Bullismo a Sirignano, Avellino, dove un gruppo di ragazzi ha picchiato un giovane indifeso.
Siamo spesso a parlare della poca sicurezza che alberga per le strade delle nostre città.
Il Governo Italiano, guidato da Giorgia Meloni, “Fratelli d’Italia”, sta mettendo in campo tutte le forze possibili per contrastare i fenomeni di violenza urbana ma, dopo anni e anni di governi di Sinistra, è difficile metter tutto a posto.
Quest’oggi parliamo di un increscioso fatto accaduto in Campania, precisamente a Sirignano, provincia di Avellino, reso noto e divulgato dall’Onorevole Francesco Emilio Borrelli, “Alleanza Verdi Sinistra”.
Un ragazzino minorenne, come sempre più spesso accade, è stato schiaffeggiato e deriso sulla pubblica piazza da un branco di giovani più grandi rispetto a lui.
Nel video diffuso dall’Onorevole Borrelli si evince una delle minacce rivolte al ragazzino: “Se parli con tua madre ti appendiamo come Cristo in Croce”. Parole raccapriccianti, minaccia grave e situazione che non dovrebbe succedere, nel 2024, in un Paese evoluto.
I colleghi di “RaiNews” hanno scritto che “in un primo video il ragazzino viene picchiato all’interno di un appartamento da un ragazzo più grande, mentre c’è chi filma l’accaduto. In un secondo video la vittima, circondata dalla gang, viene prima minacciata affinché non denunci l’accaduto alla madre e poi colpita nuovamente con alcuni schiaffi”.
Sul tema del bullismo il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è più volte intervenuto con tono chiaro e perentorio.
Solo pochi mesi fa, precisamente a febbraio, in occasione del lancio del progetto di sensibilizzazione contro il cyberbullismo e a favore di un utilizzo consapevole della rete “#cuoriconnessi”, il Ministro Piantedosi ha detto: “La rete è una straordinaria risorsa ma ci sono dei rischi come nella vita reale. E’ importante (…) aiutare i giovani a utilizzare il web e i social in modo responsabile”.
Sembrerebbe che le parole del Ministro non centrino nulla con quanto accaduto a Sirignano ma invece è tutto estremamente connesso. Come mai i bulli hanno picchiato il ragazzino e lo hanno filmato? L’obiettivo era farsi grandi sui social network per accalappiare qualche like.
Purtroppo i bulli fanno quel che fanno perché hanno un pubblico che – anziché denunciarli e dirgli in faccia ciò che meriterebbero – condivide i loro video, plaude alle loro imprese e sostiene la violenza gratuita compiuta.
L’impegno del Ministero dell’Interno, della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e di quanti si occupano di sicurezza pubblica è apprezzabile ed apprezzato ma, ahinoi, insufficiente.
Bisognerebbe che i genitori, anziché giustificare sempre e comunque i loro figli, prendessero delle posizioni dure e perentorie. Abbiamo maree di bulli, baby gang e giovani alla “Mare Fuori” perché i genitori hanno abbandonato la loro funzione educativa per fare gli amici dei figli.
L’Onorevole Borrelli a commento di quanto accaduto ha dichiarato: “Un gravissimo episodio di bullismo per il quale auspico che l’intera comunità locale si schieri apertamente in favore della giovanissima vittima aiutandoci a risalire all’identità di tutti i protagonisti di questa vigliacca aggressione”.
Parole condivisibili che diventano appello concreto al Questore di Avellino, Dirigente Superiore della Polizia di Stato Pasquale Picone, affinché ponga in campo tutti i migliori professionisti a sua disposizione per identificare e consegnare alla Procura della Repubblica i delinquenti che hanno bullizzato il povero ragazzino indifeso.
Allo stesso modo sarebbe opportuno un intervento del Vescovo di Avellino, Monsignor Arturo Aiello, affinché, attraverso i suoi parroci, esorti i più giovani a non porre in essere comportamenti come questi.
Quando succedono fatti incresciosi come questo bisogna che tutti i grandi agglomerati di persone agiscano all’unisono per stigmatizzare ciò che è accaduto e per aiutare la Magistratura a catturare e condannare i responsabili.
“Civico 20 News” ancora – e di nuovo – esorta i suoi molti lettori a non voltarsi dall’altra parte quando assistono ad episodi di prevaricazione e violenza. Bisogna prendere la buona abitudine di testimoniare alle Forze dell’Ordine quanto si è visto per compiere il dovere di cittadinanza attiva.
Chi tace, pur avendo assistito ad un reato, è omertoso nonché complice.