
Sepolta nel Santuario del Buon Consiglio, a Torino, in via Curtatone
Nel XVIII secolo la famiglia Serra di Cagliari ottiene il riconoscimento di nobiltà dal Re Vittorio Amedeo III che, in data 3 settembre 1782, concede il cavalierato e la nobiltà a Francesco Felice Serra, per le benemerenze acquisite durante la carestia del 1780 e per le opere di bene da lui fatte. In anni successivi otterrà l’Abito e la Croce di Grazia dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e la commenda ereditaria di Santa Maria. Il palazzo della famiglia Serra di Santa Maria, a Cagliari, oggi è dimora delle Suore di Santa Maria: andiamo, ora, alla scoperta di questa storia.
Nella nobile famiglia, l’11 maggio 1856, nasce Chiara Serra, figlia di Emanuele, brigadiere dei Carabinieri, e della Nobil Donna Agata Carboni, nel quartiere “alto” di Castello a Cagliari, in via della Purissima 39 (oggi Lamarmora). La mamma, vedova, sposa in segreto quel nobile in seconde nozze, ma i regolamenti militari dell’epoca impediscono il matrimonio ai militari che non abbiano raggiunto un grado da ufficiale. La nascita di Chiara e il suo battesimo non risultano dai registri parrocchiali, unici documenti prima della istituzione dell’anagrafe nel 1866.
L’incontro che segna la sua vita avviene nel febbraio 1861: i genitori la affidano a Madre Maria Luigia Angelica Clarac, perché venga educata a Torino (un’usanza consolidata fra le ricche famiglie sarde era far studiare i figli nel continente).
L’indole di Chiara è vocata all’altruismo e alla religiosità; difficoltà e impedimenti a ricongiungersi con la famiglia danno la spinta decisiva alla scelta di consacrazione a Dio, anche incoraggiata dalla fede e dagli esempi forniti da Madre Clarac, la cui assistente è Suor Teresina Durando, sorella del Beato Marcantonio Durando, Superiore dei Padri Lazzaristi.
Trascorrono diciassette anni: a Torino, Chiara segue da vicino la sua maestra spirituale, prima in via Borgonuovo (ora via Mazzini), dal 1865 nella sede di via San Pio V, dove la fondatrice trasferisce la sua opera. Impara le arti domestiche e la musica, compone un inno a Sant’Agnese. Durante le passeggiate in esterno, non manca mai di fermarsi all’altare della chiesa delle Sacramentine, in via dei Mille, dove è esposto un Sacro Cuore di Gesù.
Il 12 agosto 1878 la postulante viene accolta in comunità, per dedicare tutta la vita a Dio; il 1° novembre dello stesso anno avviene la vestizione e Chiara assume il nome di Suor Odile (una statua di questa santa troneggia al centro della cappella nella navata destra della chiesa del Buon Consiglio, in via Curtatone 17). Il 15 agosto 1883 avviene la sua professione di fede, quel giorno compone una appassionata poesia all’amor di Dio, ritrovata fra le sue carte e tuttora conservata.
Dopo breve malattia, il 21 giugno 1887 Madre Clarac muore a Moncalieri; per sua stessa designazione, Suor Odile le succede alla guida ed è la prima Madre Generale della Congregazione. Deve subito gestire diffide e controversie che ricadono sui beni lasciati dalla fondatrice, difesa dall’avvocato Giovanni Curioni.
Madre Odile gestisce con bonaria fermezza il suo drappello di una trentina di suore. Cinque sono le case: Villa Maria; via San Pio V, a Torino, via Alfieri 18, a Moncalieri; via Cairoli 63, a Grottammare; l’ospedale femminile di Civitavecchia.
Per onorare la memoria della fondatrice, commissiona allo scultore Pietro Della Vedova il monumento funebre, nella IV Ampliazione del Cimitero di Torino. Su consiglio salesiano, apre le case a fanciulle sotto i 15 anni di età che mostrino inclinazione alla vita religiosa; allestisce corsi di istruzione per esse fa impartire lezioni di religione da don Giacomo Cardano, segretario dell’Arcivescovo di Torino.
