reale?
Per poter comprendere perché sia necessaria una coscienza particolare per sperimentare realmente la vita ci aiuteremo usando l’analogia schematicamente riprodotta in grafica sintetizzata nelle parole che seguiranno:
- immaginate di essere in una stanza in cui vi è un televisore che trasmette un programma, e che voi lo osserviate;
- ora immaginate che nella stessa stanza vi siano più televisori che trasmettono diversi programmi contemporaneamente; voi continuate ad osservare;
- questi diversi programmi sono in realtà lo stesso programma infinito che viene trasmesso contemporaneamente;
- ogni televisore però mostra istanti diversi dello stesso programma: un televisore trasmette in tempo reale mentre altri televisori trasmettono lo stesso programma ad un istante prima o dopo, due istanti prima, due istanti dopo, tre istanti prima, tre istanti dopo e così via;
- inoltre altri televisori mostrano allo stesso modo anche tutte le infinite varianti o alternative del programma;
possiamo dire che in questo caso stiamo osservando, contemporaneamente e nello stesso luogo, ad ogni istante, il prima, il durante e il dopo del programma come se tutto il programma fosse sempre interamente presente e visibile in ogni sua parte e in tutte le sue varianti o alternative.
Questa condizione eliminerebbe lo stato temporale di un prima e un dopo; sarebbe simile ad uno stato di onniscienza e onnipresenza. Sarebbe come percepire in un solo istante l’intera realtà che è sempre presente.
Diversamente, in una condizione non così coerente, avviene un processo imperfetto e quindi:
- ora immaginiamo di ritornare a vedere un solo televisore e che la trasmissione o la ricezione del programma siano imperfette;
- sullo schermo anziché un fotogramma intero appaiano solo alcuni tasselli scollegati tra loro;
- uno di questi tasselli rappresenta la realtà che noi percepiamo come “il tutto”, come “la nostra vita” solo perché gli aspetti di ricezione, sintonizzazione ed elaborazione caratteristici di quel livello di coscienza sono imperfetti, immaturi o degradati;
- oppure è semplicemente il tassello su cui è temporaneamente e completamente concentrata la nostra intera coscienza;
di conseguenza, dall’osservazione dei vari tasselli avremo l’impressione che le cose si svolgano in “un prima” e “un dopo” e che abbiano quella forma mentre ogni forma ed ogni cosa sono sempre presenti nello stesso tempo e nello stesso luogo, accadono in un “continuum”.
Di tutto ciò la nostra coscienza attuale percepisce solo alcuni tasselli frammentati, elaborando i quali, mediante una scienza apposita, cerchiamo di spiegare il tutto.
Così accade continuamente nel nostro “sistema corpo” mentre noi diciamo, pensiamo desideriamo e facciamo questo e quello.
Per poter “comprendere nuovamente tutto correttamente” occorre disporre di “una coscienza adatta”, non limitata o degradata.
Tutti gli apparenti diversi programmi sono solo fotogrammi diversi dello stesso programma; per questo si dice che “tutto è uno”.
Noi chiamiamo “la nostra vita” quel piccolo tassello su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione fino a convincerci che sia “tutta la vita”.
Basta spostare l’attenzione e la vita pare cambiare insieme a noi. Ma tutto passa perché la nostra attenzione non può rimanere sempre su quel tassello e un altro tassello ci pare che non sia coerente, ovvero sia “sbagliato”.
Occorre una coscienza che sia in grado di staccarci dal tassello, di non restarci attaccata, e rimetterci nella condizione di “vedere tutto” “nello stesso istante”.
Troppo bello per essere vero?
Non c’è problema!
Nessuno ci impone di crederci né di provarci, perfino la coscienza!
Schema e testo
Pietro Cartella
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