Aggiornamenti su un quadrante dove interessi di Cina e Africa equatoriale co-incidono per soddisfare le transizioni dell’occidentale civiltà
Nonostante multipli segnali poco ravvisati da un’Europa Unita sempre più divisa da tensioni radicate nella sua litigiosa storia, i paesi della BRICS stanno stringendo il Vecchio Continente in una tenaglia, economico-strategica pilotata soprattutto da Mosca e da Pechino. Sul fronte geopolitico–militare, la spinta della Wagner in Africa occidentale è la mano del Cremlino che destabilizza gli Stati e pilota fiumi di migranti al di là del Mediterraneo.
Sul fronte economico è soprattutto la Cina che, dopo aver sedotto e acquisito la manifattura europea, nell’arco di pochi decenni ha stretto legami con molti Paesi africani, ottenendo l’accesso alle ricchezze minerarie dei sottosuoli, agendo con una duttile politica costruttiva, apprezzata dai governi locali.
Il processo estrattivo delle materie prime è monopolio di poche multinazionali che le inviano ad altri colossi della lavorazione. Una volta trattati, i metalli rari prendono la via dei clienti europei, e non solo, sotto forma di prodotti tecnologici e di batterie al litio, sempre più richieste dal comparto dell’elettronica e delle auto elettriche. Quelle che la propaganda ci impone, potenti, pulite… Sostenibili?
Il litio (l’oro bianco) è un metallo alcalino lievemente tossico, comune in natura. Ammassato ed estraibile si trova soprattutto in Sudamerica, ma per produrre batterie, è indispensabile anche il cobalto (Co), elemento di numero atomico 27.
Metallo simile all’argento, sottoprodotto del rame e del nichel, il cobalto è infiammabile, lievemente tossico e radioattivo; può essere arricchito e usato anche per armamenti nucleari. Nell’arco di cinque anni la sua domanda è triplicata e si prevede che entro il 2024 subirà un ulteriore raddoppio, proprio a causa del mercato di auto elettriche e della decarbonizzazione.
Oltre il 70% del cobalto mondiale, così come il coltan (mix di ossidi ferrosi usati per acciai speciali & componenti elettronici) si trovano nella Repubblica democratica del Congo e nello Zambia, e perlopiù, le miniere sono sfruttate da società straniere. Qui, gran parte del lavoro di estrazione, che avviene in totale distruzione dell’ambiente e corruzione politica, viene eseguita soprattutto a mani nude, con un criminale impiego del lavoro minorile.
Un territorio in cui, il controllo “sul campo” dei giacimenti di oro, diamanti, uranio, litio e soprattutto coltan e cobalto, è al centro di un conflitto interno che coinvolge il governo congolese, la milizia M23, le Forze democratiche alleate (Adf), collegate allo Stato islamico, e ulteriori 120 gruppi armati che competono per il controllo delle miniere. Un luogo pericoloso in cui è d’obbligo scendere a compromessi.
Anche per questo, la Cina sta rivolgendo lo sguardo altrove, attualmente allo Zimbabwe, in un contesto mondiale che vede un “nazionalismo delle risorse” da parte di molti Paesi depositari dei preziosi minerali, che aprono e chiudono le porte dei loro giacimenti ai migliori, nuovi e vecchi acquirenti, occidentali o asiatici che siano.
Rimane il fatto che, nel 2017 China Molybdenum, società mineraria cinese ha acquisito la miniera di Tenke, sita nella provincia congolese del Katanga. Forse il maggior giacimento di cobalto al mondo, garantendosi profitti illimitati nel tempo. Da allora, come in altri contesti estrattivi, le multinazionali (non solo cinesi), hanno demandato i ruoli e si sono garantite quella manodopera infantile reclutata da bande e milizie, sorvolando sul dove e sul come.
Da un’indagine di Amnesty International che risale al 2018, nelle gallerie e nei cunicoli vengono introdotti bambini di 6–8 anni. Spesso le famiglie sono minacciate e picchiate da un caporalato bestiale, affinché cedano i loro ragazzi.
