
Uno scrigno di arte, devozione e miracoli nei secoli, con gli ex voto in mostra
Il Santuario della SS. Annunziata, a chi arriva dal centro di Chieri, presenta un’immagine sbiadita, un muro perimetrale absidale con un esile campanile, mentre la facciata è ben visibile per chi entra in città da quella direzione. Il motivo della posizione ed orientamento risale al medioevo, quando qui esisteva un “hospitale”.
Il Santuario della SS. Annunziata appartiene alla Confraternita di San Giovanni Decollato o della Misericordia, che ha sede in piazza Trieste 1, dal 1678, quando il Santuario diventa di sua proprietà grazie ad una Bolla di Papa Innocenzo XI, datata 23 aprile 1678. Sorge sul luogo di una primitiva chiesa del 1401, annessa all’Ospedale dei Gribaudenghi (o dell’Annunziata), fondato nel 1278, poi inglobato nell’Ospedale Maggiore nel secolo XVI; nel 1553, per la precisione, insieme ad altri ospedali della città (1).
Questo era uno dei luoghi di ospitalità per i pellegrini in transito, o anche per un chierese che rimanesse al di fuori delle mura dopo il tramonto, quando le porte medievali della città venivano chiuse. Dopo l’annessione cinquecentesca, l’edificio civile inizia la sua decadenza, fino alla scomparsa, ma non così avviene per la sua cappella, cara ai chieresi, che diventa meta di viaggi e pellegrinaggi, quando inizia a diffondersi la voce di prodigi che avvengono al suo cospetto.
Il più noto è il cosiddetto “miracolo del mutolo”, verificatosi il 29 aprile 1651. Antonio, giovane garzone a servizio presso la famiglia Robbio, è muto dalla nascita; riacquista la parola, inspiegabilmente, mentre è in preghiera davanti al dipinto. La notizia varca le mura urbane e giunge al vescovo di Torino, Giulio Cesare Bergera (2). Si inizia, quindi, la costruzione di una chiesa più grande, per ricordare il miracolo.
La prima Madama Reale, Maria Cristina di Borbone, appoggia l’idea e vi contribuisce, mette a disposizione l’architetto, frate carmelitano, Andrea Costaguta (3). La prima pietra è posata il 21 novembre 1651, alla presenza del Duca Carlo Emanuele II e della Madama Reale. Il Santuario, che sostituisce la cappella, è portato a compimento in soli quattro anni, nel 1655, e ingloba il muro con il dipinto dell’Annunciazione. L’opera, risalente al secolo XV, è risultata anonima per secoli: è stata di recente attribuita all’artista francescano Gilles Tavernier (o di Fiandra), residente nel convento francescano di Chieri, grazie ad una scoperta documentale di archivio, in cui si è trovata la commissione dell’opera: l’affresco, una rara pittura ad olio su parete, è stato voluto dal Canonico della Collegiata Enrico Rampart, nativo della diocesi di Lovanio in Belgio, il cui sepolcro chierese risulta disperso (4).
Nel 1678 il Santuario viene affidato alla Confraternita della Misericordia (o di San Giovanni Decollato) che, per l’obbligo di recitare l’Ufficio Divino, avverte la necessità di costruire un coro. L’incarico spetta, nel 1698, all’architetto chierese Michelangelo Garove che aggiunge alla costruzione, alle spalle del presbiterio, un altro corpo di fabbrica, che si compone di una sacrestia al piano terreno, il coro al livello superiore e il piccolo campanile triangolare.
Nella ristrutturazione del 1851, su disegno del Canonico della Collegiata Giovanni Emanuele Cavaglià, si realizza anche la scenografica edicola che racchiude la scena dell’Annunciazione. Un altro restauro, previsto nel 1938-40 e ideato dal Rettore e Canonico Olimpio Torta, si realizza solo per gli intonaci, a causa della guerra. Il suo successore, Lorenzo Burzio, provvede al rivestimento in marmo, a partire dal 1949. E proprio sui marmi delle pareti interne sono scolpiti i nomi dei benemeriti chieresi che hanno contribuito alla posa in opera dei nuovi materiali.
Il Santuario continua ancora ancora oggi ad essere retto da un cappellano, al momento l’incarico è ricoperto da don Gianni Sacchetti.
