
Victor Vegan con i protagonisti del film, Marco Serra Degani e Chiara Piscitelli
Il suo film, pluripremiato all’estero, non è ancora adeguatamene valorizzato in Italia
Abbiamo incontrato Victor Vegan, al secolo Loris Fiore il regista chivassese che i lettori di Civico20News ben conoscono, per parlare del suo ultimo film “Le ragioni dell’altro”, che contiene tra l’altro precisi riferimenti a due protagonisti della vita religiosa di Chivasso, il Beato Angelo Carletti e la Beata Bartolomea Carletti.
Victor, quali tematiche ha inteso affrontare nel suo film “Le ragioni dell’altro”?
La trama propone Raffaele Valenti, professore di storia dell’arte interpretato da Marco Serra Degani, che si trasferisce da Bologna a Chivasso e si innamora di Edwige, una sua collega, interpretata da Chiara Piscitelli. Raffaele è un cristiano di fede avventista, contrario alla Chiesa cattolica, ma inizia ad apprezzarne alcuni aspetti, conoscendo le storie del Beato Angelo Carletti e della Beata Bartolomea Carletti, la quale – a differenza del santo patrono di Chivasso – aveva un atteggiamento più aperto verso i credenti di altre fedi. Questo aiuterà Raffaele a superare i suoi pregiudizi. È evidente come il mio film intenda portare un messaggio di vicendevole apertura culturale e di pace.
Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti. È soddisfatto?
“Le ragioni dell’altro” ha ottenuto cinque premi, tra cui Myanmar Film Critics Awards, Phuket International Film Festival in Thailandia, il Mont Blanc International Film Festival di Parigi e il Global Cinefest di Lisbona. Sono tutti premi conseguiti all’estero. In Italia, nei vari festival il mio film non ha ancora ottenuto l’attenzione che ritengo meritasse sia per le tematiche affrontate, i temi di tolleranza e accettazione delle diversità, sia per i numerosi legami non soltanto con Chivasso, ma anche con numerose altre regioni italiane e non solo.
Ci vuole spiegare meglio queste affermazioni?
Io ho radici sia siciliane da parte materna che piemontesi da parte paterna, i Fiore, originari di Monforte d’Alba e dintorni, si sono trasferiti a Chivasso nel 1700: questa cittadina, in passato capitale del Monferrato, mi ha ispirato oltre a questa, numerose realizzazioni cinematografiche e televisive.
Per “Le ragioni dell’altro” mi sono avvalso anche della collaborazione di Giorgio Baietti e Giuseppe Schippa, ricercatori e studiosi esperti dei Catari, di Maria Maddalena, San Francesco e Santa Chiara d’Assisi.
In alcune scene si parla in Arpitano, in ricordo di questa antica “lingua” proto-piemontese, perché sono sempre stato a favore alla salvaguardia delle parlate autoctone. Avrei voluto inserire qualche frase in veneto, per citare la mia adorata nonna, Rina Buson, che si trasferì a Chivasso sul finire degli anni Venti, con tutti i relativi problemi, visti i tempi ancora più chiusi di oggi. Lei dovette superare le difficoltà conseguenti alla morte di sua mamma, Erminia Merlin, di origini sudtirolesi: sorsero conflitti con la matrigna, che non voleva si parlasse in ladino, ma soltanto in italiano, cancellando così parte delle sue origini. Mi spiace di averla conosciuta soltanto attraverso i racconti – e i dolci di questa regione – preparati dalla mia nonna…
Nella trama ho inserito un dialogo telefonico della protagonista Edwige, con l’amico di famiglia Marco Cestari, studioso altoatesino grande esperto della Cabala, che interpreta se stesso: Edwige si rivolge a lui proprio per ottenere rivelazioni sulla questa misteriosa disciplina gnostica.

Certamente nel suo film vi sono precisi riferimenti con Chivasso e con numerose altre regioni italiane. Curioso il fatto che il “Le ragioni dell’altro” sia stato finora più apprezzato all’estero che nel nostro Paese. Cosa si sente di dire in conclusione?
Come ho già detto, il mio film si propone di accrescere gli orizzonti culturali del pubblico e di stimolare l’interesse per la conoscenza e l’approfondimento delle convinzioni e delle fedi degli altri, per contribuire a propagare un invito alla pace, alla disponibilità e alla comprensione reciproca. Ma ho anche sottolineato i forti legami, culturali ed emotivi, con il territorio italiano. E per questo motivo, mi amareggia lo scarso interesse dimostrato sinora dai festival italiani nei suoi confronti, anche se mi fa molto piacere l’apprezzamento manifestato all’estero.
Anche se il mio film può essere visto in tutto il mondo grazie alla rete, mi farebbe molto piacere vederlo proiettato in qualche sala cinematografica, perché da vecchio cineasta, sento ancora il fascino e la magia della proiezione sul grande schermo.
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Complimenti per le accurate ricostruzioni storiche.