Margherita Ruffino, storica esponente del “Popolo della Famiglia”, torna a parlare del “Reddito di Maternità”.
Dopo il nostro articolo del 15 marzo scorso, in cui abbiamo sottolineato l’impegno del Governo Meloni a sostegno delle mamme lavoratrici, si è creato un gran dibattito.
Margherita Ruffino, esponente del “Popolo della Famiglia” di Canale d’Alba, ci ha scritto.
La storica esponente del partito, fondato da Mario Adinolfi, ha tenuto a precisare: “Il bonus mamme con relativa decontribuzione è una buona cosa, ma il reddito di maternità per le donne senza lavoro o con stipendio misero è un vero e proprio riconoscimento del lavoro della madre come equivalente agli altri“.
Per Margherita Ruffino “nessun altro lavoro richiede un impegno h24 come la madre“.
Come smentire questa affermazione?
Le donne, al di là delle inutili retoriche da 8 marzo, sono il vero pilastro della società.
Sono loro a crescere la prole, a far fare i compiti ai figli, a curare i genitori e i suoceri ammalati.
Sono sempre le donne a pulire la casa, cucire, stirare, cucinare e, ormai sempre di più, a lavorare per far quadrare il bilancio familiare.
Gli interventi della Destra di governo, dunque, sono stati accolti dalle donne con grande favore.
Si può fare di più? Sicuramente sì! È doveroso.
I soldi, nel bilancio dello Stato, non mancherebbero.
Basterebbe che – come precisa la Ruffino – “la piantassimo di buttare soldi nelle guerre degli altri“. Si potrebbero aiutare le donne e l’istituzione della Famiglia.
Effettivamente è vero.
Se l’Italia, anziché sovvenzionare la folle bramosia bellica di Zelensky, destinasse un terzo dei fondi elargiti alla NATO per sostenere le nascite, potrebbe istituire il “Reddito di Maternità” e combattere il gelo delle culle vuote.
Mai come oggi, infatti, è necessario contrastare l’inverno demografico che ammorba il nostro Paese.
Stiamo andando verso una pericolosa e irreversibile “sostituzione etnica“. La mai pianta abbastanza Oriana Fallaci ci aveva avvisato ma non l’abbiamo ascoltata.
Il Sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, per aver denunciato una situazione di grave “islamizzazione dell’Italia” oggi vive sotto scorta.
Cosa serve ancora al nostro Paese per capire che il processo di “meticciato etnico“, posto in essere negli ultimi trent’anni, rischia di far estinguere il nostro glorioso “Popolo di poeti, santi e navigatori“?
Ci ripromettiamo di tornare sul tema.
Grazie del sostegno; ribadisco con forza ciò che ho detto