Ermete nell’Asclepio: Ammirare e adorare le cose celesti, prendersi cura delle cose terrestri e governarle
Tensioni e grandi opportunità caratterizzano lo stato attuale del mondo. Di fronte all’amaro inganno di gran parte dei nostri leader mondiali, sta emergendo una parte ancora più grande che cerca di realizzare, in piccolo, nel proprio ambiente, i valori di “Libertà, uguaglianza e fraternità nel segno dell’Amore”. Questo è ciò che costituiva i punti essenziali delle comunità dei Bogomili, e dei fratelli e sorelle spirituali a loro strettamente legati: i Catari.
Più di sette secoli fa, una falange di Perfetti, iniziati nella Chiesa Catara, ha testimoniato di questa realtà interiore che conduce alla rinascita di un’Anima pura ispirata dallo Spirito. Erano chiamati Buoni Uomini e Buone Donne, perché il più elevato stadio di iniziazione era accessibile sia agli uomini sia alle donne, in armonia con il puro cristianesimo originale a cui i Catari si riferivano costantemente. Questa eredità, preservata nei secoli, costituisce un mistero per i ricercatori accademici.
Questo riferimento diretto al cristianesimo più puro fu considerato una minaccia per l’autorità della Chiesa di Roma. Quest’ultima, con l’appoggio del Re di Francia, bandi una vera e propria crociata, la prima indetta da cristiani contro cristiani. Per debellare completamente questo movimento spirituale fu però necessario creare il Tribunale dell’Inquisizione, che impiegò settant’anni per estirpare il catarismo dal sud della Francia. Ma una leggenda narra che, durante il rogo di Montségur, una profezia annunciò che dopo sette secoli l’alloro sarebbe nuovamente rifiorito.
I sette secoli sono passati e noi siamo entrati nel periodo profetizzato. Il nostro mondo è entrato in una fase di grandi tensioni. Da una parte, ci sono molti risvolti identitari negativi sia a livello delle nazioni che degli individui. Sono forze di esclusione e divisione che influenzano una parte dell’umanità. Dall’altra parte, c’è una comunità di donne e uomini che ricercano con sempre maggiore intensità un senso per la propria vita, e mettono in pratica valori come la condivisione, la solidarietà, la benevolenza, la tolleranza… valori essenziali per “vivere insieme”. Questo incontro con la scintilla di Luce che ognuno porta nel profondo del suo cuore, costituiva il primo passo del cammino delle stelle che i Catari percorrevano al servizio del Paracleto.
Tuttavia, servire il Paracleto esigeva una straordinaria trasformazione. Questa trasformazione si realizzava grazie a una rigorosa iniziazione nei santuari della Montagna Sacra dell’alta valle dell’Ariège. Finora nessuna ricerca accademica è stata condotta seriamente per determinare se le grotte di questa montagna, situate nella valle di Tarascona sull’Ariège, abbiano avuto una funzione iniziatica nel processo di santificazione sul cammino della Perfezione percorso dai Catari che aspiravano al sommo sacerdozio. Solo lo storico Antonin Gadal sviluppò questa tesi nel suo libro Sul cammino del Santo Graal pubblicato nel 1960.
La trasformazione che conduceva alla perfezione era così impegnativa da richiedere un ambiente estremamente specifico. Non è quindi illegittimo considerare che questa iniziazione avvenisse in santuari preservati dalle influenze del mondo. Invitiamo chi desiderasse approfondire questo argomento di leggere il libro della Signora Rachel Ritman: L’Iniziazione cristico-gnostica presso i Catari. L’iniziazione in questi santuari era basata su una visione gnostica della vita e del mondo. Questa visione era alimentata da antichi testi che i Catari studiavano, come l’Apocrifo di Giovanni o l’Asclepio attribuito a Ermete. Quest’ultimo testo conferma l’orientamento ermetico della gnosi catara.
