Ricordo della più grave strage nazista perpetrata a Torino
Torino, 30 marzo 1944, sera. Nel difficile clima di guerra civile instaurato dal pesante giogo repressivo della occupazione tedesca, con l’Italia ridotta a una comparsa sulla scena della storia, sul ponte Umberto I un partigiano dei Gruppi di Azione Patriottica (Gap) uccide il caporale della contraerea tedesca (FLAK) Walther Wohlfahrt (la batteria antiaerea tedesca non è mai stata smantellata, è ancora visibile e riconoscibile, intatto nelle postazioni e opere murarie, ma in stato di completo abbandono).
I nazisti reagiscono con la più sanguinosa rappresaglia mai compiuta sul territorio cittadino (in un rapporto di 27 a 1, figlio della insensata ferocia nazista!): all’alba del 2 aprile 1944 prelevano dalle Carceri Nuove 27 partigiani e civili (di cui quattro rimangono ancora oggi ignoti!), rastrellati nelle settimane precedenti in Val di Lanzo e in Val Pellice; si tratta non solo di partigiani, ma anche di cittadini prelevati nei paesi attraversati da tedeschi e fascisti.
Gli ostaggi vengono fucilati a gruppi di quattro nei pressi della batteria antiaerea dove prestava servizio il graduato tedesco: la radura del “Pian del Lot”, sulla collina torinese, poco al di sotto del Colle della Maddalena; altri compagni di prigionia sono obbligati a ricoprire la fossa comune nella quale alcuni caduti sono soltanto feriti.
Nei giorni seguenti gli organi di stampa, riferendosi alla vicenda, falsano del tutto la realtà e così definiscono i caduti: “delinquenti abituali” appartenenti ad una “vasta organizzazione terroristica”. Le modalità efferate dell’eccidio vengono rese note dalla pubblicazione clandestina, diffusa dalla 1ª Divisione Garibaldi, di una relazione dovuta a un testimone, uno dei prigionieri costretti allo scavo dalla fossa: Giovanni Borca, “Oscar”, partigiano della 105ª Brigata Garibaldi.
Poco dopo la liberazione, il 27 maggio 1945, le salme vengono riesumate e si procede al difficile riconoscimento e al trasporto al Cimitero Generale.
Subito dopo la riesumazione delle spoglie e dei resti, il Comune colloca in loco una targa, una prima piccola lapide, che reca i segni dell’incertezza sull’identità di alcuni caduti: essa è ancora visibile, murata sulla facciata posteriore dell’attuale monumento.
Il nuovo cippo viene eretto grazie ad una sottoscrizione promossa dai familiari delle vittime ed inaugurato il 17 novembre 1946, alla presenza del Cardinal Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, del Generale Trabucchi, di molti comandanti partigiani e autorità militari e civili. Tra gli oratori, don Pollarolo, già cappellano partigiano, il padre di Franco Balbis per l’Associazione delle famiglie dei caduti per la lotta di liberazione e la madre di Walter Rossi a nome dei familiari delle vittime dell’eccidio.
In occasione della commemorazione del 2 aprile 1949 le famiglie dei caduti “consegnano” ufficialmente il monumento al Comune di Torino. La nuova e grande lapide in granito è sormontata da una lastra che reca la seguente epigrafe:
“Il 2 aprile / 1944 / piombo nemico qui falciava le vostre radiose e fiorenti / giovinezze. Italia e mamma fu il vostro / ultimo grido mentre la terra che per tredici mesi / vi fu letto di morte copriva i vostri corpi straziati / e agonizzanti / Parenti ed amici offrono nel ricordo del vostro martirio”. Ogni anno, il 2 aprile, il luogo è sede di una cerimonia commemorativa.
Ho scelto di raccontare questa storia, più di altre, in quanto ritengo il Pian del Lot un momento esemplificativo della occupazione subita da Torino per mano straniera, il punto più alto della ferocia e dell’oscurantismo subiti dalla nostra città per mano tedesca, con l’alleato fascista complice ed inerme.
Elenchiamo, quindi, i caduti per la libertà, sotto il fuoco nazista, per i dati ad oggi conosciuti e certi.
Bavoso Mario – Nato a Morano Po (AL), il 20 maggio 1923, partigiano della V Divisione Alpina GL.
