
La Diocesi di Cuneo-Fossano continua con le iniziative bizzarre di “evangelizzazione” in questo Giubileo 2025.
Nella chiesa di Bergoglio, che poco o nulla ha a che fare con la Chiesa fondata da Gesù Cristo, continuano le iniziative stravaganti per cercare di accattivarsi il favore dei fedeli.
L’ultima trovata in ordine di tempo l’ha avuta la Diocesi di Cuneo-Fossano con due iniziative dal sapore bizzarro.
Il 14 febbraio prossimo, giorno nel quale si celebra la memoria del martire Valentino, Vescovo di Terni, la Diocesi di Cuneo-Fossano ha deciso di mettere in campo una “Messa dedicata agli innamorati di ogni età” nella Concattedrale di Fossano e “‘Le parole dell’amore’, un tempo di ascolto e dialogo da vivere in coppia”, presso la Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” in Cuneo.
La Messa che verrà celebrata a Fossano da don Denys Revello sarà “animata dai cori delle parrocchie Concattedrale e san Filippo” e verrà “introdotta dal commento ad una poesia”.
Dal settore “Evangelizzazione e Sacramenti” della Diocesi riportano le considerazioni di tali Andrea e Stefania: “Ritorniamo volentieri alla Messa degli innamorati. Dallo scorso anno ad oggi sono successe parecchie cose nella nostra famiglia; i figli sono cresciuti e ora abbiamo più tempo per noi. Andando a questa Messa vogliamo affidare il nostro cammino futuro. E rinnovare le scelte che ci hanno condotto fino a qui”.
Quel che lascia davvero attoniti è che, nel 2016, Jorge Mario Bergoglio ha pubblicato un’Esortazione Apostolica denominata “Amoris laetitia”, con la quale ha sdoganato la possibilità per i divorziati e risposati di accedere alla Comunione Sacramentale.
Quattro Cardinali di Santa Romana Chiesa – Raymond Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Joachim Meisner – se ne indignarono e presentarono un documento contenente dei dubbi a cui, come ormai sappiamo, Bergoglio non ha mai risposto.
A far infuriare i Cardinali è stato in modo particolare il Capitolo VIII nel quale, come accennato, Bergoglio riammette i divorziati, risposati con rito civile, alla piena comunione con la Chiesa.
I Cardinali conclusero così la loro epistola: “Ci permettiamo di chiedere a Lei, Santo Padre, quale supremo Maestro di fede chiamato dal Risorto a confermare i suoi fratelli nella fede, di dirimere le incertezze e fare chiarezza, dando benevolmente risposta ai “Dubia” che ci permettiamo allegare alla presente”.
Stride il fatto che i quattro Cardinali abbiano chiamato Bergoglio con l’appellativo di “Santo Padre” dal momento che egli è scomunicato latae sententiae per aver disobbedito ai dettami contenuti nell’Esortazione Apostolica “Universi Dominici Gregis” del 1996.
In tale Esortazione, al Paragrafo 79, infatti, Giovanni Paolo II, con l’aiuto dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Joseph Ratzinger, scriveva: “Proibisco a chiunque, anche se insignito della dignità del Cardinalato, di contattare, mentre il Pontefice è in vita e senza averlo consultato, circa l’elezione del suo Successore, o promettere voti, o prendere decisioni a questo riguardo in conventicole private”.
Grazie al Cardinale belga Godfried Maria Jules Danneels, già Presidente della Conferenza Episcopale del Belgio, sappiamo che Bergoglio è stato eletto da Cardinali facenti parte il “Gruppo di San Gallo”, o “Mafia di San Gallo”, che hanno pilotato il Conclave del 2013.
Facendo ciò sono incappati nella scomunica latae sententiae e, dunque, non hanno potuto eleggere validamente il Vicario di Cristo in terra.

Oltre a ciò, vi è stata una grave violazione del Codice di Diritto Canonico, precisamente del Canone 332 § 2, che cita: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.
Sappiamo bene che Benedetto XVI, nel febbraio 2013, non ha rinunciato al “munus petrino”, ossia alla potestà ricevuta da Dio, ma al “ministerium petrino”, ossia al “mestiere” del Papa.
Detto questo sappiamo che Benedetto XVI è rimasto Romano Pontefice sino al 31 dicembre 2022, giorno nel quale ha rimesso l’anima nelle mani di Dio.
Siccome nella Chiesa Cattolica non ci possono essere due papi, Jorge Mario Bergoglio non è mai stato eletto papa e, dunque, non esiste nessun “Papa Francesco”.
Monsignor Piero Delbosco, Vescovo di Cuneo-Fossano, l’Ufficio Famiglia della diocesi e l’intero clero, dunque, il 14 febbraio devono attenersi a ciò che è stato il Magistero Bimillenario della Chiesa, sino al 12 marzo 2013.
Tutti i documenti, atti, pronunciamenti, … realizzati da Jorge Mario Bergoglio – compresa “Amoris laetitia” – sono nulli e invalidi. Se questo non viene detto ai fedeli, si sta avallando una realtà che ha il chiaro odore dello zolfo.
Questo tuo inconfutabile articolo serve anche come risposta alle strida scandalizzate dei vescovi del Piemonte a causa dell’apertura di Casa Betania a Savigliano. Se non abbiamo un Papa da 12 anni, ed è così, cosa strillano contro d. Minutella!? Egli NON È SCOMUNICATO perché l’atto gli è stato notificato da uno CHE NON È PAPA!!! E allora per tornare alla diocesi di Cuneo e Fossano, cosa dobbiamo dire di questi vescovi del Piemonte che prendono iniziative in base a “Fiducia supplicans “, documento emanato da uno che non è Papa? Questo è un atto scismatico o no? Hanno fondato una falsa chiesa nelle viscere della VERA CHIESA DI CRISTO e ce la propinano ogni giorno imponendo ogni genere di assurdità ( per non dire di peggio), dunque questi NON SONO FORSE ATTI SCISMATICI?? Se sbaglio mi “ corriggerete “ ha detto qualcuno anni fa