Attraverso questo orientamento gnostico, il candidato cercava l’emancipazione, il distacco da questo mondo, per riportare al Regno di Luce ciò che gli appartiene. Questa risalita verso la Terra di Luce è sempre stata simbolicamente considerata come l’ascesa della Montagna sacra. Questa ascesa è anche un distacco dalla propria oscurità, dal proprio pantheon personale di Arconti.
È proprio in questo movimento di allontanamento che si situa il mistero dell’endura dei Catari, questa morte ai legami di questo mondo, questa morte che dà la Vita. Questo distacco conduce, nella fase finale, all’incontro con la Natura Perfetta, quella che incoraggia Ermete, bloccato nell’oscuro sotterraneo, a legarsi alla corda di luce che lo isserà fuori dal pozzo di questo mondo.
Questo incontro con il Doppio Celeste è il punto culminante dell’iniziazione. I passi di questa ascensione sono costituiti dall’amore permanente di Dio, della Luce, conformemente all’invito dei Vangeli: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore. Solo questo amore permette una rinuncia intelligente e consapevole del mondo, che è il vero segno di una visione gnostica della vita. Questa rinuncia crea un vuoto interiore in cui si espande il silenzio che permette l’emergere di una conoscenza, di una saggezza di natura molto particolare.
«Da quale matrice e da quale seme nasce il vero uomo?» Chiede Tat nel Corpus Hermeticum. «Dalla Saggezza che pensa nel silenzio e dal seme che è l’Unico Bene, figlio mio», risponde Ermete. Quando il seme interiore, che è della stessa essenza della Natura perfetta, inonda con la sua luce il vuoto interiore che il Perfetto ha stabilito grazie al processo dell’endura, allora si eleva la Saggezza. Questa è il segno della “rinascita”, che è la chiave di volta dell’epopea cristica. Questa rinascita di un’anima vivente, attraverso la sua funzione di mediazione, ripristina l’armonia tra il microcosmo e il macrocosmo. Questa rinascita di una pura anima vivente, ispirata dallo Spirito, era il primo passo sul lungo “cammino delle stelle”. Ma, a differenza di un’immagine diffusa, questo “cammino delle stelle” non confinava il Perfetto ai margini del mondo. Al contrario, tale cammino delle stelle era quello dell’incontro con tutte le scintille di luce, con tutti i semi irradianti come tante stelle scintillanti nel firmamento dei cieli cosmici.
Per il Perfetto Cataro, questo “cammino delle stelle” era quindi un sacerdozio al servizio degli “altri” e cominciava durante la discesa della Montagna Sacra, quando la Porta Mistica, che segnava il limite dei santuari iniziatici della Montagna Sacra della Valle dell’Ariège, era attraversata. Questo ritorno verso il mondo alla fine del supremo incontro con la Natura Perfetta è stato meravigliosamente descritto dal grande mistico iraniano Sohrawardi, di cui Henry Corbin, esperto in gnosi iraniana, ha tradotto gli splendidi racconti del libro L’Arcangelo purpureo. Nel Racconto dell’esilio occidentale, Sohrawardi indica molto chiaramente i suoi obiettivi: invitare “alcuni nobili fratelli” a condividere “l’esperienza suprema che è il Grande Stupore”, la meraviglia assoluta dell’incontro con la Natura Perfetta, la cui potenza trasfigura la coscienza.
Non appena attraversava la Porta Mistica, il Perfetto era confrontato con una nuova esigenza, un’esigenza che elevava la sua perfezione a un livello superiore, poiché la discesa di questa Montagna Sacra, l’allontanamento da questi santuari protettori dove era cresciuta l’anima pura, protetta da questa matrice premurosa e benevola, richiedeva l’abbandono. In questa resa suprema, il Perfetto si liberava di tutti i suoi averi, di tutta la conoscenza, di tutte le certezze, specialmente quella di aver raggiunto il più alto grado di perfezione. Divenuto vuoto, completamente vuoto, diveniva infinitamente pieno di questa Luce che lo aveva guidato per tutta la sua iniziazione, e che avrebbe guidato i suoi passi lungo il suo sacerdozio nel mondo. Perché, come andare incontro agli “altri” senza questo luminoso vuoto? l’unico che può accettare in un’immensa compassione tutte le imperfezioni, tutte le sofferenze, tutte le ferite.