Besso Matteo Villar – Nato a Bagnolo Piemonte (CN), l’11 maggio 1924. Partigiano con il nome di battaglia “Lisa”, viene catturato nei rastrellamenti in Val Pellice. Il suo nome non compare sulla lapide, in assenza di riconoscimento all’atto dell’esumazione
Bruno Natale – Nato a Biella il 25 dicembre 1911, catturato a Rivoli.
Capatti Aldo Antonio – Nato a Ferrara il 3 luglio 1923, apprendista. Nel 1932 abitava in via Doglia 62, (oggi via Giachino); nel 1936 segue la famiglia nella città d’origine, ma rientra a Torino pochi mesi dopo. Appartenente alla XI Brigata Garibaldi con il nome di battaglia “Olao”, durante i rastrellamenti nelle valli di Lanzo, viene catturato il 15 marzo 1944 con i compagni d’infanzia del Borgo Vittoria di Torino: Antonio Ferrarese, Aldo Gagnor, Sergio Maina, Bruno Negrini; con essi è portato nelle Carceri Nuove di Torino e, dopo una permanenza al primo braccio, vengono consegnati alle SS.
Castagno Luciano – Nato a Sarzana (SP) il 10 luglio 1924, partigiano della CV Brigata Garibaldi. La lapide riporta erroneamente il cognome Castagna, in luogo di Castagno.
I tre fratelli Cumiano
Cumiano Antonio – Nato a Orbassano (TO) il 12 agosto 1911, ferraiolo, abitante in via Alberto Nota a Orbassano. Catturato in casa con due fratelli, in seguito a delazione, tradotto alle carceri Nuove il 22 marzo 1944.
Cumiano Giuseppe – Nato a Orbassano (TO) il 1° luglio 1915, ferraiolo, abitante in via Alberto Nota ad Orbassano. Catturato in casa con due fratelli, in seguito a delazione, venne tradotto alle carceri Nuove il 22 marzo 1944.
Cumiano Michele – Nato a Orbassano (TO) il 2 agosto 1913, ferraiolo, abitante in via Alberto Nota a Orbassano. Catturato in casa con due fratelli, in seguito a delazione, venne tradotto alle carceri Nuove il 22 marzo 1944.
Ferrarese Antonio – Nato a Cavarzere (VE) il 15 gennaio 1923, meccanico, abitante in corso Brin 14. Partigiano della II Divisione Garibaldi, catturato con Capatti, Gagnor, Maina e Negrini il 15 marzo 1944.
Fornero Matteo – Nato a Bibiana (TO) il 6 luglio 1922, partigiano della CV Brigata Garibaldi.
Gagnor Aldo – Nato a Torino l’11 maggio 1922, abitante dal giugno 1932 in piazza della Vittoria 9, aggiustatore meccanico, partigiano della II Divisione Garibaldi, catturato il 15 marzo 1944 con Capatti, Ferrarese, Maina e Negrini. Una lapide lo ricorda in corso Trapani 95, con Dario Cagno.
Gianotti Carlo – Nato a Torino il 21 dicembre 1925, residente a Trino Vercellese, partigiano della IV Brigata Garibaldi.
Maina Sergio – Nato a Torino il 4 giugno 1924, partigiano dell’XI Brigata Garibaldi, viene catturato con Capatti, Ferarrese, Gagnor e Negrini.
Mascia Quirino – Nato a Senarbì (CA) il 7 febbraio 1909, residente a Collegno. Partigiano dell’XI Brigata Garibaldi, catturato durante un rastrellamento a Pessinetto, in Val di Lanzo, il 9 marzo 1944.
Negrini Bruno – Nato a Stienta (RO) il 5 maggio 1926, apprendista. Nell’ottobre 1935 giunge a Torino con la famiglia dal paese d’origine e va ad abitare in via Ciamarella. Partigiano della VIII Brigata Garibaldi, catturato con Capatti, Ferrarese, Gagnor e Maina.
Negro Giuseppe – Nato a Bibiana (TO) il 17 ottobre 1924, residente a Valdellatorre, partigiano della V Divisione GL.
Pagano Remo – Nato a Torino il 4 maggio 1920, residente a Torino, maestro elementare, comandante di nucleo nella II Divisione Garibaldi, catturato a Balme l’8 marzo 1944.
Parussa Luigi – Nato a Torino il 3 gennaio 1926, residente a Torino, elettricista, sappista nel 1° settore cittadino col nome di battaglia “Micron”.
Perotti Carlo – Nato a Campiglione Fenile (TO) il 27 dicembre 1922, residente a Bibiana, partigiano della CV Brigata Garibaldi.
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