Sei cappelle scandiscono l’interno. A sinistra, abbiamo la Cappella dei Re Magi, che contiene la Adorazione dei Magi del fiammingo Jean Claret (c. 1599-1679), e due piccole cappelle, dedicate a S. Pietro e S. Giovanni Decollato e alla B. V. della Misericordia. A destra, nella Cappella di S. Michele Arcangelo, troviamo una copia anonima del San Michele Arcangelo di Guido Reni. Su questo lato vi sono altre due piccole Cappelle, dedicate a S. Anna e a S. Giuseppe.
Una particolarità è costituita dalle decine di ex voto che costellano i muri della sala della Confraternita, posta dietro l’altare maggiore. La mostra “Per grazia ricevuta”, inaugurata sabato 11 maggio scorso, sarà aperta nei fine settimana del mese di maggio, per permettere di ammirarli. Un esempio ne sono i cavalli imbizzarriti che trainano un pesante carro di fieno contro un ciclista, che finisce sotto le massicce ruote di legno e si rialza indenne. Potrebbe essere un miracolo, propiziato dalla Vergine Annunziata, alla quale i chieresi sono devoti da secoli. L’ingresso è libero, dalle 16 alle 18.30.
La Confraternita della Misericordia, oggi, è una associazione laicale che conta un centinaio di iscritti, attiva nel campo sociale ed umanitario, come dimostra “il carrello del Santuario”, che si raccoglie durante la messa domenicale, a favore dei più bisognosi. Si occupa, inoltre, della tutela e conservazione del Santuario e del suo archivio; organizza eventi e serate culturali, concerti e mostre. Presente sul territorio dal 1577, è la prima sorella piemontese della Confraternita omonima voluta a Roma da Papa S. Pio V.
Ringrazio la Confraternita della Misericordia e Antonio Mignozzetti per il gentile accompagnamento alla chiesa ed alla mostra.
Per info e contatti:
www.confraternitachieriannunziata.org
info@confraternitachieriannunziata.org
Note
1.L’Ospedale Maggiore di Chieri p fondato nel luglio del 1383 e si amplia sino al 1553, anno in cui viene accorpato ad altre cinque “infermerie” della città. A sud dell’Ospedale c’era il Convento di San Benedetto, con annessa chiesetta. Il Padre Cistercense che vi celebrava le Sante Messe proveniva dall’Abbazia di Casanova ed aveva anche l’incarico di archivista e storico della città, cioè “Massaro del Comune”. Nel 1712 il Convento è accorpato all’Ospedale, per poi essere demolito, nel 1751, per la costruzione di una nuova ala dell’Ospedale.
2.Giulio Cesare Bergera, dei Conti di Cavallerleone, è Vescovo di Torino dal 1642 al 1660.
3.Andrea Costaguta (Chiavari 1610 – Sassoferrato 1670), appartenente all’Ordine dei carmelitani Scalzi. A lui si devono, a Torino, i progetti e le realizzazioni della chiesa di Santa Teresa, realizzata tra il 1642 e il 1674 e il complesso conventuale di San Francesco da Paola, costruito a partire dal 1632. Processato e condannato nel 1655 per un episodio accaduto nella città natale, di cui non abbiamo notizie, sconta la sua pena confinato nel Convento di Sassoferrato, nelle Marche, dove probabilmente muore nel 1670.
4.Il sacerdote fiammingo Enrico Rampart giunge a Chieri nel Quattrocento e vi rimane per oltre cinquant’anni, a lungo “sindaco” e “governatore” dell’Ospedale dell’Annunziata, che ricostruisce interamente insieme alla cappella omonima. Intorno al 1483 entra a far parte del Capitolo dei Canonici; grande benefattore della Collegiata. Morto nel 1509, è sepolto nella cappella di San Martino, la sua tomba è al centro di una curiosa vicenda. Nel 1622 i Diano rinunciano alla loro cappella e acquistano quella dei Tabussi, dedicata a San Lorenzo (la penultima della navata destra guardando l’altar maggiore) che, da quel momento, assume il titolo di entrambi i Santi, Lorenzo e Martino. Nella nuova cappella si trasferisce anche la tomba del Rampart. Alla fine dell’Ottocento, in occasione del grande restauro del Duomo curato da Edoardo Arborio Mella, la tomba finisce sotto il nuovo pavimento. Lo storico Antonio Bosio, che la vede prima che scomparisse, annota che si trovava nella cappella dei Santi Lorenzo e Martino “… nel pavimento dal lato dell’epistola verso la Cappella della Visitazione… coperta con una grossa pietra sulla quale era incisa l’arma dei Fiordaligi ed il nome Henricus Rampart in caratteri gotici. In quel coperchio vi era incastrato un anello di ferro”.