Tra coscienza e consapevolezza
Chi mi ha seguito altre volte ha letto la mia affermazione che il nostro concetto di vita non deve confondersi con il concetto di esistere, la vita si contrappone alla morte, ovvero un inizio e una fine, e quando intendiamo pianeta abitabile lo intendiamo per le caratteristiche fisiche del nostro involucro, qualcuno crede nella nostra parte spirituale, figli di Dio, preferisco definirci entità cosmiche in evoluzione.
Tutto ciò che esiste vibra, la frequenza vibratoria determina la conduzione evolutiva dell’entità, i minerali vibrano poco ma esistono, i vegetali hanno una frequenza maggiore e quindi sono più evoluti, continuando in crescendo gli animali e poi l’uomo, se pensiamo di essere al culmine dell’evoluzione ci sbagliamo e di tanto.
Il nostro cervello è un hardware e per molti versi ancora sconosciuto.
L’aver definito hardware il cervello ha forse stupito chi mi legge, chiedo venia e preciso il cervello è anche software, come i quark che possono essere particella o onda, solo pochi utilizzano il software in modo consapevole, tutti gli altri lo usano senza saperlo, attribuendo alla casualità o all’intuizione o alla fortuna certi risultati sorprendenti e del tutto inattesi, l’hardware viene così posto all’esclusivo servizio dei sensi e del veicolo materiale chiamato uomo con il quale si sono confusi, pensando sia tutto ciò che esiste, ignorando la nostra natura cosmica, confondendo l’impermanente con il permanente.
Entità cosmiche possono esistere ovunque, anche nelle stelle, nel nostro sole, chi si stupisse di questa considerazione perché a quelle temperature niente può sussistere, ribatto entità fotoniche di idrogeno ed elio, perché no! Semplicemente entità con un software idoneo con caratteristiche per noi inimmaginabili visto che non siamo ancora in grado di conoscere coscientemente il nostro.
Coscientemente mi ispira il termine coscienza la cui interpretazione è prismatica, ossia presenta molte facce, amo definire la coscienza come consapevolezza del principio evolutivo.
La fisica quantistica che ha in parte destabilizzato non solo la fisica classica inserendo il concetto probabilistico, in qualche misura ha aiutato oltre che il progresso scientifico, anche il pensiero metafisico riferito all’evoluzione, dimostrando che è anch’essa probabilistica, perché il fine che nessuno conosce neppure le entità cosmiche più evolute, non può che essere probabilistico in quanto si sviluppa man mano che evolve, non è pianificabile o prevedibile, in quanto si crea mentre evolve, una variabile che l’hardware definirebbe libero arbitrio, ma che è molto di più e che il nostro software non ha ancora compiutamente elaborato.
Concludendo: tutto ciò che esiste vibra, la vibrazione è l’hardware della materia, la frequenza vibratoria attiva il software che è il principio evolutivo, l’evoluzione è probabilistica in quanto avviene a seconda di come viene interpretata, per il nostro lessico abituale, secondo il libero arbitrio, non amo gli inglesismi, ma insight credo si avvicini meglio al concetto.
La ricerca dell’ingrediente ultimo non avverrà attraverso gli algoritmi, perché non è di natura matematica o scientifica, è ben altra sostanza quella che Shakespeare descriveva nella Tempesta “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita.
Il sogno è dimensione software e forse l’aveva capito il grande Bardo, nell’immortalità della sua anima nel passaggio a dimensione superiore oggi scriverebbe “i nostri sogni, prodromi delle nostre anime coscienti, sono sostanza del Tutto di cui siamo parte e vicenda cosmica “.
immagine di copertina di G.Guerreri
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