Una vera e propria persecuzione poliziesca e giudiziaria
Da tempo si sta manifestando una diffusa tendenza nel mondo occidentale di reprimere o di silenziare ogni tipo di dissenso, i protagonisti di questa criminale tendenza sono oltre ai politici, gli intellettuali e il mondo mediatico, tutti potenzialmente accumulabili sotto l’etichetta di “progressisti”, “sinistri”, che si definiscono “democratici”, ma che di democrazia ne hanno poca.
Si possono fare diversi esempi, il professore Eugenio Capozzi, elenca quelli più evidenti. (Una deriva globale. Sinistra è ormai sinonimo di repressione del dissenso, 22.8.24, Lanuovabussola.it) Comincia con la crescente torsione repressiva, lanciata dal governo laburista inglese di Keir Starmer.
Una vera e propria persecuzione poliziesca e giudiziaria di chi ha opinioni dissenzienti sulla questione immigrazione. Compresa la grottesca lettera minatoria inviata dal commissario Ue Thierry Breton a Elon Musk per minacciare ritorsioni per lo spazio mediatico da lui concesso a Donald Trump, fino alle esplicite minacce del deputato europeo macroniano Sandro Gozi di sopprimere tout court il social medium X, di proprietà dello stesso Musk, sul territorio dell’Unione.
Ma si potrebbe continuare secondo il professore Capozzi. Certo questa non è una tendenza nata in questi anni, l’”album di famiglia” storico di ideologie e partiti di sinistra in tal senso è molto cospicuo, dal giacobinismo fino alle dittature comuniste del XX secolo”. Si è passati dal Sessantottino, “vietato vietare” all’inclinazione repressiva di chi non accetta o si limita a criticare i cosiddetti “diritti civili”, che ora prendono il posto del paradigma della lotta di classe. Diritti civili, “intesi come “risarcimento” a gruppi minoritari per le più varie discriminazioni, secondo la traccia della identity politics.
In merito a tali temi, l’argomentazione del liberal occidentale, esplicita o implicita, diventava più o meno la seguente: chiunque critichi nel merito qualsiasi misura invocata in nome della non discriminazione compie un atto di violenza contro i gruppi minoritari già discriminati”. A questo punto il pluralismo secondo la politica del politicamente corretto, diventa automaticamente “discorso di odio”, e va quindi impedito, bollando come “razzista” “suprematista”, o “fobico” ogni oppositore delle deriva “dirittista” promossa in nome del nuovo mito “tribale” del progresso.
Pertanto, secondo il professore, “chi si oppone all’immigrazione indiscriminata, all’aborto assolutizzato come “diritto fondamentale”, all’utero in affitto, alla “transizione di genere” illimitata sui minori, all’indottrinamento gender nelle istituzioni formative viene etichettato dai “progressisti” contemporanei come un odiatore, un razzista, un omofobo/transofobo di “estrema destra” violento e pericoloso”.
Non solo, diventa pericoloso anche chi contesta il millenarismo climatista che “viene automaticamente considerato colpevole dell’estinzione dell’umanità, del collasso dell’ecosistema, delle sette piaghe d’Egitto, e deve essere sistematicamente messo a tacere per la salvezza di tutti”. La lotta degli ambientalisti rappresenta una questione di vita o di morte, una emergenza per salvare il pianeta, alimentata da una predicazione martellante, affidata, senza nessuna possibilità di discussione, a una sorta di “comitati di salute pubblica” organizzati con una logica tecnocratica e/o giustificati in nome della “scienza”.
Per Capozzi rientra nella stessa logica chi critica “come irrazionali, inutili e illegittimi i lockdown, i coprifuoco, i ricatti e gli obblighi vaccinali viene additato come untore, responsabile morale di ogni contagio, sofferenza o morte dei “fragili”. Questo modo di pensare del progressismo sinistro, per Capozzi, é una versione aggiornata di quella che era stata la propaganda di regime a senso unico nelle dittature novecentesche dove c’era una regia comune, dall’informazione alla cultura fino all’intrattenimento.
E se per caso,“qualche mezzo di informazione, qualche centro di elaborazione scientifica e culturale, qualche intellettuale indipendente, qualche artista “stona”, e si pone in contrapposizione al coro, scatta immediatamente la richiesta indignata e rabbiosa di censurarlo, zittirlo, cancellarlo”.
Questa tendenza a reprimere e odiare da parte della “Sinistra”, non solo in Europa, ma anche e soprattutto negli Usa, è stata notata da Daniele Biello sul quotidiano online Atlantico (“Il paradosso della tolleranza e il rischio di deriva autoritaria”,19.8.24, atlanticoquotidiano.it)
L’intervento fa riferimento al grave episodio della strage di bambini, avvenuta il 29 luglio 2024 a Southport, nel Merseyside (26 chilometri a nord di Liverpool), dove tre bambini sono stati uccisi a coltellate e altre 10 persone – otto delle quali erano bambine – sono state ferite, alcune in modo grave, e dopo che venne arrestato, sulla scena del crimine, Axel Rudakubana, cittadino britannico di 17 anni nato a Cardiff, figlio di immigrati ruandesi, per questo grave episodio la Gran Bretagna è stata percorsa da disordini di chiara matrice anti immigrazione e anti islamica.