Secondo dossier di IRAdvocates (gruppo di legali per i diritti umani, con sede a Washington), i bambini del Congo lavorano nelle miniere della Glencore, che vende il cobalto a Umicore, un mediatore basato a Bruxelles, che poi vende il lavorato a Google, Tesla, Microsoft e Dell. Molte altre miniere appartengono all’azienda cinese Zhejiang Huayou Cobalt che fornisce Microsoft, Apple e varie, altre società. Una perversa sequenza di complici matriosche.
In queste miniere, scavate per soddisfare la richiesta dei nostri giocattoli occidentali, dei pannelli fotovoltaici e delle auto “impatto zero”, è cosa normale che i minori, sfruttati senza tutele, rimangano intossicati, paralizzati o uccisi in seguito a incidenti causati dalle condizioni di lavoro.
Nel 2020, 14 famiglie congolesi appoggiate da IRAdvocates hanno fatto causa ad Apple, Google, Dell, Microsoft, Tesla, chiedono danni per lavoro forzato, profitto illecito, mancata vigilanza, imposizione di sofferenza emotiva e fisica, sostenendo che le suddette società erano a piena conoscenza delle condizioni di lavoro stabilite per l’estrazione del cobalto, e non solo. Un’azione legale che ha coinvolto altri lavoratori del settore minerario, artefici e vittime di quella ipotetica e plurima transizione etico-sostenibile in agenda nei programmi della politica occidentale. Non vi sono aggiornamenti sugli esiti.
Una volta al corrente di questi fatti, è doveroso sottolineare che di queste ed altre cose, siamo complici astratti anche noi, assidui consumatori di tecnologia, ebbri di progresso e di occidentale superiorità che prospera sullo sfruttamento di bambini operai che lavorano più di 10 ore per 2 $ al giorno, senza dimenticarci del paradosso generato dall’immenso danno ambientale “originale”.
Indagando in questo poliedrico scenario, l’attentato all’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in Congo per motivi “ancora da chiarire”, riattiva ogni interesse, poiché gli intrecci tra bande, spari e miniere giacciono mimetizzati nel limbo delle ipotesi e in rapide, fatue deduzioni delle indagini.
Il contesto geografico è sempre quello: La provincia di Goma, crocevia di contrasti tra ricchezze e povertà. Un luogo troppo florido e dannato, con un sottosuolo zeppo di minerali necessari alle più recenti ed evolute futilità del progresso, abitato da un popolo nato dove la vita non vale un grammo di Oro, Cobalto o Coltan, elementi sempre più richiesti dalle transizioni digitali ed energetiche . In quelle miniere sono “arruolati” oltre 200.000 lavoratori africani, tra cui molti minori, senza alcun sindacato che si occupi degli infortuni sul lavoro…
Ogni volta che si ritorna a indagare su certe distorsioni di questo magico, tormentato globo terraqueo, dove spesso, a ogni conquista scientifica ne deriva una disumanizzazione uguale e contraria, sorge un’idea da condividere con ogni lettore: “moderiamo la corsa al progresso, approfondiamo la cognizione delle cose, coltiviamo quella meditazione tesa a una simbiosi con l’epicentro della vita”.
Aggiornamento di alcuni articoli del 2020, 2021, 2024, tra cui:
https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=36188
https://www.civico20news.it/mobile/articolo.php?id=41941#top
La Cina ha avuto l’abilità di passare dal medio evo di Mao alla moderna concezione di stato autocritico senza armi ma utilizzando lo stesso denaro di nazioni ricche, ma accecate dal profitto e un aleatorio benessere, che hanno esportato le proprie produzioni e tecnologie dandosi la cosiddetta zappa sui piedi. Con il denaro i cinesi hanno aperto collaborazioni esclusive con i paesi poveri anziché armarsi per condurre fantomatiche guerre inventate e sollecitate dagli stessi paesi democratici distorcendo il vero significato di democrazia!
Terribile
Ero al corrente di questi orribili giochi di potere sulle estrazioni dei nuovi metalli “preziosi” ma non dei dettagli precisi che qui ho trovato. Grazie Carlo! Unica soluzione…rallentare questa corsa al “progresso tecnologico” e diventare consapevoli della complicità in cui ci troviamo!
