A Milano l’Arcivescovo Delpini “bacchetta” la politica che non si occupa dei poveri. Beppe Sala avrà capito che la Chiesa Ambrosiana inizia ad esser stanca della sua demagogia?
Venerdì scorso, 6 dicembre, la Città di Milano ha celebrato in modo solenne la memoria di Sant’Ambrogio, patrono della città e dell’Arcidiocesi.
Com’è consuetudine e prassi, l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha tenuto un discorso alla Città e ai fedeli, dinanzi alle massime cariche religiose, civili e militari nel quale non ha risparmiato critiche e “colpi bassi” alla politica milanese, davvero inadeguata a gestire le situazioni emergenziali del capoluogo lombardo.
Alla celebrazione erano presenti decine di sindaci, amministratori locali e tutori dell’ordine. Tutti in religioso silenzio ad ascoltare la parola dell’Arcivescovo – che in modo del tutto inaspettato – ha detto le cose in modo chiaro e palese, senza badare al “politicamente corretto”.
La collega di “Chiesa di Milano – Il portale della Diocesi Ambrosiana”, commentando quanto detto da monsignor Delpini, ha rivelato: “A breve, vi sarà un gesto concreto, non solo simbolico, che la Diocesi promuoverà insieme ad altri enti, per superare le emergenze abitative”.
Annuncio molto importante dal momento che sono mesi che Mario Giordano, “Fuori dal Coro”, Paolo Del Debbio, “Dritto e Rovescio”, Bianca Berlinguer, “E’ sempre CARTABIANCA”, trattano il tema dell’emergenza abitativa e del vergognoso fenomeno delle occupazioni abusive di case di edilizia popolare.
A Milano, ormai, la guerra fra poveri è diventata una costante. Il welfare meneghino non regge più e sono tante, troppe, le persone che si sentono ignorate, abbandonate e dimenticate dalle Istituzioni.
A Milano, non è un’esagerazione, si vive un clima di guerra.
Una guerra nella quale chi ha qualcosa è terrorizzato di diventare preda di chi non ha nulla. Ormai basta avere un orologio decente, una borsetta di marca, un paio di scarpe firmate per divenire oggetto di un’aggressione, in pieno giorno, nel centro della città.
Monsignor Delpini, intervistato, ha detto: “Noi siamo di quelli che credono negli uomini e, quindi, il passo da compiere è trattare tutti quelli che sono sui territori di guerra come uomini e donne con cui si può parlare, si può ragionare, si può litigare, ma non c’è nessuna soluzione nell’ammazzare gli uni gli altri”.
Ha ben ragione l’Arcivescovo quando dice che “non c’è nessuna soluzione nell’ammazzare gli uni gli altri” ma deve anche dire che non è più possibile accogliere in modo indiscriminato tutti e chiunque.
Il buonismo di don Gino Rigoldi e don Claudio Burgio, entrambi cappellani dell’Istituto Penale per Minorenni “Cesare Beccaria”, non ha portato, non porta, e non porterà da nessuna parte.
Per chi delinque, scippa, borseggia, accoltella, forza i posti di blocco, non servono la comunità e le attività sportive ma il carcere, possibilmente il carcere duro.
Essere cristiani non significa essere sciocchi.
Dinanzi a chi aggredisce un altro essere umano, con il solo scopo di derubarlo, non ci può essere una perdonanza oltranzista e buonista. Il perdono cristiano va concesso, sì, ma solo dopo che il reo viene punito e dimostra – a fatti e non a parole – di essere pentito e di essersi emendato.
“Dobbiamo creare le condizioni per cui il bene che c’è sia inteso più normalmente e come bene comune. La cura per i propri affari sia più sapientemente intesa come la cura per un bene che fa bene a tutti. Senza contrapporre ma senza l’arroganza dell’autosufficienza o l’aggressività della contrapposizione”, ha ancora aggiunto monsignor Delpini.
Parole di buon senso se si considera che a Milano ci sono persone che vanno a mangiare in ristoranti stellati, da 300 euro a coperto, e persone che dormono all’addiaccio, sotto i portici, dinanzi alla Stazione Centrale, nei parchi delle periferie, e sono ignorati dai più.
Essere ricchi, abbienti, possidenti, non è una colpa; non siamo in uno stato socialista.
La colpa risiede in chi ha ricevuto il mandato di amministrare la Città di Milano e lo fa a suon di slogan, frasi fatte e demagogia a buon mercato.
La colpa è di Beppe Sala e del suo “Partito Democratico” che appoggiano gli scioperi della CGIL di Maurizio Landini, ma permettono che centinaia di senza tetto dormano al freddo sulle panchine della città o sotto i portici della stessa.
Eppure, proprio il Sindaco di Milano, Beppe Sala, parlando del discorso di monsignor Delpini, ha detto: “E’ stato un discorso anche molto fermo, anche di accusa delle cose che non vanno nella nostra Città, però don Mario si mette sempre dalla parte di quelli che devono fare e alla fine anche con un riconoscimento delle fatiche, che quelli che vogliono fare per la comunità devono sostenere. Ha toccato i punti che sono i punti su cui qualunque buon amministratore deve riflettere”.
Tanti milanesi – specialmente quelli che vivono nelle periferie e nei fatiscenti condomini di edilizia popolare – sperano che il Sindaco Beppe Sala la faccia una riflessione sui punti enunciati dall’Arcivescovo di Milano. Non si può parlare, parlare, parlare, e non fare mai nulla.
Una giornalista, proprio sul tema della casa, ha incalzato il Primo Cittadino di Milano che così ha risposto: “Anche il tema della casa, e non solo, cioè di come ci siano delle ricchezze improprie, di come oggi ci sia tanta gente che è più in difficoltà che mai. Faremo tesoro di tutte queste parole”.
Milano aspetta da anni un “piano case”, Paolo Del Debbio sono mesi che va nelle periferie, negli edifici di edilizia popolare a mettere in luce in che condizioni versano gli stabili in mano all’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale (ALER).
La gestione delle case popolari è in capo alle Regioni e, dunque, il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, “Lega”, è chiamato a fare la sua parte.
Ciò non toglie che il Comune di Milano non possa fare un pressing incessante, continuato e continuativo su Regione Lombardia affinché investa maggiori risorse sulla popolazione meno abbiente, che vive in case in cui vi è più muffa che piastrelle.
Il Discorso alla Città di Milano dal titolo “Lasciate riposare la terra – Il Giubileo 2025, tempo propizio per una società amica del futuro” dell’Arcivescovo Delpini è stato chiaro, netto, e molto diretto.
La speranza è che non resti lettera morta ma diventi, com’è giusto, un punto chiave da cui partire per migliorare la vita di Milano e dei milanesi.
Belle parole! Speriamo che conducano a qualcosa di concreto. Il sindaco Sala loda Delpini teoricamente, ma poi chissà se capirà che il seguire i consigli di Delpini è compito suo? Ha l’aria di essere così incrostato di stile radical chic da non riuscire proprio a fare diversamente: le piste ciclabili sono radical chic, le zone a circolazione limitata pure e lo sono anche i ticket che gli artigiani devono pagare per poter lavorare…. Come farà a capire che i senzatetto, per strada giorno e notte senza un euro perché non lavorano, possono essere pericolosi per chi passa? Non credo perché i radical chic vanno in taxi