Le manifestazioni, particolarmente esacerbate nei modi – non certo pacifici – e nei toni, hanno avuto slogan come “quando è troppo è troppo”, “salviamo i nostri figli”. “Rabbiosa e spaventata la reazione del nuovo governo Starmer che ha garantito la massima durezza nel reprimere i focolai di violenza. Dalle parole ai fatti: in pochi giorni oltre 400 persone (anche 50 minori) vengono incriminate per quei disordini mentre continuano a lavorare a ritmo serrato i tribunali di Inghilterra e Galles. Fermati e processati, oltre ai partecipanti ai disordini anche persone accusate di reati di opinione per aver pubblicato post sui social media”.
Biello attraverso due finzioni romanzate, una nel Regno Unito e una in Francia, disegna uno scenario futuro di questi Paesi europei dove si prevede l’introduzione di una debole sottomissione alla sharia islamica. Per esempio nel romanzo del 2015 dello scrittore francese Michel Houllebec dal fantapolitico titolo:“Sottomissione”, si intravede proprio questo.
La trama: “nel 2022 vince le elezioni presidenziali un nuovo, per il panorama francese, partito islamico (Fratellanza Musulmana), che riesce a battere il Front National, grazie all’alleanza repubblicana siglata con il Partito Socialista Francese, i gollisti (ancora UMP), i liberali dell’Union des démocrates et indépendants ed altri movimenti minori.
Il governo di questo fantomatico nuov presidente “impone poco a poco, ma con assoluta costanza una sorta di Sharia attenuata, cui le élite francesi si adeguano quasi con piacere, collaborando con il nuovo regime. Nel frattempo, nell’immensa provincia francese si formano nuclei di resistenza armata, formati da veterani di corpi speciali e della Légion, che destabilizzano il territorio”.
A questo punto l’intervento di Biello ricorda la situazione in Belgio e in Svezia. In Belgio c’è “il quartiere bruxellese di Molenbeek sia da anni un santuario del terrorismo europeo. Esso è abitato da una popolazione a maggioranza di origine immigrata, tendenzialmente marocchina o turca. Il tasso di disoccupazione oscilla intorno al 30 per cento. Le caratteristiche etniche del quartiere saltano agli occhi rispetto ad altre zone della capitale: donne con il velo e uomini con la kefiah sono la regola. Lì, più che altrove, l’integrazione è fallita”. Stessa cosa nella civile Svezia le città di Göteborg e Malmö siano, da anni, teatro di gravi violenze provocate da bande criminali islamiche. Una situazione ingovernabile, figlia di decenni di politiche immigrazioniste e multiculturali.
Per il giornalista di atlantico nel nostro Occidente avanza una rilettura della storia e del diritto.“Negli Stati Uniti la rilettura forzata della storia ha portato ad un ridimensionamento dei depositari dei diritti, ormai stabilmente in mano alle “minoranze”, fino a far precipitare il Paese sull’orlo di una nuova guerra civile”.
In Italia, ancora distante da queste emergenze, si assiste ad una rilettura del diritto a discapito dei fatti, ma a favore dell’integrazionismo.“Nel 2017, dopo un caso di stupro a Rimini di una donna in vacanza, la successiva identificazione del “branco” composto da stranieri africani, l’avvocato Carmen di Genio, membro del Comitato Pari Opportunità della Corte d’Appello di Salerno, intervenendo ad un convegno sulla sicurezza e la legalità disse: “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia su una spiaggia non possa violentare una persona”; come se vi fosse, al mondo, un diritto positivo che legalizzi lo stupro”.
Siamo giunti ormai al paradosso della tolleranza.
Nel 1968 un parlamentare conservatore Enoch Powell pronunciò un discorso durissimo sull’immigrazione di massa passato alla storia col nome “Rivers of Blood”, che, da un sondaggio risultò condiviso dall’80 per cento dei cittadini britannici. “La profondità – e l’attualità – di Powell – scrive Biello – risiede nel fatto che queste popolazioni giungerebbero nel Paese ospite come depositari di diritti, più che come titolari di doveri”.
Questa è la storia della recente immigrazione in Occidente. I nuovi “cittadini” si sentono estranei dal contratto sociale primigenio ed intendono conservare l’abito mentale dei Paesi d’origine, prosciugando, però, lo stato sociale dei Paesi ospitanti.
Il punto che accomuna tutte le democrazie occidentali è che la “libertà” si sta trasformando in “liceità”.
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