
Il Cardinal Pizzaballa ha potuto celebrare il Natale con i bambini di Gaza grazie ai soldati israeliani.
Alla vigilia del Santo Natale non si può non parlare della geopolitica e di ciò che sta accadendo nel luogo più importante del mondo, ossia in Medio Oriente, in Terra Santa.
Lo facciamo “in punta di piedi”, prendendo atto di ciò che accade, portando rispetto a quanti sono nella sofferenza, nell’angoscia e nel cordoglio.
Ciò nonostante non possiamo non allibire dinanzi a quanto ha detto il 21 dicembre scorso, incontrando la Curia Romana, Jorge Mario Bergoglio.
Il Presule argentino, che dal 2013 sostiene di essere il Papa, parlando a braccio, “ha condannato le ultime azioni degli israeliani nella Striscia di Gaza” dicendo: “Ieri non hanno lasciato entrare il Patriarca e sono stati bombardati bambini. Questa non è guerra, è crudeltà”.
In un articolato servizio, la giornalista Vania De Luca, in diretta dalla Città del Vaticano, per RaiTre, ha detto: “Gaza un tempo fiorente, oggi è sinonimo di distruzione e di morte. Ipocrita parlare di pace ed armare la guerra”.
Nulla di sbagliato o di trascendentale se non fosse che “33 bambini israeliani sono stati uccisi da gruppi armati negli attacchi del 7 ottobre 2023”, come ben riporta “Save the children Italia”.

Jorge Mario Bergoglio e il titolare della Segreteria di Stato Vaticana, Cardinale Pietro Parolin, perché non smettono di cercare chi ha più colpe o chi “la fa più grossa”, e non iniziano un’azione diplomatica seria e determinata per salvare la vita dei bambini?
In Vaticano dovrebbero sapere – e lo sanno – che il Comitato Italiano per l’UNICEF comunica: “La maggior parte dei bambini uccisi si trovavano nelle loro case, dove avrebbero dovuto essere al sicuro. Ora non ci sono più. Le loro vite sono state interrotte, così il loro futuro. I bombardamenti sono stati così pesanti che alcuni bambini sono rimasti sotto le macerie per ore prima di essere tirati fuori”.
Nel momento in cui la Cristianità universale si appresta ad accogliere la nascita del Figlio di Dio, del Bambinello Gesù, non si può rimanere indifferenti dinanzi ad una simile, quanto inquietante, narrazione.
Ciò che lascia basiti e sbigottiti è il modo in cui il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Cardinale Pierbattista Pizzaballa, entrando nella Striscia di Gaza, ha detto: “Tutto il mondo è con voi”.
Il Cardinal Pizzaballa, dal 1999 in Terra Santa, a servizio della Custodia di Terra Santa, deve prender atto che ha potuto entrare in sicurezza a Gaza perché “scortato dai soldati israeliani, attraverso il valico di Eretz”.
Lo Stato di Israele, tanto detestato da Jorge Mario Bergoglio, ha rispetto e considerazione per i Cristiani e ha sempre garantito al Patriarca di Gerusalemme dei Latini di poter svolgere il suo ministero pastorale, a servizio delle anime devote.
Il giornalista Roberto Cetera, “Vatican News”, ha scritto che “è la seconda volta che Pizzaballa riesce ad entrare a Gaza e a visitare la comunità guidata dal parroco padre Gabriel Romanelli, dopo quella del 16 maggio scorso”.
In Vaticano si dovrebbe capire che lo Stato di Israele, stato a maggioranza ebraica, corre non pochi rischi nell’accompagnare e scortare un Cardinale cattolico a presiedere una celebrazione eucaristica, in un luogo conteso e nel pieno di una guerra.
In un momento tanto delicato, quanto bellicoso, bisogna che i potenti del mondo soppesino bene le parole che proferiscono.
Se si vuol mettere fine alle ostilità e ai conflitti in Terra Santa, è doveroso che tutti gli attori internazionali pongano le loro capacità e le loro abilità diplomatiche a servizio della pace e della rasserenazione degli animi.
Apprezzabili le parole con cui il Cardinal Pizzaballa ha esortato i fedeli nell’omelia: “Così come tutte le persone del mondo, non solo cristiane, sono con voi, così anche voi potete dare qualcosa al mondo che vi guarda: portate a tutti, col vostro esempio, la luce di Cristo”.
Sul fatto che tutto il mondo sia con i Cattolici presenti nella Striscia di Gaza ci sarebbe parecchio da dire.
Sappiamo tutti bene che i fondamentalisti islamici di Iran, Iraq, Afghanistan, Siria, Egitto, Giordania, Turchia… non hanno alcuna simpatia e/o solidarietà per i Cristiani. Le parole del Cardinale Pizzaballa sono più di circostanza che di reale visione.
Il Natale del Signore, quest’anno più che in passato, sia davvero festa della luce. Luce del perdono, luce della sapienza, luce della pace.
Il Corpo Diplomatico della Santa Sede cerchi di consigliare meglio Bergoglio e lo implori di pregare di più e parlare di meno. Ogni volta che proferisce un discorso sulla situazione in Medio Oriente riesce ad offendere o scontentare qualcuno.
Non c’è più verità nelle parole, nel mondo della comunicazione politica, nemmeno da parte dei cristiani; tutti parlano con parole di parte, ormai anche i preti; tutti si affannano ad affermare la propria solidarietà verso l’Islam; ma tutti conosciamo anche la violenza dell’Islam contro i cristiani. Con Israele è lo stesso: cristiani e israeliani sono cattivi e i mussulmani buoni, da accogliere a braccia aperte e da difendere quando uccidono perché “ sono in crisi di adattamento e non si sentono accettati “. Chissà come mai? A parti invertite saremmo tutti morti, invece qui si brama aprire loro le braccia