Di Alessandro Mella
Molti anni fa mi capitò di fermarmi su di una storia di cui non sono mai venuto del tutto a capo. Presi appunti in maniera forse caotica e disordinata, avevo altra età, ed ascoltai parole e voci senza mai trovare una soluzione. Si figuri che a quest’uomo è dedicato il gruppo sportivo dei vigili del fuoco di Cuneo e sul sito si parla di una morte dovuta ai nazifascisti. Purtroppo, la realtà fu diversa e più complessa. Una delle tante difficili vicende degli ultimi mesi di guerra in Italia.
Da numerosi documenti d’archivio e non solo ebbi modo di scoprire che Francesco Mottura era nato a Villafranca Piemonte, in provincia di Torino, il 26 luglio 1889, figlio di Domenico e Teresa Gerbero. (1)
Giovanissimo si era laureato in ingegneria per poi prendere parte alla Prima guerra mondiale come tenente d’artiglieria. Ebbe la promozione a capitano, nella milizia territoriale, nel 1927 seppure con decorrenza di dieci anni prima. (2) Nel suo medagliere figuravano la croce di cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia, una croce al merito di guerra e le medaglie commemorative interalleata e della campagna di guerra 1915-1918. (3)
Tornato dal conflitto aveva preso servizio nel corpo dei civici pompieri di Torino ove per anni si era fatto onore guadagnandosi, lo si evince dalle cronache dei giornali del tempo, fama di capace e coraggioso ufficiale. Tuttavia, con la nascita del corpo nazionale dei vigili del fuoco, egli fu destinato al comando del 28° corpo Cuneo con il grado di ufficiale di terza classe (equivalente a maggiore):
L’Ing. Mottura al comando dei Vigili del Fuoco di Cuneo. Ci comunicano da Cuneo: Per disposizione del Ministero dell’Interno, Direzione Generale dei Servizi Antincendi l’ing. Mottura Francesco, dell’83° Corpo Vigili del Fuoco di Torino, ha assunto il Comando Interinale del 28° Corpo dei Vigili del Fuoco di Cuneo. Lo scambio della consegna tra il Comandante uscente ing. Perdomo Aleramo e l’ing. Mottura ha avuto luogo nella giornata di ieri. Davanti al Corpo schierato nel cortile della Caserma, l’ing. Mottura ha ringraziato l’ing. Perdomo per l’opera intelligente e fattiva svolta ed ha brevemente esposto il suo programma di lavoro. (4)
Qui egli comandò i suoi vigili con serietà e sobrietà nel pieno del conflitto mondiale ma quando vennero i mesi terribili della guerra civile italiana, della contrapposizione violenta tra i militi della Repubblica Sociale Italiana ed i combattenti partigiani, anche lui finì per essere travolto dalla bufera.
Tutto accadde nei giorni della liberazione e fu il vicecomandante, l’ufficiale volontario geom. Paolo Silvestro, a relazionare sui fatti alle autorità.
La sera del 3 maggio 1945 una Fiat Balilla gialla, con una grottesca ed autoprodotta scritta “Polizia” su di un fianco, entrò nel cortile della caserma e ne scesero alcuni elementi vestiti apparentemente da partigiani. Chiesero del comandante il quale, poco lontano, stava leggendo il giornale e non solo non si negò ma ad un tratto salì in auto con gli sconosciuti allontanandosi tra lo stupore dei pochi presenti. I quali avevano solo sentito che l’ing. Mottura era atteso “al comando” e notato che le porte, da un lato, erano bloccate evidentemente per impedire la fuga dei passeggeri.
Al suo ritorno in caserma, ed appresa della strana partenza del comandante, l’ufficiale Silvestro si prodigò immediatamente per cercare notizie ovunque senza riuscire a scoprire dove fosse stato condotto e da chi. Nessuna delle molte telefonate produsse risposte. La disperazione prese a crescere non senza ragioni perché la salma di un ufficiale dei vigili del fuoco fu ritrovata all’alba del giorno dopo vicino ad un serbatoio dell’acquedotto comunale di Cuneo, sito in Borgo San Dalmazzo nei pressi della linea ferroviaria e poco distante da un sottopassaggio.
Il corpo dell’ing. Mottura fu riportato in caserma ove venne allestita la camera ardente e su disposizione del prefetto del CLN disposto il funerale solenne. Questo dettaglio è assai indicativo perché le autorità vicine alla Resistenza mai avrebbero concesso il funerale solenne ad una figura uccisa per crimini legati al passato ed appena caduto regime repubblicano fascista. Dunque, perché uccidere l’inerme e bravo ufficiale Francesco Mottura?
