
Un evento la cui storia non ha ancora trovato una conferma certa
Le inchieste ufficiali delle Autorità Americane, tra loro fortemente in contrasto, in merito all’uccisione a Dallas (Texas) del presidente John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre 1963, non sono servite a placare i sospetti, in parte legittimi, di una parte consistente dell’opinione pubblica americana e mondiale.
Al contrario hanno contribuito ad alimentarne molti altri, tra cui alcuni incredibilmente avvincenti. In pratica le ipotesi più fantasiose hanno avuto il sopravvento sulle certezze.
Le inchieste sono state principalmente quelle della Commissione Warren del 1963, del Comitato ristretto della Camera degli Stati Uniti sugli assassini del 1979, in seguito dell’FBI e del Comitato dell’Accademia Nazionale delle Scienze e per ultimo del Dipartimento di Giustizia.
Come la storia e l’antropologia insegnano, davanti ad eventi di portata clamorosa e con possibili conseguenze gravissime e imprevedibili, l’idea del complotto e delle ipotesi più immaginifiche diventa una macchina di divulgazione non frenabile e contagiosa per quella fascia di opinione pubblica che diffida, istintivamente, delle affermazioni del potere politico dominante.
Stando così le cose non possiamo che prendere atto dell’esistenza di supposizioni possibili che fin quando non saranno provate in modo esaustivo, continuano ad alimentare e amplificare le più suggestive narrazioni complottiste.
Riportiamo integralmente la curiosa e ultima ipotesi, rilevata in un articolo di Mario Gentile, trovato nella piattaforma-forum Quora del 28 settembre 2024 dove le argomentazioni dell’Autore sono espresse in modo puntuale e con riferimenti ben definiti.
Al fine di facilitare la comprensione della trattazione in oggetto, riportiamo, a titolo di confronto, il dollaro fatto stampare dal presidente J.F. Kennedy (in alto) e quello in corso della Federal Reserve (in basso).
Sollecitiamo l’invito ai lettori esperti delle realtà e problematiche economico-finanziarie degli Enti citati, a contribuire alla possibile conferma o meno della nuova congetture proposta.
Nel caso in cui non ci fossero autentiche conferme in merito, ci sentiremmo autorizzati ad inserire questa suggestiva ipotesi nel grande contenitore delle altre, già citate.
Probabilmente questo “tormentone” non avrà ancora la parola fine.
Buona lettura
Ucciso perché fece stampare alcuni miliardi di dollari “paralleli” non emessi della Federal Reserve (Banca privata dal 1913). Dopo la sua morte la quasi totalità di quei dollari furono distrutti. Dovrebbero esistere ancora esemplari in mano a collezionisti.
Una volta divenuto presidente, John F. Kennedy capì la natura predatoria delle banche centrali private. Capì perché Andrew Jackson aveva combattuto così duramente contro la Second Bank of the United States.
Così Kennedy emise e firmò l’Executive Order 11110 con il quale ordinava al Tesoro Americano di emettere una nuova valuta pubblica, la United States Note.
Le United States Note di Kennedy non erano prese in prestito dalla Federal Reserve, ma create direttamente dal governo degli Stati Uniti e garantite dall’argento posseduto dagli stessi.
Rappresentava un ritorno al sistema economico sul quale si erano fondati gli Stati Uniti, ed era perfettamente legale per Kennedy fare così. Vuoto per pieno, circa quattro miliardi e mezzo di dollari furono messi in circolazione, che riducevano il pagamento di interessi alla Federal Reserve e che allentavano il suo controllo sulla nazione.
Cinque mesi dopo John F. Kennedy fu assassinato a Dallas, Texas, e gli Stati Uniti ritirarono le banconote per distruggerle (eccetto alcuni esemplari tenuti da collezionisti). John J. Mc Cloy, Presidente della Chase Manhattan Bank e Presidente della World Bank fu nominato nella Commissione Warren, presumibilmente per evitare che l’aspetto bancario, nascosto dietro l’omicidio, venisse fuori nell’inchiesta.
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Il prof.Auriti giurista ed economista elaborò una teoria sul signoraggio della moneta che, per quanto controversa e imprecisa, contiene molti spunti di riflessione