Una vicenda della Guerra di Crimea (1853 – 1856), ripresentata dal dr. Francesco Aragno
La Guerra di Crimea (4 ottobre 1853 – 1 febbraio1856), detta anche Guerra d’Oriente, è stato un conflitto che ha coinvolto le maggiori potenze europee (Russia, Inghilterra, Francia. Turchia, Regno di Sardegna e diplomaticamente l’Impero Asburgico e la Prussia) e che si è svolto in diverse parti del mondo.
Infatti se lo scenario principale fu la Crimea, lo scacchiere delle operazioni belliche coinvolse aree balcaniche, russe, caucasiche, medio-orientali, del Mar Nero, del Mar Baltico e del Pacifico.
La complessità delle cause di questo conflitto, lo svolgimento delle operazioni belliche, le innovazioni tecnico scientifiche che l’hanno alimentato e che in seguito hanno avuto importanti ricadute nella società civile, i nuovi assetti geo-politici del post conflitto, sono stati ampiamente studiati e pubblicati dagli storici. Infatti la documentazione storica, diplomatica e militare disponibile in merito è enorme presso gli istituti storici dei Paesi che parteciparono al questo sanguinoso conflitto.
Come per altre realtà storiche, anche per questo momento bellico le esigenze di divulgazione, hanno richiesto una inevitabile semplificazione cronologica e narrativa degli eventi stessi. Ma questa priorità si realizza a scapito della valorizzazione di quelle “storie minori e complementari”, che hanno e che continuano a correre il rischio di essere relegate nell’oblio.
Far emergere e portare alla conoscenza queste “storie minori”, molte ancora inedite, è importante per arricchire e approfondire la versione della Storia ufficiale.
Ci giunge in merito l’articolo del dr. Francesco Aragno che ci illustra con dovizia di dati ed immagini, la curiosa e poco nota storia de “La legione Britannica-Italiana: un’avventura da dimenticare”. Segnaliamo che questo articolo fa parte di un capitolo del libro ”Guerra di Crimea (1854-1856) – Notizie inedite o poco conosciute” di prossima pubblicazione da parte dell’Autore.
Ringraziamo il dr. Francesco Aragno per la pregevole ricerca che pubblichiamo integralmente e per la sua preziosa collaborazione.
Buona lettura (m. b.)
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Nei primi giorni di novembre 1854 la battaglia di Inkermann aveva avuto conseguenze negative per entrambi gli schieramenti: agli alleati fece sfumare la speranza di conquistare Sebastopoli prima dell’inverno e ne fiaccò lo spirito: a causa del colera, morirono molti soldati e ufficiali e, memori dell’esperienza di Napoleone Bonaparte, non si sentivano tanto forti da affrontare l’inverno russo. Dopo lunghi lavori d’assedio, dure battaglie e inutili tentativi d’assalto, erano stremati e dovettero convincersi che impadronirsi di quella fortezza era molto più arduo di quanto non pensassero. Alla resistenza dei russi si aggiungevano la rigidità del clima, le difficoltà degli approvvigionamenti in uomini e mezzi ed il considerevole numero degli ammalati. Gl’inglesi, poco assuefatti ai disagi, soffrivano molto più dei francesi e le malattie aumentavano in modo esponenziale. Dei 54 mila uomini che la Gran Bretagna aveva spedito in Crimea, al 18 gennaio 1855 ne restavano appena 17 mila, dei quali, solo 12 mila in grado di prestare servizio alle armi.
Venne poi l’inverno con temperature sotto i 20 gradi, la neve e il gelo a cui non erano abbastanza preparati, la scarsità dei rifornimenti, le sofferenze, le malattie, la mortalità spaventosamente alta e lo sconforto. Cominciò quello stato di cose che commosse l’opinione pubblica in Francia ed in Inghilterra e per cui fu chiesto al Piemonte di entrare nell’alleanza mentre i governi francese ed inglese, senza badare a spese, prendevano le misure più energiche per spedire sollecitamente in Crimea rinforzi di uomini e di materiali di ogni genere.
I russi assediati, meglio riparati dentro alla fortezza e coll’artiglieria collocata in gran parte su strutture murarie, soffrivano meno e potevano continuare ad attaccare. Il loro comandante, generale Osten-Saken, aveva organizzato un sistema di sortite, soprattutto notturne, per colpire gli alleati e obbligarli a stare sempre in guardia; alcune di queste furono memorabili e provocarono sanguinosi combattimenti.
La Legione Britannica-Italiana: un’avventura da dimenticare
L’Inghilterra non voleva introdurre la coscrizione obbligatoria: decise di raddoppiare le forze terrestri con milizie di ausiliari (20.000 turchi e 15.000 piemontesi) e mercenari.
La proposta di formare una legione straniera temporanea fu avanzata dal principe consorte Alberto l’11 novembre 1854, proprio in seguito alle gravi perdite subite ad Inkermann.
La legge, approvata il 26 aprile 1855, consentiva di arruolare per la durata della guerra 10.000 tedeschi, 5.000 svizzeri e 5.000 italiani. Si spese oltre un milione di sterline per arruolarne la metà, e nessun raggiunse mai la Crimea.