La nostra società votata al cosiddetto progresso che calpesta i più deboli e poveri in nome del dio denaro. Profitti elevati per pochi e miseria e abbruttimento per i molti che chiamano “risorse umane”: dei numeri intercambiabili e sostituibili. Questo non è progresso è l’involuzione d’una società egoista violenta e spietata senza alcuna empatia per i propri simili, anestetizzata da film violenti senza costrutto e senza valori etici, dalla pubblicità massiva che ci vuole consumatori compulsivi. Non è questa la società che sognavo quando ero giovane: pensavo a un mondo più giusto e solidale capace di condivisione, unità e valori etici elevati. Una società così non può che autodistruggersi perché ignora che in noi c’è un’anima legata alla madre terra che viene maltrattata e prosciugata delle sue risorse ed ora sta ribellandosi ai soprusi subiti….
Un articolo che dovrebbe farci riflettere. Lo scenario presentato sta assumendo i colori dell’ineluttabilità o peggio dlla normalità. Dice bene Sartoris nelle proprie conclusioni finali, quando si auspica che sarebbe bene soffermarsi su questi aspetti e fare il punto della situazione, smettendo di offrire continui tributi e sacrifici al dio progresso. Tuttavia il satanico ingranaggio di cui, spesso inconsapevolmente, facciamo parte chiede sempre nuove vittime per alimentare se stesso in un macabro corto circuito.
Il pc o cellulare con il quale stiamo leggendo gli articoli sono diventati parte integrale del nostro corpo, appendici digitali rese indispensabili da un sistema che inizia a padroneggiare sulle nostre vite.
Se la nostra dimensione etica offre risposte del tipo: tanto non possiamo fare nulla, mica possiamo tornare indietro e comunicare con i piccioni viaggiatori?!? Significa che il nostro livello di sensibulità e di empatia verso il nostro prossimo si è completamente azzerato.
E’ vero non possiamo cambiare il mondo gettando pc, cellulari o andando a piedi… ma possiamo dimostrare di aver compreso che esiste un problema e non restarne indifferenti.
L’ndifferenza uccide più dell’ingiustizia, la passività è il miglior complice di coloro che vorrebbereo disumanizzare il Pianeta.
grazie per i consensi, per gli arricchimenti e per certi inevitabili… Riferimenti… L’importante è essere consapevoli del nostro ruolo di attori coinvolti e doveroso è condividere il complesso scenario con tutti coloro che ne fanno parte
Un po’ in ritardo voglio ancora soffermarmi sulla terribile realtà che i nostri cellulari, tablet e strumenti elettronici comportano. La necessità di estrarre questi minerali spinge le grandi potenze ad accaparrarsi territori di un continente da secoli sfruttato, impoverito, schiavizzato dai cosiddetti ‘paesi progrediti’. E quindi imperversano le guerre, anche tra gruppi locali, visto che in quei paesi non progrediti. esattamente come negli altri, il vero e unico movente è sempre il denaro.
Non tutti sanno né vogliono sapere che acquistare per sè o per i propri giovani figli l’ultimo modello di cellulare, (ora anche con AI!) significa alimentare lo sfruttamento di bambini,le cui famiglie, povere ed impotenti, solo in minima parte (14 casi, cita l’articolo di Carlo…ma saranno centinaia di migliaia!) osano denunciare, ma molto spesso si fanno complici dello sfruttamento, per paura, per ignoranza, per debolezza…
Il cosiddetto “progresso” rappresenta da sempre un’arma a doppio taglio, ed é oggetto di riflessione anche in alcuni testi greci antichi ; mi riferisco soprattutto ad ANTIGONE di Sofocle e a PROMETEO INCATENATO di Eschilo. L’interrogativo è sempre il medesimo: COME l’essere umano sappia, o non sappia, gestire la conoscenza. A fin di bene o per scopi malvagi?
Nessuno ha ancora trovato la risposta, ma il progresso non dovrebbe essere soltanto materiale e tecnologico , dovrebbe coinvolgere l’etica, quasi sempre messa da parte di fronte all’avidità umana.
Grazie, Carlo, per la ricchezza di informazioni del tuo articolo, che meriterebbe più ampia divulgazione.