Ripercorriamo quattro tappe indimenticabili, sulle strade piemontesi
Il 21 luglio si conclude il Tour de France 2024, del quale Ada Corneri ha scritto di recente una storia particolare: https://civico20-news.it/cultura-e-spettacolo/il-tour-de-france-2024-a-torino-di-ada-corneri/05/07/2024/
In questa giornata voglio ricordare il grande campione del ciclismo italiano Marco Pantani, con la sua inimitabile parabola sportiva, tra sfortuna e debolezze umane.
Marco nasce il 13 gennaio 1970 a Cesena. Vive con la famiglia a Cesenatico. Esordisce come professionista il 5 agosto 1992 con la squadra “Carrera Tassoni”, con cui correrà fino al 1996. La prima vittoria arriva nel 1994, al Giro d’ Italia, nella tappa di Merano. Nello stesso anno vince la tappa dell’Aprica, e il suo nome comincia crescere.
Nel 1995 vince la tappa di Flumsberg al Giro di Svizzera, ma sono le due tappe (Alpe D’Huez e Guzet Neige) al Tour de France ad imporlo con forza all’attenzione del grande pubblico e dei media. Anzichè utilizzare il classico berrettino, Pantani corre con una bandana colorata sul capo: il mito del “Pirata” nasce lì, sulle salite del Tour.
Nel 1997 avviene il passaggio alla squadra della Mercatone Uno, con la quale correrà sino alla fine.
Quattro tappe sulle strade piemontesi, ricostruite idealmente a tavolino tanti anni dopo, ci danno la misura della sua grandezza e di tanta sfortuna che lo ha perseguitato, come uomo e come atleta.
Borgo San Dalmazzo – Briançon
La Borgo San Dalmazzo – Briançon è il tappone del Giro di Marco Pantani. È la crasi di tre tappe che hanno segnato in parte la storia e soprattutto l’illusione che questa potesse continuare. C’è il Colle Fauniera su e giù dal quale Marco Pantani offre il meglio di sé al Giro del 1999.
C’è il Colle Sampeyre giù dal quale Marco Pantani cade nel 2003, la botta che lo fece uscire dalle prime posizioni, il colpo al morale che non meritava. C’è il Colle dell’Agnello lungo il quale, al Giro del 2000, rientra dopo una crisi e il Col d’Isoard sul quale prima aiuta Stefano Garzelli a recuperare le ruote di Francesco Casagrande e poi scatta, nella stessa tappa, per cercare di tornare a vincere. A Briançon arriverà 54 secondi dopo Paolo Lanfranchi.
Briançon – Pino Torinese
Il 18 ottobre 1995 scendendo verso Pino Torinese alla Milano-Torino un automobilista che non doveva essere nel percorso di gara investe Marco Pantani. All’ospedale Cto di Torino i medici riscontrano la frattura di tibia e perone e annunciano il serio rischio di perdita dell’uso dell’arto o, almeno, di prematura interruzione dell’attività agonistica. Marco Pantani tornerà, invece, a correre, più forte e più grande di prima.
Racconigi – Oropa
Verso il Santuario d’Oropa, al Giro d’Italia del 1999, Pantani realizza una delle sue imprese più incredibili. Dopo aver avuto un salto di catena il Pirata recupera e supera tutti quelli che gli stanno davanti, uno dopo l’altro, e va a vincere la tappa.
Biella – Cascate del Toce
L’arrivo è alle Cascate del Toce, dove Marco ci regala l’ultimo suo scatto al Giro d’Italia del 2003. Dopo di allora non lo rivedremo più in corsa.
La forza e la determinazione dell’atleta Pantani si riveleranno pari alla fragilità dell’uomo. Dopo lo stop forzato al termine della tappa di Madonna di Campiglio del 2000 (il suo ematocrito risulta troppo alto, e molti saranno e rimangono i dubbi sulla validità di quell’esame), inizia una parabola discendente nella quale non riesce a frenare la propria discesa verso la crisi interiore, in cui la fatica di ritrovarsi è più forte della salita più dura.
Chiude il suo ultimo Giro, nel 2003, al quattordicesimo posto; non partecipa al Tour successivo e si ricovera in una clinica, per curare le sue frequenti crisi depressive.
Marco Pantani viene trovato morto il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini, nel quale da alcuni giorni si era trasferito; la causa della morte è overdose di eroina. La Gazzetta dello Sport titola, in modo semplice e rispettoso: “Se n’è andato”.
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