La British-German Legion, fu formata in Inghilterra ed inviata sul Bosforo e lì rimase. A pace fatta, caduta l’idea di cederli alla Compagnia delle Indie Orientali, 2.300 legionari accettarono di trasferirsi come contadini militarizzati nella Colonia del Capo.
Gli italiani invece non solo furono arruolati ma anche addestrati in Piemonte. Incaricati di formare la legione furono il plenipotenziario inglese a Torino, sir James Hudson (1810-1885) amico di Massimo D’Azeglio, ed il colonnello Henry Percy (1817-1877), un valoroso che aveva meritato la Victoria Cross ad Inkermann, coadiuvati dal nizzardo Ignazio Ribotti di Molières (1809-1864) e da Ferdinando Augusto Pinelli (1810-1865). La maggior parte di coloro che parteciparono erano esuli e fuorusciti lombardi della guerra del 1848-1849 ed in misura minore altri provenienti da altri Stati.
Di questa “Legione Britannica-Italiana” erano previsti 4 reggimenti, poi aumentati a 5.
I primi due depositi furono aperti a settembre 1855, quando già Sebastopoli era caduta, a Novara ed a Chivasso. Nel frattempo il Regno di Sardegna era entrato nella guerra di Crimea ed il progetto si arenò, soffrì di mancanza di fondi e risorse inadeguate ed alla fine fu reso inutile dalla caduta di Sebastopoli a settembre 1855 e dalla fine delle ostilità sei mesi dopo. Considerato tutto questo Percy si dimise dal comando della Legione italo-britannica nell’ottobre del 1855 in uno stato di totale esasperazione. [ Fu sostituto da Costantine Read che arrivò a Torino solo a gennaio 1856. nel frattempo però i ,volontari continuavano ad affluire ed a Susa fu aperto anche il deposito di un 3° reggimento bersaglieri. Comandava questi reggimenti Sir Coutts Lindsay (1824-1913).
Il 6 febbraio 1856 sorsero problemi nel deposito di Novara, che raccoglieva i fuoriusciti lombardi, allorché celebrarono con un tumulto il terzo anniversario dell’insurrezione di Milano del 1853. Il governo dovette intervenire per calmarli ma emerse che avevano anche trafugato delle armi ed intendevano marciare su Milano. Sedici di loro finirono in prigione ed i reggimenti furono spostati il 1° a Chivasso ed il 2° a Susa, lontano dal confine con la Lombardia.
7 gennaio 1856. Lettera indirizzata al “Signor Vincenzo Natoli – Ufficiale arruolatore della Legione Anglo-Italiana – Genova”.
– Bollo P.P. TORINO ASSICURATO, – bollo a doppio cerchio TORINO CONSEGNE 7 GEN 56 – bollo DOPO LA PARTENZA tutti di colore verde.
Nell’angolo superiore sinistro, numero “222” della registrazione dell’assicurata e altri due numeri indicanti forse il peso; “185” annullato con un tratto di penna e “158”.
Al verso, tre bolli in ceralacca rossa di sigillo con la scritta circolare LEGIONE BRITANNICO- ITALIANA e al cento raffigurato un lancere a cavallo.
-Bollo a doppio cerchio “POSTE AMB. TRA TORINO E GENOVA (1): il n. 1 indicava la corsa da Torino a Genova, il n. 2 quella da Genova a Torino.
– bollo a cerchio di arrivo a Genova: non è il bollo quadrangolare rosso di arrivo per le lettere ordinarie perché la lettera passava attraverso l’ufficio postale per la registrazione in arrivo e non direttamente ai porta-lettere per la consegna. A penna, due segni che sembrano N e numero “8” del porto pagato dal mittente (80 centesimi?).
Questa è la lettera che faceva seguito alla precedente con la quale il Comitato di gestione della Legione Britannico Italiana (o Anglo-Italiana) mandava al signor Natoli il suo primo compenso di Ufficiale arruolatore.
In un’altra lettera n. 27 del 10 gennaio 1856, come quella n.12 del 4 gennaio, sempre del Colonnello Ribotti a nome del Comitato e indirizzata s a Vincenzo Natoli è scritto:
“Le reclute da lei inviate sino al dì otto di questo mese, hanno già prestato giuramento”.
Ed in un’altra ancora, n. 30 del giorno successivo 11 gennaio. “Le reclute da lei inviate col foglio del 9 di questo mese, n. 38, sono state accettate. Il capitano Wilson, incaricato dell’arruolamento alla Spezia, paga alle reclute £ 1,25 per paga in Torino; quindi ella non ha bisogno di dar più nulla alle stesse.
Le reclute erano inviate a Torino, veniva pagato loro il viaggio; a Torino, fatta una selezione quelle accettate erano mandate a Chivasso o a Susa, sedi dei depositi dei reggimenti e dove venivano addestrate.
