Di Aemi Bonifetto
Nella parte precedente, abbiamo preso insieme le distanze dal significato abituale che viene attribuito a maschile e femminile e li abbiamo considerati come due archetipi, il “mascolino” e il “femminino”.
Per ciascun archetipo abbiamo anche indicato sommariamente le principali caratteristiche, riferendoci alla procreazione come esempio: il mascolino come sostanza piccola, energica, creativa, volitiva, luminosa, e il femminino come ambiente spazioso, accogliente, aspirante, oscuro e silenzioso, curativo, dove le cose possono evolvere in tranquillità.
Avevo accennato a un secondo e terzo spunto di riflessione, e il secondo è questo: vi sono aspetti mascolini e femminini dentro ciascuno di noi, a prescindere dal nostro essere maschi o femmine?
Facciamo un esempio.
Prendiamo due persone che stanno dialogando: quando uno parla si trova in modalità mascolina, in quanto sta emettendo della sostanza creativa, rappresentata da parole e concetti, mentre chi ascolta è in modalità femminina, poiché tali parole e concetti vengono assorbiti nella coscienza e danno vita (e forma) a riflessioni e ragionamenti. La parola emessa è un’energia creativa, fecondante, l’ascolto accoglie questo elemento creativo e genera un pensiero conseguente.
In un vero dialogo le polarità sono destinate a invertirsi, poiché chi ascolta ed elabora passa poi a manifestare a sua volta le proprie riflessioni attraverso la parola, e chi ha parlato prima inizia poi ad ascoltare. Ha importanza il “genere sessuale” di chi parla o ascolta? Ovviamente no, ciò che è davvero importante è che chi parla offra una certa qualità e chi ascolta sappia accoglierla ed elaborarla in un “pensiero-figlio”, che a sua volta può essere emesso e generare altri pensieri-figli in chi sta ascoltando.
La qualità dell’ambiente è anch’essa determinante per il valore del dialogo, poiché chi parla deve potersi esprimere in libertà, sicuro di essere accettato a prescindere da quello che sta dicendo. Altrimenti il dialogo diviene facilmente un fronteggiamento di opinioni, e da lì al combattimento dialettico il passo è breve. E allora niente più pensieri-figli, ciascuno rimane della sua idea o tuttalpiù subisce la violenza dell’altrui argomentazione.
Potremmo attribuire alla “qualità della parola” un valore principalmente mascolino, e alla “qualità dell’ambiente” un valore principalmente femminino, a prescindere dal genere sessuale di chi determina tali qualità. E per la qualità dell’ambiente è fondamentale la relazione che i due o più personaggi sul palcoscenico della vita stanno intrattenendo.
Volevo arrivare qui: femminino = relazione.
Le mie riflessioni mi hanno portato a comprendere che la manifestazione creativa dell’individualità è una prerogativa (principalmente) mascolina, mentre l’intrattenere una relazione che abbracci la situazione in essere e le permetta di evolvere è caratteristica dell’elemento femminino.
In ciascuno di noi, che siamo maschi, femmine o altro.
Ora, la domanda che possiamo farci è: queste due attività sono in equilibrio, dentro di noi? Oppure la manifestazione della nostra individualità sovrasta la cura della relazione che abbiamo con gli altri intorno a noi? Come funziona, nella nostra vita?
Nei rapporti sentimentali, nella cura dei figli, nell’ambiente di lavoro, in tutte le possibili controversie che a volte si creano nella complessa e articolata esistenza moderna …
Possiamo fare meglio? Probabilmente sì, vero?! Io sicuramente sì!
Certo che una società in cui l’esercizio dell’individualità non sconfini nell’imposizione dell’individualità, perché ciascuno la tiene in (affettuoso) equilibrio con il rispetto dell’individualità altrui, non avrebbe bisogno di “quote-rosa”, vi pare?
Lo so, lo so, sembra a tutti gli effetti un’utopia … ma ci sono altre possibilità? Ci sono davvero altre possibilità per il genere umano per condurre una vita armoniosa? O dovremo continuare a vedere esseri che sottomettono altri esseri, siano essi donne (sicuramente ieri e in parte oggi) o uomini (forse domani, ma già in parte oggi, in determinati ambiti)?
Non siete stanche di partecipare a dei conflitti? Io non ne posso più …
Per questa volta è tutto, il terzo spunto delle mie riflessioni lo lascio per la prossima settimana.
From: https://www.esotericoquotidiano.it/
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