Nell’estate del 1898, durante l’esposizione torinese di arte sacra, rivede i suoi genitori dopo tanti anni, che alloggiano nella casa di via San Pio V. L’anno dopo, viene a mancare la mamma; il papà, rimasto solo, richiede la saltuaria presenza della figlia in Sardegna, fino a quando morirà anche lui all’improvviso, il 27 luglio 1902, senza che la figlia possa rivederlo.
Il 2 ottobre 1902, in occasione del giubileo pontificale di papa leone XIII, parte da Torino un gruppo di Figlie di Maria, guidate dalla nobildonna Lorenzina Mazé de la Roche, con tre doni per il Santo Padre: un obolo in oro, una borsa bianca di seta con i bigliettini degli offerenti e uno stendardo in seta con ricami su entrambi i lati eseguiti dalle sorelle Piovano. Nella udienza concessa dal Papa, lo stendardo gli viene offerto affinché lo doni ad un altro gruppo di Figlie di Maria nel mondo e il Santo Padre estrae dalla borsa il vincitore dello stendardo, che… ritorna a Torino!
Nel 1904 Madre Odile acquista un terreno in Borgo Crimea, dal Cavalier Alberto Chapuis (rogito notaio Vallauri), dove oggi sorge la Casa Generalizia. All’ingegner Vincenzo Fontana è affidato l’incarico di progettare e costruire il complesso che oggi vediamo in via Curtatone 17, che verrà dedicato alla Madonna del Buon Consiglio, titolo mancante all’epoca in Torino.
I lavori iniziano nel 1906, subito funestati dalla morte di un lavoratore addetto al cantiere. Quando i lavori proseguono, si deve scegliere un quadro per l’altare maggiore della cappella: Mons. Agostino Pifferi suggerisce l’acquisto di una immagine della Madonna del Buon Consiglio dipinta da Ludovico Grilli nel 1905.
Sui giornali del 5 ottobre 1909 nasce un caso: le suore dell’Istituto femminile torinese di Santa Maria vestono una divisa quasi identica a quella delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, con punte di acuta critica su La Stampa e La Gazzetta del Popolo. Il prezioso e silenzioso lavoro di Madre Odile fa sì che, dopo il cambio della divisa, il 20 settembre 1910 il Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, emetta il decreto con il quale ammette tra le congregazioni di diritto diocesano l’Istituto fondato da Madre Clarac in Torino. Nello stesso anno riprendono i lavori nel complesso, affidati all’impresario Tomatis, già costruttore del convento delle Clarisse sulla collina di San Vito. Finalmente, nel giugno 1911, avviene l’apertura ufficiale della nuova casa: la prima Messa è celebrata da Mons. Luigi Condio, l’Arcivescovo visita la struttura; poco dopo, si inaugura anche il Noviziato.
Alla ricorrenza dei venticinque anni del superiorato di Madre Odile, si inizia a raccogliere e a scrivere memorie sulla vita della fondatrice, Madre Clarac, un tentativo di biografia che si chiamerà Pie Memorie.
Nel 1912 partono i lavori di costruzione di un fabbricato su via Sforzesca, destinati ad accogliere i locali per l’istruzione. Nel novembre 1913 appare il primo numero della rivista Mater Boni Consilii, con la benedizione dell’Arcivescovo e sotto la direzione del canonico e teologo Antonio Berta.
Anche nel periodo del primo conflitto mondiale, in cui le Suore della Carità non si risparmiano nell’opera di assistenza (a Carmagnola, ad esempio, sostituiscono le Suore del Cottolengo, che si erano ritirate), le case crescono e si sviluppano, nelle Marche, in Calabria e a Genova (Boccadasse).
Il teologo Costantino Pagliotti (ora sepolto nella vicina chiesa di Sant’Agnese) diventa il nuovo cappellano, mentre il bollettino cambia titolo e copertina. Intanto, Madre Odile amplia il campo di azione e di apostolato: nasce l’Orfanotrofio del Buon Consiglio, dove fanno il loro ingresso le prime tre orfanelle.
I successivi bollettini degli anni 1919, 1920, 1921 e 1922 resocontano nuove modifiche al disegno originario. La patronessa Nora Salvadori e la presidente Emilia Marsaglia convincono il padre della prima, il Conte Giacomo Salvadori di Wiesenhoff, a prestare le sue competenze di ingegnere e architetto. E anche la nobildonna Irene Peyron Vassallo di Castiglione invita il marito, ingegner Prospero Peyron, a collaborare al progetto. L’inaugurazione del Santuario si svolge dal 10 al 15 giugno 1922, giorno del Corpus Domini.