Molti anni fa lo scrivente provò a chiedere a qualche anziano pompiere cuneese, ma ebbe solo qualche borbottio su una faccenda di “bidoni di benzina”. Possibile che il Mottura avesse scoperto qualche ruberia da parte di qualche vigile disonesto? Difficile a dirsi, le voci non sono documenti e spesso finiscono per condirsi con molta fantasia. Quel che è certo è che il nostro fu rapito in caserma da sedicenti partigiani che evidentemente, abusando di tale qualifica o spacciandosi per tali, approfittarono di quei drammatici momenti per regolare conti personali. L’ufficiale fu vilmente assassinato e rinvenuto cadavere qualche giorno dopo. Che dietro a questa brutta vicenda ci fossero ragioni tutt’altro che nobili lo si evince anche da uno dei pochi documenti sul tema. Ed il fatto che una fonte così di parte, il periodico del Partito Comunista l’Unità, si fosse espresso in questi termini pare piuttosto indicativo:
I fatti di Villafranca P. dinanzi al tribunale di Pinerolo. Pinerolo, 8 dicembre. Un interessante dibattito è iniziato nell’aula del nostro tribunale. Gli (Omissis) domiciliati a Villafranca P. devono rispondere di furto aggravato «per essersi in regione Mottura di Villafranca Piemonte, in epoca imprecisata dell’anno 1945, in concorso fra loro e con altri non identificati, impossessati di mobili ed oggetti vari in danno di Francesco Mottura, sottraendoli al fine di trarne profitto, dalla di lui abitazione in cui si erano introdotti approfittando dell’assenza del proprietario».
Questo è quanto afferma la sentenza di rinvio a giudizio emanata il 18 ottobre 1950 dalle Sezione istruttoria presso la Corte d’Appello di Torino. È bene precisare che in questa sezione istruttoria i (Omissis) erano interessati in quanto indirettamente convolti in un fatto di sangue, avvenuto nel Cuneese il 4 maggio 1945, in cui fu ucciso con tre colpi di pistola un ufficiale dei vigili del fuoco, ing. Francesco Mottura, proprietario della villa in Villafranca Piemonte, dalla quale i due (Omissis), sempre secondo l’accusa, avrebbero asportato i mobili.
In istruttoria venivano pertanto assolti, per non aver commesso il fatto, l’ex partigiano (Omissis) quale presunto autore dell’omicidio del Mottura, e altri 5 imputati dal reato di furto aggravato, beneficiando dell’amnistia concessa ai partigiani, essendo stato riconosciuto che l’azione allora intrapresa era dettata da esigenze di guerra.
I due (Omissis) non partigiani ma solo collaboratori, non poterono usufruire di tale beneficio di legge e venivano pertanto rinviati a giudizio perso il Tribunale di Pinerolo, per rispondere di furto aggravato nei confronti del fu Francesco Mottura.
La parte lesa, la vedova signora Matilde Smeriglio in Mottura, non costituitasi parte civile, ha ribadito le accuse contro i due (Omissis) la cui tesi difensiva è basata sul fatto che la loro azione è stata eseguita e condotta a termine non per trarne profitto ma bensì per esigenze belliche avendo i partigiani necessità di mobilio. La Corte rinviava il dibattito al 10 gennaio prossimo per la escussione di nuovi testi. (5)
Non so se un giorno si scopriranno le vere ragioni di questo assassinio. Mottura non era un criminale di guerra, un fascista efferato od un rastrellatore. Fu ucciso per rapina? Per sopprimere il testimone di qualche fatto increscioso? Perché come comandante dei vigili del fuoco fu grottescamente identificato come esponente del governo fascista repubblicano appena crollato?
Oggi è impossibile dare risposta a queste domande ma al momento Francesco Mottura pare una vittima innocente di tempi bui, oscuri, in cui l’assuefazione alla violenza rese la vita umana di poco valore. Una vittima cui furono riconosciuti onori e rispetto dalle stesse autorità prefettizie del Comitato di Liberazione Nazionale. Il che conforta ed almeno rassicura sulla limpidezza della sua figura. Quella che con queste poche righe abbiamo tentato di ricordare nella speranza che un giorno si possa ristabilire la verità relativa a questa vicenda.
Alessandro Mella
NOTE
1)http://www.laltraverita.it/ricerca21b.php?nome=Mottura%20Francesco%20%20%20&%20data_morte=04/05/1945 (Consultato il 24 settembre 2023).
2) Bollettino Ufficiale, Ministero della Guerra, Dispensa 22, 28 maggio 1927, p. 1210.
3) Ruoli di Anzianità del personale delle amministrazioni dipendenti al 1° gennaio 1941, Ministero dell’Interno, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1941, p. 211.
4) Stampa Sera, 256, Anno LXXIII, 28 ottobre 1939, p. 2.
5) L’Unità – Organo del Partito Comunista Italiano, 294, Anno XXVII, 9 dicembre 1950, p. 6.
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