Questa radiosa compassione agiva come un balsamo che guariva le ferite dolorose del tempo e infiammava la nostalgia del ritorno all’Origine.
Questo vuoto e questa disponibilità interiore, ottenuti dal rigoroso processo dell’endura, conferivano al Perfetto la facoltà di accogliere ogni essere nella sua totalità. Questa accoglienza integrale è un legame di natura molto particolare, perché è un legame che appartiene al dominio dell’anima. Ma una tale accoglienza è indispensabile per creare il legame d’amore che costituirà il balsamo guaritore, la consolazione che rassicura, nutre e orienta lo sguardo dell’anima verso il cielo, elevandolo verso il più alto.
Così, da un lato, l’iniziazione catara liberava il candidato dai legami di questo mondo, e dall’altro lo univa in modo intimo al mondo. Ma questi nuovi legami erano quelli dell’Amore. Ogni passo su questa via, guidato dall’Amore, era ispirato dalla preghiera Signore, cosa vuoi che faccia? Con il dono della sua vita al servizio degli altri, il Perfetto irradiava questa Luce interiore, questa pura Luce che infiamma ciò che è della sua stessa natura e che ognuno porta nascosta nel profondo del suo cuore. La discesa della Montagna è quindi un cammino ermetico; il suo scopo è cercare ciò che può essere elevato alla Luce, connetterlo a questa potente e pura radiazione per trasfigurarlo. Questo movimento verso il basso è un intimo legame con il mondo perché l’Amore per il Mondo è più forte di tutto. In questo senso, è il compimento del puro cristianesimo evocato dall’invito del Vangelo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Salita e discesa, preghiera e lavoro, Ora et Labora, questi sono i movimenti dell’Anima della Luce sul cammino delle stelle. Il Perfetto esprimeva con il suo comportamento questi movimenti dell’Anima vivente; gli davano la capacità di prestare particolare attenzione a tutte le forme di vita, riunendole in una visione unitaria del Tutto, in accordo con l’assioma greco “En to pan”, che significa “Nell’Uno il Tutto”.
Questa attitudine paradossale è una specificità della gnosi ermetica. In questo senso, possiamo dire che il catarismo, attraverso il comportamento che ispirava i Buoni uomini e le Buone donne, era un’autentica gnosi ermetica. Possiamo quindi considerare che il catarismo, lungi dall’essere una gnosi dualistica, era una gnosi ermetica.
Le testimonianze nei registri dell’inquisizione mostrano come Buoni uomini e Buone donne lavorassero all’interno della loro società, vicino a tutti, con umiltà e perseveranza. È dunque in questo triplice movimento: verso l’esteriore unendosi agli “altri viventi”, verso l’interiore legandoli “con il nodo dell’amore” e verso l’alto elevando “i suoi sguardi verso il cielo”, che il lavoro al servizio degli “altri” è compiuto. Questo triplice movimento, che descrive il sommo sacerdozio, è una proiezione delle linee di forza spirituali che caratterizzano la Triplice Alleanza della Luce.
Questo triplice movimento è il segno degli “Amici di Dio” di tutte le epoche. Questo triplice movimento verso queste tre direzioni altamente simboliche caratterizza il lavoro della Triplice Alleanza della Luce. Nella fase finale dell’iniziazione, il Perfetto riceveva, come in un sogno, l’invito a proseguire il suo cammino interiore verso le stelle, quelle nei cieli spirituali, lontano dal mondo e dalla sua agitazione, per raggiungere infine la falange dei guardiani della Luce, la Fraternità dei Guardiani del Graal. La loro missione è quella di mantenere sempre attiva l’asse verticale della croce che unisce il nostro mondo alla Terra della Luce. I Guardiani del Graal, grazie al loro orientamento e a un’aspirazione permanente costituiscono una Coppa Sacra nella quale si riversano le pure forze dello Spirito. Questa Coppa deve essere sempre colma, poiché ciò che fuoriesce da essa costituisce gli alimenti sacri, che vengono offerti in risposta alla nostalgia del Regno dei Cieli.
