“Non smetterà mai di combattere per salvare l’America” sono le parole che il primogenito di Donald J. Trump ha pronunciato dopo l’attentato.
Il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, durante uno dei suoi comizi elettorali tenutosi a Butler, nello Stato della Pennsylvania, ha subito un attentato.
Tutte le agenzie di stampa ne parlano da ore e il mondo intero sta dando la notizia perché non si può restare impassibili dinanzi a simili accadimenti.
Il Federal Bureau of Investigation (FBI), dopo le prime necessarie ricostruzioni del caso, ha asserito senza dubbi che si tratta di un attentato al Candidato alla Casa Bianca.
Tutto è andato per il meglio dal momento che Donald Trump se l’è cavata con una ferita all’orecchio destro e si è immediatamente rialzato, alzando il pugno destro, per tranquillizzare i suoi moltissimi sostenitori presenti dinanzi al palco.
I Servizi Segreti americani – la famosa CIA – hanno impedito che le cose degenerassero uccidendo l’attentatore, Thomas Matthew Crooks, un ragazzo di 20 anni di Bethel Park.
Secondo quanto diramato dalle fonti in Intelligence presenti in loco, il ragazzo si era appostato sul tetto di un edificio a circa 400 metri di distanza dal palco sul quale Donald Trump stava estasiando la folla.
La Polizia della Pennsylvania, dopo una prima analisi, non si è sentita di escludere che dietro all’episodio vi possa essere un’organizzazione. Crooks potrebbe non essere quello che in gergo viene definito “un lupo solitario”.
Se si trattasse di un’operazione armata da un’organizzazione criminale, bisognerebbe capire chi vi si celi dietro.
Malelingue sostengono che Crooks, nel 2021, avesse fatto una donazione di pochi dollari al “Partito Repubblicano” e, pertanto, quello che ha colpito Donald Trump potrebbe essere “fuoco amico”.
Altri dicono che l’attentatore è sicuramente vicino alle idee del “Partito Democratico”, per il quale corre Joe Biden, ed altri ancora che la mano sia stata armata da organizzazioni internazionali per impedire che Trump possa tornare alla Casa Bianca e mettere fine ai conflitti bellici in atto nella Striscia di Gaza ma, soprattutto, in Ucraina.
A poche ore dal folle gesto di Thomas Matthew Crooks – che comunque è stato prontamente ucciso dalle Forze di Sicurezza dislocate nel perimetro dell’evento – qualsiasi ipotesi risulta azzardata. Basti pensare che a quarantatré anni dall’attentato a Giovanni Paolo II ci sono ancora ricostruzioni ed analisi al vaglio.
Di certo sappiamo ciò che ha dichiarato l’Agente Speciale dell’FBI, Kevin Rojek, durante una conferenza stampa tenutasi a margine dell’attentato. Dall’FBI precisano che non si attendevano minacce alla vita di Trump ma che, nonostante ciò, la scorta era stata recentemente rimpolpata per evitare problemi durante la campagna elettorale che porterà – in novembre – all’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America.
La Redazione Esteri di “Rai News” sottolinea come “Trump stava parlando di immigrazione quando i colpi hanno iniziato a rimbombare tra la folla. Poi la mano destra sul collo e il sangue, visibile sul volto”.
Immagini che fanno accapponare la pelle e che riportano alla memoria gli attentati al Presidente Kennedy, al Pastore Martin Luther King, e ai molti uomini che – forti delle loro idee – volevano cambiare le sorti degli USA.
Ciò che lascia sorpresi è la forza con cui Donald J. Trump ha reagito. Prima di essere scortato – in modo esemplare – all’interno dell’auto blindata, si è fermato, ha alzato il pugno destro ed ha urlato alla folla: “Non mi arrenderò mai!”.
Donald Trump Junior, primogenito del Tycoon, ha così espresso ciò che pensa del padre: “Non smetterà mai di combattere per salvare l’America”.
Di circostanza, e molto fredde, le parole del Presidente in carica, Joe Biden, che si è limitato a dire: “Non c’è posto per questo tipo di violenza in America. Dobbiamo unirci come un’unica nazione per condannarlo. Jill e io siamo riconoscenti ai Servizi Segreti per averlo portato in salvo”.
Parole di circostanza, ovvie e scontate.
Da Joe Biden, uomo delle gaffe e dei vuoti cognitivi, non ci si aspettava molto di più ma, va detto, se l’America è così poco sicura la colpa è di chi da quattro anni siede nello studio ovale della Casa Bianca, nascondendo i problemi sotto il tappeto.
“Civico 20 News”, per bocca del suo Direttore, Massimo Calleri, ha chiamato l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, a Roma, per esprimere sincera vicinanza e solidarietà al Paese.
Qualsiasi sia il credo politico di una persona, non si può mai trascendere nella violenza e nell’omicidio per impedire ad un avversario di portare avanti le sue battaglie.
L’unica arma consentita in politica è la matita che si usa nella cabina elettorale.
Un ragazzo ex repubblicano che da poco ha cambiato idea, pur in modo violento, ha fatto un favore a Trump e, personalmente, ne sono contenta. Penso all’attentato di Capitol Hill attribuito a Trump ma in realtà organizzato dai democratici. Questo è il sistema che hanno certi partiti per vincere le elezioni: se Trump fosse morto sarebbe stato un vantaggio per loro, ma sono certa di poter dire che a vincere sarà proprio Trump