Il 22 aprile 1926, grazie al nuovo Arcivescovo di Torino, Mons. Giuseppe Gamba, all’interno del Santuario della Madonna del Buon Consiglio viene eretta la Pia Unione, aggregata al contempo alla Primaria della Basilica di Genazzano.
Nel 1928, in occasione del 50.mo anniversario di vita religiosa di Madre Odile, le orfanelle offrono uno stendardo ricamato con l’effigie della Madonna del Buon Consiglio, dipinta da Luigi Guglielmino, esponente della Scuola Reffo di pittura.
Nel 1929, su richiesta del Ministero degli Esteri, entrano in orfanotrofio anche figlie di connazionali emigrati, bisognose di aiuto e sostentamento. Nel 1930 il Ministero dell’Educazione Nazionale concede a Madre Odile Serra di Santa Maria la Medaglia d’Oro di primo grado per le sue benemerenze nel campo dell’educazione.
L’età e l’impegno profuso per decenni, senza sosta, incidono sulla salute di Madre Odile e le sue condizioni si aggravano. Il 21 marzo 1931 le viene somministrato il sacramento della Unzione degli Infermi.
Nello stesso anno si avvia la pratica del trasferimento della salma di Madre Clarac dal Cimitero Monumentale alla casa di via San Pio V, che avviene il 3 maggio 1931. L’ultimo sogno di Madre Odile, che si realizza, è l’ottenimento della Approvazione pontificia alla congregazione.
Nel 1932 la sua salute peggiora ulteriormente: il 9 agosto accusa un malore e il 25 agosto muore, lasciando dietro di sé un grande ricordo. Le orfane si trovano in vacanza a Spotorno e vengono richiamate con urgenza. Il 27 agosto si celebrano le esequie, con grande partecipazione: un lungo corteo accompagna la bara alla chiesa della Gran Madre e al Cimitero Monumentale, per la tumulazione nella tomba dell’Istituto (IV Ampliazione, Arcata VII).
Le sue spoglie tornano a casa il 10 aprile 1948, traslate dal Cimitero Monumentale al Santuario della Madonna del Buon Consiglio. Il 13 settembre 1963, presso la Curia Arcivescovile di Torino, si avvia la causa di canonizzazione di Madre Odile.
Ancora oggi, presso la sua tomba accorrono molte persone in cerca di aiuto per le loro necessità, in attesa di un positivo giudizio ufficiale sulla causa di santità.
Nel pomeriggio di sabato 10 maggio, a sorpresa, il neo eletto Papa Leone XIV ha visitato il Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano (Roma). La prima notizia è stata diffusa da “Vatican News”:
«Per la sua prima uscita a sorpresa Papa Leone XIV ha scelto un luogo simbolico, un santuario fuori Roma caro agli agostiniani che sono lì presenti dal 1200: il Santuario della Madre del Buon Consiglio a Genazzano. Il Pontefice vi si è recato oggi pomeriggio intorno alle 16, per una visita in forma privata.
Retto dai religiosi dell’Ordine di Sant’Agostino, il santuario custodisce un’antica immagine della Vergine, proveniente da Scutari (Albania), cara all’Ordine e alla memoria di Leone XIII, Pontefice che non riuscì mai a visitarlo ma che nel 1903 lo elevò alla dignità di basilica minore. Altri Papi si erano recati invece dalla Madre del Buon Consiglio: Giovanni XXIII nel 1959 e Giovanni Paolo II nel 1993».
Papa Leone XIV, da cardinale, il 25 aprile 2024 aveva celebrato nel Santuario la Messa in occasione della Festa della “Venuta” della Madre del Buon Consiglio. Nella sua omelia, l’allora cardinale Prevost aveva espresso la sua devozione alla Vergine, esortando i fedeli a ispirarsi a Maria per diffondere la pace e la riconciliazione nel mondo.
Per maggiori informazioni, richieste di grazie e relazioni di grazie ricevute rivolgersi a:
Suore di Carità di Santa Maria – Casa Generalizia
Via Curtatone, 17 – 10131 Torino
Tel. 011 6603823
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