Di Alessandro Mella
Il Canavese e la provincia di Torino costudiscono, come tutta Italia del resto, una quantità incredibile di meraviglie storiche, culturali ed architettoniche.
A poca distanza dalla cappella di Santa Maria di Spinerano, nel territorio di San Carlo Canavese, si trova in Ciriè la coeva chiesa di San Martino detta anche “di Liramo”. (1) Indicazione ritenuta però erronea ed attribuibile ad errori piuttosto remoti in cui incapparono nel passato alcuni studiosi.
La prima parte dell’edificio fu innalzata attorno al X-XI secolo, poco fuori le mura del borgo, ma successivamente, tra XI e XII, furono apportati alcuni ampliamenti con l’aggiunta del campanile e di una seconda navata.
Secondo una pergamena del 1158 in un primo tempo l’edificio fu affidato ai frati del Gran San Bernardo per volontà del vescovo Carlo.
La chiesa fu nel tempo decorata con pregevoli affreschi i quali, alle volte, furono ricoperti con nuove rappresentazioni dipinte nelle varie epoche e lungo tutto il Medioevo. All’interno, inoltre, sono conservate lapidi di epoca romana rinvenute sul territorio ciriacese.
Rimaneggiata più volte nei secoli, talvolta in modo brusco e devastante come nel 1754 quando l’ingresso fu forzatamente spostato sul lato opposto, fortunatamente visse anche stagioni più felici con importanti campagne di restauri nel 1900, 1920 e nel secondo dopoguerra (recentemente anche con il contributo dei Lyons di Ciriè e Valli di Lanzo). Vi è da dire che i lavori apportati nel Settecento, per quanto invasivi e forse un poco selvaggi, trovavano giustificazione nel lungo abbandono seguito all’edificazione della parrocchia di San Giuseppe nel Seicento:
Ciriè, che ha visto, con infinita melanconia, schiantare, il magnifico parco dei marchesi Doria, vede ora, con dolce letizia, riconsacrata al culto e alla memoria di quei suoi figli che morirono nella guerra europea una sua chiesa millenaria.
Una chiesa che le ingiurie del tempo e più ancora la noncuranza degli uomini, avevano fatta ritenere come perduta e che in poco tempo invece, per il vivo interessamento cittadino, e per la operosità di poche menti elette, sorride di una nuova freschezza.
Una chiesa antichissima, uno dei primi edifici sacri in muratura di questo nostro Piemonte. Fondata nel 900, ampliata nel 1000, restaurata nel 1200, trasformata nel 1700, di queste successive, ampliazioni e trasformazioni, così come dei caratteri fondamentali dell’epoca in cui sorse, sotto un’apparente indecorosa miseria o rabberciatura, conservava delle tracce bellissime, degne di amoroso studio e di diligenti cure.
Non più adibita al culto, era stata affittata ad un tagliapietre che se ne serviva come di un deposito per materiali ed attrezzi. Una profanazione. (2)
Del resto, il 5 aprile 1910, regnante Vittorio Emanuele III, la struttura fu dichiarata monumento nazionale da tutelare con regio decreto:
Già alla fine del ‘500 aveva murature e arredi molto deteriorati, e, dopo l’edificazione della Chiesa di San Giuseppe all’interno del borgo, fu abbandonata. A metà del secolo XVIII fu trasformata e ridotta all’attuale aspetto.
Della chiesa di San Martino si sono occupati i maggiori studiosi d’arte romanica, formulando varie ipotesi di datazione e di lettura formale degli affreschi medievali. È considerata uno dei più interessanti reperti dell’architettura religiosa romanica in Piemonte ed è monumento nazionale dal 5 aprile 1910. (3)
Dopo la Grande Guerra, per iniziativa di don Giachetti, all’interno dell’antica chiesa fu eretto un piccolo monumento in memoria dei caduti del recente conflitto. (4)
Recentemente il noto critico d’arte, Vittorio Sgarbi, ha visitato la Cappella di San Martino:
“Ma lo sa che avete proprio una bella chiesa romanica? Me la fa visitare?”. Questo il tenore dell’inattesa telefonata ricevuta dal sindaco, Loredana Devietti, venerdì scorso. “In tarda mattinata – racconta la Devietti – ho ricevuto una chiamata particolare: “Sono Vittorio Sgarbi, sono a Ciriè davanti a una bellissima chiesa romanica… mi piacerebbe visitarla. Non ho molto tempo ma se mi accompagna…”. Detto fatto, il tempo di raggiungere piazza San Martino e il sindaco ha aperto la chiesa a Sgarbi. (5)
Occasionalmente, in momenti particolari o nel corso delle giornate Fai, quest’opera pregevole viene aperta al pubblico. Scopo di questo articoletto non è certo approfondire il tema, studiato e descritto da studiosi di grande valore e maggior merito in tante opere, ma risvegliare la curiosità del lettore per dargli uno spunto, un’idea, per una visita che, senz’altro, si raccomanda.
Alessandro Mella
NOTE
1) Sono innumerevoli i testi, saggi, volumi e ricerche dedicate a questo capolavoro. Interessanti spunti si possono trovare in particolare nel volume di Angelo Sismonda, Notizie storiche di Ciriè, edito nel 1924.
2) La Stampa, 154, Anno LV, 30 giugno 1921, p. 3.
3) Il Risveglio, 43, Anno LXXI, 5 novembre 2009, p. 9.
4) La Stampa, 275, Anno LVII, 19 novembre 1923, p. 4.
5) La Voce, 12, Anno XVI, 22 marzo 2022, p. 28.
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