Milano si conferma città della censura. Ne parliamo con Antonio Borrini, giovane politico di Destra, già Consigliere Comunale a Settimo Torinese.
In un’Italia che urla al Fascismo a sproposito ci sono dei veti imbarazzanti che vietano la democratica espressione del pensiero a chi, a differenza dei censori, ha qualcosa da dire.
Riportiamo a tal proposito il pensiero dell’ex Consigliere Comunale di Settimo Torinese, Antonio Borrini, recentemente candidatosi Sindaco per “Difendi Settimo”.
“Sul caso del divieto di manifestazione ai danni del “Blocco Studentesco”, in data 30 novembre a Milano, ci sarebbero tantissime cose da dire. La prima è che le motivazioni del divieto sono surreali, ovverosia c’è il pericolo per la tenuta dell’ordine pubblico e per eventuali disordini”, ha precisato Borrini.
Queste motivazioni, in effetti, non sono solo surreali ma financo assurde. Sarebbe come se un medico prescrivesse farmaci contro il mal di denti ad un bambino nato da tre giorni che i denti non sa manco ancora cosa siano.
I divieti preventivi non hanno nessun senso, se non quello di mettere il bavaglio a qualcuno che potrebbe dire qualcosa di rivoluzionario, atto a destare le coscienze dal sonno.
Ecco perché Antonio Borrini specifica: “E’ un attacco importantissimo alle verità fondamentali: la libertà di scendere in piazza, di manifestare, di esprimere il proprio pensiero. In questo caso anche il proprio dissenso”.
In effetti, in molti si chiedono se la Questura e la Prefettura di Milano avrebbero mai vietato una manifestazione all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) o al noto Centro Sociale Comunista “Leoncavallo”.
Tantissimi italiani si stanno chiedendo se il divieto di manifestazione per il 30 novembre non sia una forma di censura dell’Associazione Studentesca “Blocco Studentesco”, fondato sul pregiudizio che una certa Sinistra ha nei confronti di un sodalizio legalmente riconosciuto e afferente alle idee di “CasaPound”.
Borrini non ha dubbi: “Determinate realtà delle nostre città, in questo caso Milano, sono ostaggio di centri sociali e ANPI. Che cosa significa? Significa che se tu fai parte di un’organizzazione, di un movimento, che decide di scendere in piazza, per qualunque motivazione, dovresti prima chiedere il benestare all’ANPI, ai centri sociali. Robe da matti, robe da marziani!”.
Su questo tema abbiamo sentito diversi nostri lettori di Destra e Centrodestra che, unanimemente, condividono il pensiero di Antonio Borrini.
Perché un Paese democratico e con la grande storia politica come l’Italia si deve sempre distinguere per decisioni di questo tenore? Perché si deve sempre cercare di mettere la “museruola” a chi ha un’opinione controcorrente? Si ha forse paura del confronto, del dibattito libero e dell’espressione dell’idea?
“Gradirei che qualcuno scendesse in piazza contro chi, in questo caso, decide in qualche modo che una realtà studentesca non possa scendere in piazza perché esprime idee completamente opposte a quelle dell’ANPI o dei centri sociali”, ha poi incalzato il leader di “Difendi Settimo”.
La richiesta, anche se chiaramente provocatoria, è sia lecita che legittima.
O la libertà di espressione, di manifestazione, di aggregazione, vale sempre oppure non vale mai. Non esiste una valenza costituzionale ad eventi alterni.
In conclusione, Antonio Borrini ha chiosato: “In realtà, i grossi casini che sono successi – vedi Bologna – non arrivano da Destra ma arrivano da chi si riempie la bocca di democrazia, libertà di pensiero, e amenità varie”.
La gestione dell’ordine pubblico posta in essere da talune questure lascia davvero perplessi.
A Torino, tanto per fare un esempio, si permette al Centro Sociale “Askatasuna” di fare il bello e il cattivo tempo e, manco a dirlo, quest’ultimo gode della stima e dell’incoraggiamento del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, “Partito Democratico”.
La domanda sorge spontanea: in Italia la libertà di pensiero, di espressione, di manifestazione, di aggregazione, vale per tutti o solo per chi ha qualcosa da dire e quel “qualcosa” è dichiaratamente e dichiaratamente di Sinistra?
“Civico 20 News” è da sempre palestra di opinioni, di dialogo e di confronto. Sarebbe bello che tutte le realtà nazionali – specie se pubbliche – prendessero la stessa decisione. Non c’è nulla di più bello del confronto, della dialettica e dello scontro verbale.
Non erano questo le Agorà dell’Antica Grecia, culla della cultura europea e patria della Filosofia?
Ci vuole una bella faccia di bronzo a preoccuparsi dell’ordine pubblico, quando gli studenti pro palestinesi hanno sfasciato le città e mandato al pronto soccorso decine di poliziotti ad ogni manifestazione! A furia di sparare falsità sui giornali e in tv si pensa forse che il buon senso degli italiani sia ormai così compromesso da non capire più che si decide sempre con pesi e misure diverse? Sempre a favore della sinistra? È poi così affidabile e veritiera questa sinistra che manipola gli studenti per poter avere voti al momento elettorale prossimo? Io non sono di destra ma non sono nemmeno scema e così la maggioranza degli italiani