
Un mistero nella sua vita: Federico Barbarossa è stato a Torino?
In un tempo lontanissimo e in un territorio geografico e politico assai diverso da oggi, tra forti lotte feudali, nasce Umberto Conte di Moriana e di Savoia (1136? – 1188). Come i suoi predecessori, porta il titolo gentilizio di Conte in Moriana (introdotto nella documentazione storica a partire da Amedeo III) e di Marchese in Italia (adottato a partire da Umberto II). Egli nasce verso il 1136 nel castello di Avigliana, figlio del Conte Amedeo III (1095 – 1148) e di Matilde dei Conti d’Albon. Eredita dal padre e dal nonno Umberto II (detto il Rinforzato, 1065 – 1103) il sogno unitario di ricostituire il disciolto Regno di Borgogna; in contrasto con la politica accentratrice dei sovrani francesi e con l’affermazione universalistica di Federico I Barbarossa, si trova a svolgere un’accorta politica di assoggettamento delle signorie feudali confinanti con i suoi territori.
Dopo la morte del padre Amedeo III, avvenuta nel 1148 a Nicosia, l’educazione del giovane Umberto è affidata a al Vescovo Amedeo di Losanna (1110 – 1159, allievo di San Bernardo di Chiaravalle), già Abate di Hautecombe; sotto la sua guida il giovane compie notevoli progressi negli studi e nella formazione spirituale, arrivando in certi momenti a disprezzare lo splendore dei fasti mondani per darsi alla preghiera, alla meditazione ed alla penitenza.
Umberto tenta di intromettersi nella politica della Contea di Provenza, come dimostrerebbe il suo matrimonio, avvenuto entro il 1152 con la nobildonna Faidiva, collocata dalla tradizione storiografica nella dinastia dei Conti di Tolosa, che morirà presto senza figli.
Il genealogista Carrone ha dubitato della nascita del Conte nel 1136, già affermata dal Guichenon (che aveva pubblicato un documento con la data del matrimonio risalente all’anno 1151, alla giovane età di quattordici o quindici anni), ed antepone la nascita verso il 1132. In questi ragionamenti a posterior, occorre tener conto che la vita umana allora era più breve e che i costumi medievali non disdegnavano impegni matrimoniali fra nascituri o fanciulli.
Più tardi, Umberto sposa una cugina, Gertrude, figlia del Conte Thierry di Fiandra e di Clemenza di Borgogna, sorella di Papa Callisto II e di Gisella, madre di Amedeo III. Questo secondo matrimonio viene annullato per sterilità.
Nel frattempo, nella contesa fra Papato e Impero, «Federico giunge a Torino alla Madonna d’Agosto con la consorte Beatrice, con il seguito risale la valle di Susa e supera il Moncenisio», come scrive Michele Ruggiero (Storia del Piemonte, pag. 112, Piemonte in Bancarella, 1979). Nel 1154, dopo aver devastato Chieri, l’Imperatore è raggiunto dal delfino Guigo V, che gli rinnova fedeltà e ottiene il permesso di istituire una zecca a Cesana, in concorrenza con quella segusina controllata dai Savoia. Nel 1159 l’Imperatore accorda alla Chiesa torinese ampie concessioni, che comprendono la giurisdizione pubblica sulla città e sulle dieci miglia circostanti, oltre al possesso di “curtes” e castelli; alcuni dei diritti concessi, come le decime della valle di Susa e il controllo di Pinerolo e di San Michele della Chiusa, riducono l’area di influenza umbertina. Le concessioni del 1159 pongono, inoltre, le basi per il compattamento politico della pianura circostante la città di Torino entro un principato vescovile, che costituirà, sino ai primi anni del Duecento, il più serio ostacolo alla penetrazione sabauda in Piemonte
Nel 1164 Umberto sposa Clemenza di Zähringhen, sorella di Bertoldo IV, che gli dà due figlie: Alice e Sofia.
