I Medici di Famiglia sono contestati perché non fanno le visite domiciliari.
In questi giorni di influenza, febbre e malanni, legati al freddo pungente che ha fatto capolino, moltissimi cittadini hanno lamentato che tanti Medici di Medicina Generale (Medici di Famiglia), rifiutano di andare a fare le visite a domicilio.
Bisogna dire alcune cose che non tutti sanno.
Il medico di famiglia, normalmente, svolge la sua attività clinico-professionale in ambulatorio dove, in teoria, ha tutta l’attrezzatura necessaria allo svolgimento delle funzioni.
Detto ciò, però, non si può non dire che il medico di famiglia “non può rifiutarsi di compiere visite a domicilio, ma si tratta di casi di eccezionalità giustificati dall’intrasferibilità dell’ammalato e da elementi di evidente immobilità” come ben spiega lo Studio Legale Cataldi.
Le norme generali sanciscono che “le visite domiciliari vanno svolte in giornata se sono state richieste entro le 10:00 di mattina, oppure, se richieste oltre quest’orario, entro le 12:00 del giorno successivo”.
Molti medici, però, essendo stati deputati dalle norme a stabilire se un soggetto è intrasferibile oppure no, rifiutano la visita domiciliare e costringono il paziente a recarsi in ambulatorio, anche con temperature sotto lo zero termico.
Tanti, tantissimi, cittadini lamentano questo atteggiamento di numerosi “camici bianchi”.
Lo Studio Cataldi, esperto in materia, sottolinea come “al medico è lasciata ampia discrezionalità quanto alle modalità di organizzazione delle visite a domicilio” e, dunque, ai pazienti non resta che accettare e tacere.
Bisogna peraltro dire che “se il paziente versa in condizioni di salute che richiedono un intervento urgente, il medico dovrà svolgere la visita a domicilio entro il più breve tempo possibile”. Il fatto che molti medici curanti non aderiscono a questo principio intasa i Pronto Soccorso e i Dipartimenti di Emergenza e Urgenza degli ospedali.
Con la pandemia da Covid-19, tutti i virologi, infettivologi, … erano in televisione a dire che il primo avamposto sul territorio sono i medici di famiglia, la medicina del territorio, e che solo se questa funziona bene gli ospedali non si ingolfano.
Per questo motivo, grazie al lavoro della Corte di Cassazione, possiamo asserire che una valutazione non corretta della gravità del paziente o della non effettuazione della visita domiciliare può costare al medico una querela per “Rifiuto di Atti d’Ufficio”, reato sancito e spiegato all’articolo 328 del Codice Penale.
Con la Sentenza numero 21631/2017 la Corte di Cassazione ha stabilito: “il reato di rifiuto di atti di ufficio è un reato di pericolo, onde la violazione dell’interesse tutelato dalla norma incriminatrice al corretto svolgimento della funzione pubblica ricorre ogniqualvolta venga denegato un atto non ritardabile alla luce delle esigenze prese in considerazione e protette dall’ordinamento, prescindendosi dal concreto esito della omissione e finanche dalla circostanza che il paziente non abbia corso alcun pericolo concreto per effetto della condotta omissiva”.
Con il Covid-19 i medici si sono “atteggiati” molto rispetto ai comuni mortali e, da quando al Governo del Paese c’è la Destra, sono diventati più precisi e puntuali nel fare rimostranze.
Peccato però che i servizi sanitari non sono migliorati, le liste d’attesa non si sono accorciate, le prestazioni sanitarie non sono state migliorate e i medici non hanno smesso di fare errori diagnostici.
Nel lontano – neppure poi tanto – 2010 il portavoce nazionale e responsabile della comunicazione della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia (FIMMG), Fiorenzo Corti, diceva che “la visita domiciliare fa parte dei compiti del medico di famiglia e deve essere fatta, se il paziente ha una malattia, un disturbo e quindi in quel momento non è in grado di raggiungere lo studio. Un medico di famiglia, a priori, non può rifiutarsi di visitare a domicilio, non può mettere in studio un cartello su cui scrive “non si fanno visite domiciliari”: la visita domiciliare del medico di famiglia è un diritto-dovere del medico di base”.
Il problema grosso, grossissimo, è che i Medici di Medicina Generale, spesso, lavorano per le ASL non come dipendenti ma come liberi professionisti e, pertanto, sono difficilmente monitorabili dalla sanità pubblica che, quando interpellata, consiglia di revocare il mandato al medico convenzionato scegliendone un altro.
La questione tiene banco, specie sui social network, perché i cittadini sentono che i medici chiedono aumenti, scudi penali, sanzioni per chi li contesta, personale in divisa nei pronto soccorso, … ma poi si rendono conto di essere assolutamente ignorati dai “camici bianchi”.
Sarebbe bello, e anche opportuno, che il Ministero della Salute mettesse mano alle norme attualmente in vigore e ponesse i Medici di Famiglia nella condizione di non poter ignorare i pazienti, ovviamente, con una congrua paga e le dovute tutele che spettano a qualsiasi persona che lavora.