Joseph Ratzinger parlava dell’Avvento come tempo di verità. Bergoglio annuncia che ci sarà una giornata del Giubileo a sfondo LGBT.
In un tempo d’Avvento nel quale si sente parlare di tutto, meno che di quel che davvero conta, è bene ricordare che il cristiano, per ben prepararsi alla Solennità del Natale, deve riflettere su ciò che è davvero importante per salvarsi l’anima e renderla idonea ad accogliere il Re dei re.
A questi fondamentali temi dell’esistenza ha dedicato ampio spazio il Cardinale Joseph Ratzinger, divenuto poi Papa Benedetto XVI, che nel libro “Tempo d’Avvento”, edito da Queriniana, ha scritto: “Il nostro secolo ci costringe a imparare di nuovo la verità dell’Avvento: la verità cioè che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di Avvento continua sempre ad essere”.
In una chiesa sinodal-sincretista, com’è quella di Bergoglio, si ha paura e timore a parlare di Avvento perché esso presupporrebbe un necessario cambio di vita, di passo, di costumi.
Nella preparazione al Natale non si può vivere come se nulla fosse; è necessario predisporre l’animo ad accogliere il Figlio di Dio che, per amor nostro, si fa uomo e viene nel mondo per cambiare il corso della storia e degli eventi.
A Jorge Mario Bergoglio queste parole mettono i brividi.
Egli, infatti, in chiara contrapposizione con la Sana Dottrina Cattolica e con il Magistero della Chiesa Cattolica, invariato ed immutato da duemila anni, ha deciso che il 6 settembre 2025 sarà la giornata dedicata al “Pellegrinaggio dell’Associazione ‘La tenda di Gionata’ e altre associazioni” afferenti al mondo LGBT.
Dal punto di vista pastorale si può anche capire il motivo di una tale scelta presa dal Vaticano. Dal punto di vista della Teologia Morale e dell’Omiletica, invece, risulta incomprensibile.
La Dottrina Cattolica, quella di cui Bergoglio pare non tener conto nelle sue scelte, dice che le persone con tendenze omosessuali sono accolte ed accompagnate dalla Chiesa, nel loro cammino di fede, solo e soltanto se vivono in una condizione di castità totale.
La Chiesa Cattolica, infatti, è stata chiara nel dire che “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.
A dirlo è il Catechismo della Chiesa Cattolica che, a questo tema, dedica un intero spazio dal titolo “Castità e omosessualità”, formato da tre paragrafi (2357, 2358 e 2359).
Proprio al Paragrafo 2359, Papa Giovanni Paolo II e l’allora Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, scrivono con chiarezza che “le persone omosessuali sono chiamate alla castità” e che “possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana” che non ammette in nessun modo la pratica degli “atti di omosessualità” anche se praticati, per esempio, in una coppia stabile e unita civilmente.
Dalle parti de “La tenda di Gionata” ed altre realtà cristiane, cosiddette “gay friendly”, invece, si passano messaggi ambigui come “Dio non vede i generi, ma vede nel cuore di una persona”, “Mamma dopo la transizione ‘sarò io, anzi ero già chi sarò!’”, ed altri.
Addirittura, per far passare per intransigenti quanti si attengono alla Dottrina Cattolica, interpellano il Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura della Diocesi di Torino, Don Gianluca Carrega, che scrive: “Se cominciamo a parlare di gender e di unioni civili (nella chiesa) il tuo interlocutore indossa i guantoni e comincia un round di boxe. A volte può anche essere utile darsele di santa ragione, ma non si va molto lontano. Per fare cammino ci vuol pazienza e si deve imparare a guardare le cose anche con lo sguardo dell’altro”.
Don Carrega non è nuovo a certe esternazioni discutibili.
Il 5 febbraio 2018, l’Arcivescovo titolare della Diocesi di Torino, fu costretto a fare una dichiarazione pubblica per precisare alcuni punti “circa l’impegno pastorale di don Gianluca Carrega, incaricato per la pastorale degli omosessuali”.
A seguito di una levata popolare dei Cattolici torinesi, monsignor Cesare Nosiglia dovette dire: “Il percorso che la Diocesi ha intrapreso non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale su cui la “Amoris Laetitia” precisa chiaramente che ‘non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia’”.