Questi Guardiani del Graal costituiscono il primo pilastro della Triplice Alleanza della Luce. Quando l’anima cerca il legame con questa Fraternità, essa si eleva verso l’alto.
A tutti quelli che si sentono stranieri in questo mondo, l’appello della loro scintilla di luce, l’embrione della pura anima celeste nascosta nel profondo del loro cuore, non lascia loro un attimo in pace.
È questa scintilla di luce che gli scritti gnostici della biblioteca di Nag Hammadi chiamano “goccia di luce”. Questa goccia di luce che la Saggezza ha inviato agli uomini come una promessa di immortalità.
E gli altri? Questa Comunità Universale della Rosa in attesa di un segno, un incontro, una luce nelle tenebre?
In risposta a questa chiamata interiore, il Perfetto ridiscende dalla Montagna Sacra dove, nei quattro anni della sua iniziazione, l’incontro quotidiano con la Luce delle Luci lo aveva profondamente trasformato. Questa trasformazione è una rinascita, quella di un’Anima pura ispirata dallo Spirito. È questa nuova Anima, vivente, luminosa, amorevole, infinitamente libera, che ha guidato il Perfetto all’incontro con gli “altri”. Da allora, lavora con i suoi fratelli e sorelle nello Spirito, nella falange di coloro che attaccano, in ogni istante, a ogni incontro, la Rosa alla Croce e, grazie a questo gesto sacro, si pongono al servizio della Luce delle Luci. Questa missione, nel cuore del mondo, per annunciare l’appello al Ritorno, è una missione senza tempo che porta il sigillo simbolico della Croce con la Rosa.
Questa missione corrisponde a un cammino verso l’esteriore per unirsi “agli altri viventi”.
Il Perfetto aveva un terzo cammino che gli era offerto, quello di custode e di guida dell’iniziazione al servizio dei candidati che si impegnavano sull’arduo cammino della trasfigurazione. Entrava allora nel sommo sacerdozio al servizio della Fraternità dei Catari.
Questo sacerdozio era basato su tre aspetti principali. Preservare l’elevata purezza del campo di forza spirituale della Chiesa Catara; preservare la purezza dell’Insegnamento cristico originale, di cui il Vangelo di Giovanni era una testimonianza scritta; preservare la purezza dei sacramenti così come erano stati praticati dai primi gnostici cristiani, in particolare il Consolamentum.
Questo cammino è quello del movimento verso l’interiore, verso la sorgente della Gnosi, la fonte da cui emanano tutti gli scritti sacri e gli atti più puri. Questi tre cammini, che si aprivano al Perfetto alla fine della sua iniziazione nei santuari protetti della Chiesa Catara, rispondevano a un’esigenza fondamentale: quella di mantenere sempre aperto il cammino di ritorno all’Origine. Questa triplice esigenza è quindi stata – da sempre – posta sotto la responsabilità della Triplice Alleanza della Luce: Graal, Catari e Rosacroce. Le missioni di questa Triplice Alleanza, che formano un tutto inscindibile, sono senza tempo, servono l’umanità nel suo lungo cammino delle stelle. È sotto le ali di questa triplice Alleanza che la Comunità dei Perfetti si poneva per esercitare in tutta la sua pienezza il suo sacerdozio, descritto in modo così chiaro da queste poche parole di Ermete nell’Asclepio: Ammirare e adorare le cose celesti, prendersi cura delle cose terrestri e governarle.
Articolo tratto dalla rivista Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum
Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro
https://www.lectoriumrosicrucianum.it/
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