Nel frattempo il 1° febbraio 1856 a Vienna era stato firmato l’armistizio ed il 16 febbraio Cavour era partito da Torino alla volta di Parigi per il Congresso che si sarebbe aperto il 25 febbraio per stabilire le clausole del trattato di pace.
Tutti gli arruolati della Legione Britannica-piemontese il 6 marzo furono traferiti a Genova dove furono imbarcati sul “Geat Britain” che li portò a Malta e là furono alloggiati nel Forte Manoel e cominciarono i primi casi di morti per il colera.
Sua Maestà Britannica decise di affrettare il congedo di questa Legione, che fu decretato il 9 giugno 1856, complicato però dal rifiuto dei vari governi di riprendersi gli espatriati. Lo stesso Piemonte fece sbarcare a Genova solo i propri cittadini.
Foglio di congedo dalla Legione Anglo-Italiana del bersagliere Cella Girolamo, rilasciato a Malta il 29 luglio 1856. Rientrò in patria nel Regno Sardo, essendo cittadino del Regno.
A settembre erano ancora a Malta tutti gli ufficiali (158) ed un terzo dei soldati (783), che furono imbarcati sul “Tudor” diretto a Liverpool.
In vista della Sicilia il capitano calabrese Francesco Angherà (1820-1879) tentò invano di indurre i compagni ad ammutinarsi e sbarcare per fare un’azione militare di rivolta. Fu arrestato e fatto passare per pazzo per evitargli la fucilazione.
Da Liverpool alcuni proseguirono poi sul “Tudor” per il Canada, ma la maggior parte di loro rimase definitivamente in Inghilterra.
E così finì l’avventura della “Legione Britannica-Italiana”.
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L’articolo in oggetto è interessante e poco noto al grande pubblico. Tuttavia, per ulteriore approfondimento, segnalo quanto riporta in merito il Colburn’s United Service Magazine and Naval and Military Journal” (testo in inglese e relativa traduzione in italiano).
Non escludo che l’evento riportato nell’articolo possa essere commentato, con ulteriori particolari aggiuntivi, da altre Riviste Storiche…
BRITISH ITALIAN LEGION.-The whole of the officers and men of the British Italian Legion have been disbanded, with the exception of a small number who have claimed a passage to Canada under the terms of their enlistment, and a portion who, from their known liberal opinions, have been refused passports to re-enter the Italian States to which they belong. When every exertion to gain permission for their return to their homes had failed they were shipped on board the Transport Tudor for Liverpool en route for America. Some had left wives and families behind them, and they left Malta with sorrowful hearts.
While the vessel was off the coast of Sicily, an officer named Anghera, who had latterly shown symptoms of unsound mind, endeavoured to induce the men to run the ship on shore, in some wild hopes of exciting an outbreak and eventually returning to Italy. The attempt proved a failure, the men wisely preferring to try their fortune in America. The officer was confined, and an examination will take place into the circumstances before the men sail for the New World. The Argentine Government, having an immense extent of fertile land on the banks of the Parana, are desirous to induce these men to settle in that country as cultivators of the soil. The climate is similar to that of Italy. The land produces abundant crops of wheat, Indian corn, tobacco, and rice. The orange, peach, walnut, and mulberry grow luxuriantly. In order to insure success, the Argentine Government offer them agricultural implements, seeds, cattle, and 12,000 acres of arable land, besides a league and a-half square of pasturage for their stock.
LEGIONE ITALIANA BRITANNICA. Tutti gli ufficiali e i soldati della Legione Italiana Britannica sono stati sciolti, ad eccezione di un piccolo numero che ha richiesto un passaggio per il Canada secondo i termini del suo arruolamento, e una parte che, dalle sue conoscenze opinioni liberali, si sono visti rifiutare il passaporto per rientrare negli Stati italiani di appartenenza. Quando ogni sforzo per ottenere il permesso per il loro ritorno alle loro case fallì, furono imbarcati a bordo del Transport Tudor per Liverpool in rotta per l’America. Alcuni avevano lasciato mogli e famiglie dietro di sé e lasciarono Malta con il cuore addolorato.
Mentre la nave era al largo delle coste della Sicilia, un ufficiale di nome Anghera, che ultimamente aveva mostrato sintomi di malessere mentale, tentò di indurre gli uomini a portare la nave a terra, nella folle speranza di provocare un’epidemia e alla fine tornare in Italia. Il tentativo si rivelò un fallimento, poiché gli uomini preferirono saggiamente tentare fortuna in America. L’ufficiale è stato confinato e verrà effettuato un esame delle circostanze prima che gli uomini salpino per il Nuovo Mondo. Il governo argentino, avendo un’immensa estensione di terra fertile sulle rive del Paranà, desidera indurre questi uomini a stabilirsi in quel paese come coltivatori della terra. Il clima è simile a quello italiano. La terra produce abbondanti raccolti di grano, mais indiano, tabacco e riso. L’arancio, il pesco, il noce ed il gelso crescono rigogliosi. Per assicurarsi il successo, il governo argentino offre loro attrezzi agricoli, sementi, bestiame e 12.000 acri di terra arabile, oltre a una lega e mezzo quadrata di pascolo per il loro bestiame.