Il dileggio poetico e la mala informazione
Un tempo quando i grandi Poemi erano studiati e rispettati, anche il dileggio era cultura, bello e virtuoso, mi sovviene La secchia rapita, poema di Alessandro Tassoni che pone il furto di una secchia come simbolo di una guerra tra le città di Modena e Bologna.
La secchia è tuttora custodita a Modena nel Camerino dei Confirmati, al centro delle sale storiche del Palazzo Comunale, così come spero sia ancora studiato il poema di Tassoni.
Il dileggio oggi è raro quasi scomparso, sostituito dalle polemiche su tutto ed a ogni costo, la politica è divenuta come i social dove tutti parlano tutti criticano tutto come se fosse il proemio del diluvio universale, e diluvio è, di stupidaggini, pochezza intellettuale, falsità comunicativa, manipolazione della notizia per scopi propri o di parte.
In realtà è solo il tentativo di mettersi in luce, comparire significa diventare famosi, che poi si tramuta in possibili guadagno e successo.
Un politico che lavora nell’ombra alla stesura delle leggi od allo studio di piani economici non è nessuno, lo diventa soltanto quando viene insultato o indagato per aver posteggiato l’auto in divieto di sosta, o per aver confuso o storpiato un nome, senza parlare di vicende amorose vere o presunte.
Non parliamo poi dei reati di incostituzionalità, provatevi a dissentire sul diritto di contestare in modo violento e non autorizzato, di imbrattare fontane muri o opere d’arte, vengono subito interpretati come vili attentati alla costituzione che sancisce il diritto di opinione e quello di contestazione.
La nostra costituzione saggia e preziosa, ha ritenuto inutile precisare “a condizione che vengano rispettate le disposizioni di pubblica sicurezza, le proprietà e i diritti di altri” se sei di un collettivo universitario puoi occupare la facoltà, tentare di imporre scelte e se sei una minoranza puoi prevalere sulla maggioranza solo perché silenziosa, non organizzata e indottrinata.
Se poi sei di un centro sociale e ti dichiari antifascista, hai dei meriti che aggiunti alla qualifica di martellatore ti rendono martire anche se hai commesso reati, e a volte persino candidato capolista di un raggruppamento politico, altro che secchia rapita qui la secchia deve essere votata.
In Italia siamo tutti antifascisti, salvo qualche residuato che ancora non ha capito o qualche ignorante che non sa nulla, ma è rimasto colpito da uno più stupido di lui.
Dichiararsi antifascisti era importante e coraggioso farlo durante il fascismo, oggi oltre che pleonastico, appare fuori dal tempo e pone confusione attribuendolo a tutti coloro che credono nel rispetto delle regole e nell’uniformità dei provvedimenti verso tutti senza zone d’ombra o di tolleranza verso alcuni rispetto ad altri.
Gli attuali neofascisti oggi sono una minoranza insignificante, sostenuta più dal continuo accenno all’antifascismo che dalla loro reale consistenza.
Oggi, 25 aprile, è una importante ricorrenza della nostra repubblica che dovrebbe celebrare la liberazione e la conciliazione di tutti gli italiani, questa fu l’intenzione di De Gasperi quando l’istituì; festa purtroppo spesso disturbata da polemiche pretestuose, grottesche, tese soltanto a riaprire porte sprangate non da barriere ideologiche, ma da unanimità.
L’ultima è stata la presunta censura applicata allo scrittore Antonio Scurati che nella tv pubblica avrebbe dovuto tenere un intervento di un minuto sul 25 aprile e che la dirigenza televisiva attuale avrebbe impedito in quanto dittatoriale e neofascista; premesso che l’intervento poi letto e postato in ogni dove ha avuto più risalto di quanto ne avrebbe avuto normalmente, questo sta a dimostrare quanto lontani siamo dal pensiero autoritario, purtroppo non ancora dal pensiero unico, da apprezzare il Professor Scurati come in un solo minuto abbia saputo condensare tanta pochezza livorosa.
La tv pubblica, etichettata oggi come tele Meloni, network autoritario che sta eliminando tutte le voci libere, come si possono dire o scrivere onestamente baggianate di questo tipo, non che l’attuale governo non cerchi di inserire o imporre figure amiche o di area, ma questo è il vergognoso andazzo operato da tutti i governi repubblicani, non certo inventato dalla Meloni, casomai proseguito.
Le assunzioni in Rai sono sempre state lottizzate, non per nulla c’è la più alta percentuale di dirigenti in proporzione agli addetti perché non potendo licenziare il vecchio, gli si aggiunge il nuovo, democrazia, autoritarismo, tutte balle, semplicemente mal governo di un ente pubblico come di tanti altri, vorrei almeno una volta che l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, producesse un comunicato contro la sua lottizzazione.
Sarebbe bello che il 25 aprile divenisse oltre che una storica ricorrenza, anche il simbolo della liberazione da tutti gli stereotipi, da tutti i triti luoghi comuni, dalle mistificazioni, e persino dalle quote rosa, perché le donne per essere rispettate le loro opportunità devono essere paritarie non colorate, e che nel menù della massaia due, dopo giovedì gnocchi al posto di venerdì pesce, venga finalmente inserito venerdì sciopero.