Nel 2023 quattro milioni di accessi impropri al Pronto Soccorso
Il rilancio della medicina territoriale era una delle priorità nella ripresa post pandemia ma molto resta ancora da fare se i dati di accesso improprio al pronto soccorso sono quelli dello scorso anno.
“Per cercare di dare un nuovo indirizzo alla sanità italiana, e portarla fuori dalle sabbie mobili dove è impantanata, un ruolo importante dovrebbe giocarlo un’opera di informazione mirata e sensibilizzazione dei cittadini. I dati che l’Agenas ha reso pubblici nell’evento “Accessi in pronto soccorso e implementazione Dm 77/2022 per una migliore presa in carico dei pazienti” fanno riflettere. Nei pronto soccorso e nei Dipartimenti di emergenza urgenza e accettazione di primo e secondo livello, i Dea I e Dea II, nel 2023 su 18,27 milioni di accessi ne sono stati contati circa 4 milioni classificati come impropri”
commenta il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano.
“Un afflusso – conclude il sindacalista – determinato da cittadini che si sono rivolti alle strutture di emergenza con codici classificati come bianchi o verdi, che di fatto risulta essere una delle cause che ha portato i pronto soccorso al collasso. Dove è la medicina territoriale di cui, da anni, ci si riempie la bocca? Il filtro che dovrebbe garantire migliore assistenza è di fatto saltato. La realtà è che stenta a decollare e il rischio che case ed Ospedali di Comunità divengano delle nuove cattedrali nel deserto è altissimo. Non bastano mura, serve riempire le strutture dei territori con operatori sanitari formati, capaci di essere un nuovo esercito di professionisti al servizio dei cittadini. Che a loro volta dovranno essere informati e sensibilizzati sui diversi livelli di accesso alle cure, non considerando i Pronto Soccorso come unica soluzione”.
Luigi Cabrino
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