Della questione si occuparono tutti i giornali italiani perché a Torino moltissimi cattolici non andavano più a Messa per paura che la Diocesi di Torino tentasse di cambiare il Magistero, attaccando di fatto il Sacramento del Matrimonio e l’istituto dell’unica e sola Famiglia voluta da Dio.
Il “patatrac” nacque dal fatto che don Carrega voleva fare un ritiro spirituale, in locali della Diocesi, con persone della comunità LGBT e lo voleva fare, com’è nel suo stile, giustificando ciò che la Chiesa, invece, fermamente condanna.
Per questo motivo un imbarazzatissimo monsignor Nosiglia, a conclusione della Dichiarazione esplicativa, scrisse: “Per questo ritengo, insieme con don Gianluca Carrega di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento”.
Trovarsi a parlare di questi temi nel tempo di Avvento è abbastanza singolare. Ma tant’è.
Bergoglio, infatti, ha aspettato di trovarsi nel periodo di preparazione al Santo Natale per lanciare il sassolino dell’apertura alla Lobby LGBT per il prossimo Giubileo 2025.
Pensare che, come sottolineano i colleghi di “RaiNews”, nel precedente Giubileo 2000 “il Vaticano si oppose con fermezza alla parata del World Gay Pride, che quell’anno si teneva proprio a Roma, capitale della Cristianità. Alla fine il corteo si svolse ma non senza numerose polemiche”.
Tra i Cattolici italiani serpeggia sempre più malumore, malcontento e senso d’insoddisfazione nei confronti dell’operato di Jorge Mario Bergoglio che, con tutta evidenza, sta facendo di tutto per annacquare il tempo forte dell’Avvento e distogliere l’attenzione dei fedeli da Cristo, unica luce.
Molti stanno perdendo la Fede e la speranza.
Tanti stanno abiurando la Fede Cattolica per approdare al mondo Evangelico, ritenuto più autentico. Non pochi stanno avvicinandosi all’Ortodossia, vedendo nei Patriarcati delle Chiese d’Oriente una maggior attenzione a vivere secondo la Sacra Scrittura.
Tutto questo è frutto di un “pontificato” che sta seguendo e seminando la menzogna, infischiandosene completamente della Verità.
Benedetto XVI, come sempre precursore di ciò che stava per avvenire, non ebbe dubbi nello scrivere che “La verità è che tutta l’umanità è un’unica umanità davanti al volto di Dio. Che tutta l’umanità giace nelle tenebre, ma anche che tutta l’umanità è illuminata dalla luce di Dio”.
Per vedere il volto di Dio e farsi illuminare dalla sua luce radiosa, e splendida, non resta che vivere questo tempo di Avvento con lo sguardo fisso alla mangiatoia del Presepe.
L’attesa impaziente, sincera e spasmodica del Re dei re terrà la mente, di quanti sono ancora Cattolici, lontana dalle bizzarrie di Bergoglio e del suo entourage giubilare.
La banderuola gesuitica che sventola il signor Bergoglio mi dà il capogiro; e dire che sono una cattolica convinta! Ma mi domando cos’avranno nel cuore e nella mente le persone tiepide e poco pratiche di questioni ecclesiali; temo che tanti abbandoneranno, dando ragione a chi non ama la Chiesa. Chissà se Bergoglio che parla sempre di pastorale se lo chiede? Con questo calare le braghe davanti a tutti i vizi possibili, pensa forse di fare una buona pastorale? Ai gay conviene, ma gli altri? Ci siamo sempre aspettati che la Chiesa fosse testimone di moralità e fedeltà ai comandamenti-precetti-regole di comportamento cristiano ( e anche in passato ci sono state ombre), ma ora essa sta diventando un bordello, dove regna il vizio e l’omertà e se qualcuno obietta viene cacciato in malo modo. Tutto questo stordisce e scandalizza e penso alla macina da mulino che qualcuno ( o tanti) dovrebbe attaccarsi al collo…….
Da Cattolico convinto, già studente di Teologia, Vaticanista, non posso che concordare al 100% con questo commento.
Il giustificazionismo di Bergoglio nei confronti del peccato è figlio di quel relativismo della Fede che Benedetto XVI ha combattuto per tutta la vita.