
L’Ucraina incassa l’ennesimo assist di Bergoglio. Per il Vaticano la Federazione Russa non è meritevole di attenzione.
Il 25 dicembre è il giorno nel quale si celebra, convenzionalmente, la nascita di Gesù.
In un giorno sì tanto importante per la Cristianità universale non si può non parlare della posizione ambigua, e assolutamente non pacificante, presa dalla Città del Vaticano nei confronti dell’Ucraina.
Diciamo questo perché Jorge Mario Bergoglio, il 18 dicembre scorso, ha benedetto un camper medico che, lo stesso giorno, è partito alla volta dell’Ucraina.
Sin dallo scoppio del conflitto tra Federazione Russa e Ucraina, Bergoglio non ha avuto dubbi. Il Vaticano deve stare dalla parte dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky perché Vladimir Putin è, come dicono i pacifinti di “Radicali Italiani”, un criminale di guerra.
Ecco perché il 18 dicembre il Prefetto del Dicastero per la Carità, Cardinale Konrad Krajewski, dopo la benedizione di Bergoglio, si è messo in viaggio e, dopo 2.200 km, “è giunto a Lviv con il piccolo ospedale mobile”.
Ad attenderlo l’Arcivescovo metropolita di Leopoli, monsignor Mieczysław Mokrzycki, che, pur essendo polacco, da diversi anni è in Ucraina per assistere i pochi fedeli cattolici presenti nel Paese.
Il Cardinal Krajewski, conosciuto come “l’elemosiniere del Papa”, giunto in Ucraina ha detto: “Il dono del Papa è stato accolto con grande gioia”.
La visita del porporato è stata vista “come Maria che è corsa da Elisabetta per gioire e, allo stesso tempo, per stare con una persona toccata anche lei da una grande grazia”.
Il piccolo camper medico, come fanno sapere dalla Santa Sede, è atto a poter effettuare a bordo anche interventi chirurgici ed è equipaggiato di “sei ecografi che saranno donati agli ospedali distrutti e bombardati”.
Evidentemente per il Vaticano vi sono feriti, sofferenti e morti, solo sul fronte ucraino.
I soldati e la popolazione russa, con tutta evidenza, non sono meritevoli della compassione, dell’aiuto e della solidarietà della Santa Sede.
Si parla da tanto, troppo, tempo della necessità di compiere azioni diplomatiche per metter fine al conflitto, ed alle ostilità, alle porte dell’Europa. Gesti come questo non servono affatto a metter pace ma, semmai, ad acuire le tensioni e le frizioni fra le due nazioni.
Il Natale del Signore, festa della luce, del perdono e dell’accoglienza, porti a tutti quelli che hanno il potere di fermare le guerre, un po’ di sano e concreto spirito di pacificazione.
Il mondo ha bisogno di pace, ne ha bisogno adesso.