Tre anni dopo, l’occasione per il decisivo avvicinamento all’Impero gli viene offerta dalle difficoltà incontrate dal Barbarossa nell’inverno del 1167-68, al termine della quarta campagna d’Italia. Umberto, grazie forse alla mediazione di Guglielmo V di Monferrato e di Bertoldo IV di Zähringen, offre al sovrano – il cui esercito, decimato dalle febbri, è bloccato da forze ostili nella pianura padana – una via d’uscita dall’Italia attraverso i suoi domini e Federico può raggiungere la Borgogna attraverso il valico del Moncenisio. Lo storico Giovanni di Salisbury narra che Umberto si fa promettere dal Barbarossa, in quell’occasione, ingenti contropartite in termini pecuniari e giurisdizionali. Può presto raccogliere i frutti del nuovo legame stabilito con l’Impero, con l’espansione dei suoi domini in Piemonte.
Scrive ancora Michele Ruggiero: «Quanto al conte di Savoia non deve sentirsi sicuro della propria posizione politica se nel 1171 invia ad Enrico il Plantageneto, re d’Inghilterra, l’abate della Sacra di San Michele, Benedetto III, con la proposta di un matrimonio: l’unione della propria figlia Alice con Giovanni, il Senza Terra, autore della Magna Charta e figlio di Enrico. Il conte di Savoia offre molto: se non avesse avuto eredi maschi, alla figlia Alice sarebbero andati i propri domini, ma degli accordi si fa nulla e la figlia muore nel 1178» (op. cit. pag. 116).
Rimasto nuovamente vedovo nel 1173, decise di ritirarsi ad Hautecombe, fin quando la nobiltà riesce a convincerlo, nel 1177, a sposarsi per la quarta volta, con la speranza di un erede maschio, con Beatrice, figlia del Conte Gerardo di Mâcon. Nascono finalmente Tommaso (che gli succederà col titolo di Tommaso I), ed un’altra figlia che muore a sette anni.
L’esperienza politica di Umberto sarà condizionata, per quasi tutta la sua durata, dal confronto con il potere imperiale e con i vescovi – conti. Il principale motivo di contrasto consiste nella protezione del Barbarossa a favore del Vescovo di Torino, che sogna di dominare sul capoluogo subalpino; questo fatto porta ad una progressiva riduzione dei possessi e dell’autorità di Umberto III sul versante italiano, dove non gli rimangono che la Val di Susa e la Valle d’Aosta. Nel 1187 egli viene bandito dall’Impero da Enrico VI, quale alleato degli oppositori dell’Imperatore; non gli rimane che ritirarsi nei suoi domini alpini. Promuove la fondazione della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, affidandola agli Antoniani provenienti da Vienne, in Francia.
La profonda spiritualità di Umberto sboccia in un ambiente di antiche tradizioni cristiane, favorita in particolar modo dall’esempio del padre, pellegrino e crociato, e dal Vescovo di Losanna, suo precettore. La vita di questo sovrano trascorre quasi tutta nel segno delle contraddizioni: amante della pace, deve scontrarsi con frequenti ostilità e guerre; penitente e asceta contemplativo, per la cura del governo vive una vita d’azione.
Umberto III muore il 4 marzo 1188 a Chambéry; egli è il primo nobile sabaudo ad essere sepolto nell’abbazia cistercense di Hautecombe, che da allora diventa una necropoli per la dinastia (fra gli altri, vi riposano Umberto II e Maria José, ultimi sovrani d’Italia). Il defunto Conte riceve da subito una grande venerazione, supportata anche da alcuni miracoli, ma è soltanto nel 1838 che Carlo Alberto, in un’ottica di “beatificazione” della Casa Savoia, riesce ad ottenere da Papa Gregorio XVI l’approvazione del titolo di beato per il suo avo.
Il Beato Umberto è ricordato a Racconigi: nel Santuario Reale della Madonna delle Grazie è custodito un quadro che lo raffigura, donato dalla Regina Elena e fatto restaurare da Re Umberto II. In Valle d’Aosta, il Beato Umberto è venerato ad Aosta, ove è raffigurato sulla facciata della cattedrale, e ricordato nel Castello Reale di Sarre.
Oggi ci siamo inoltrati in una pagina di storia locale poco esplorata, che meriterebbe maggiore spazio per comprendere fare ulteriore luce sulle origini della millenaria dinastia sabauda. Un mistero, infine, inerente l’epoca di Umberto III è il seguente: Federico Barbarossa è mai stato a Torino?
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