Le miserie della “cattiva politica”
C’è un luogo comune che giustifica ogni fibrillazione dei nostri politicanti: “Siamo in campagna elettorale”. Campagna elettorale ininterrotta se alla competizione pe il rinnovo del Parlamento europeo, sommiamo le elezioni politiche, quelle regionali e comunali che avvengono in ordine sparso, con leader o presunti tali che saltellano per l’Italia beccandosi come i polli di Renzo, senza concludere nulla, ma promettendo invano.
L’estate scorsa, dopo le elezioni europee, invece d’inaugurare un momento di tregua estiva, siamo andati oltre l’immaginabile.
La decisione di Macron di convocare in tutta fretta le elezioni politiche per debellare il pericolo Le Pen, ha visto vincente oltralpe, un’accozzaglia di sinistra, sinistra estrema e centro. Questo risultato ha galvanizzato i nostri partiti di sinistra che non sono usciti bene in Europa, né tantomeno al consiglio regionale del Piemonte.
Dimenticando il fiasco elettorale, si sono autoeccitati buttandosi in un’alleanza senza se e senza ma, definita epocale tra coloro che predicano la ‘decrescita felice’ da un lato o un fondamentalismo ed estremismo ambientalista dall’altro. Tutti uniti in un abbraccio larghissimo da Renzi, Schlein, Soumahoro, Bonelli, Fratoianni e Conte, finalizzato esclusivamente a debellare il governo Meloni sin da subito. I primi passi di questa goliardata, ove non si è mai parlato di programmi, ma solo di potere è sotto gli occhi di tutti.
Macron non è ancora riuscito a fare il governo. I bene informati ci riferiscono da Parigi che tenterà di formare una colazione minoritaria mandando il rissoso Mélenchon alla deriva.
In Italia, Bari, l’unica amministrazione figlia del campo larghissimo è già alla deriva. Dopo mesi di trattative i grillini hanno sconfessato il loro assessore appena nominato.
Nel frattempo il M5S per ragioni principalmente di cassetta è alle carte bollate. Tenzone inarrestabile tra Grillo, proprietario del Marchio e il povero Conte che sta rendendosi conto della sua pochezza. E’ un impiegato e basta.
Non dissimile la situazione in Italia Viva ove il salto della quaglia di Renzi è mal visto dai suoi supporters che lo stanno lasciando, perchè si illudevano di correre dietro al loro leader per sconfiggere grillini e Fratoianni e non per trovarsi gomito a gomito con le estreme.
Le prossime elezioni per il rinnovo dei consigli regionali di Liguria, Emilia Romagna e Umbria si stanno affrontando con superficialità e supponenza. In Liguria soprattutto, senza programmi e con due candidati di sinistra in larghissima contrapposizione.
Dinanzi a queste forze in agonia, cosa avrebbe dovuto fare la maggioranza con Giorgia Meloni vincente in ogni sondaggio?
Stringere i ranghi, focalizzare l’azione di governo sulle grandi riforme e cercare di superare le prossime insidie poste da Ursula von der Leyen.
La cruda realtà sulla quale i leader di maggioranza dovrebbero riflettere e confrontarsi prima di dare fiato alle fantasie goliardiche è la seguente:
Il Pil dei Paesi Ocse è cresciuto dello 0,5% nel secondo trimestre del 2024, in analogia con il trimestre precedente e in linea con le attese. Il Pil dei Paesi del G7 è cresciuto con una velocità maggiore, passando dal +0,2% del primo trimestre al +0,5% del secondo.
La crescita del Pil in Italia nel secondo trimestre si ferma al +0,2%, in rallentamento rispetto al +0,3% del primo trimestre. Un bilancio che colloca la Penisola al penultimo posto, dopo la Germania con un -0,1% di Pil.
Il debito pubblico a maggio ammontava a 2919 miliardi con un incremento di 13,3 miliardi sul mese precedente. Il nostro debito rispetto al Pil è del 137,3%.
Cifre da capogiro che unite all’ instabilità politica potrebbero aver ripercussioni serie e già vissute in passato, sul temibile spread, la capacità di spesa, l’attuazione del programma di governo e sulla durata dello stesso.
Invece, i nostri inconcludenti leader di maggioranza si sono mandati messaggi trasversali nel corso del mese di luglio, sulla spartizione delle nomine dei grandi enti economici e strategici nazionali, Rai in testa.
Invece di proporre candidati di coalizione con conoscenze professionali di elevato livello e doti manageriali non comuni, si sceglie la via degli attacchini elettorali, dei beneficiati della politica, degli evirati cantori, competenze a prescindere. E’ iniziata l’avvilente trattativa sotterranea e ricattatoria, sospesa formalmente in agosto, ma a settembre i nodi verranno al pettine.
Il parlamento non è ancora stato convocato, la sosta agostana permane, ma dalla scorsa settimana, per colmare lo sconcio, da parte di Forza Italia si sta cercando un argomento diversivo per distogliere l’attenzione dei partiti e dell’opinione pubblica sulla legge finanziaria ed il capestro che ci arriverà dall’Europa.
Il casus belli si chiama Jus Scholae. Cioè, legiferare andando oltre alla legislazione vigente per regalare la cittadinanza italiana ai ragazzi immigrati che stanno studiando in Italia, ma inseriti in una famiglia che non beneficia ancora della nostra cittadinanza.
Tutti argomenti che non fanno parte del programma di governo, non interessano per nulla il cittadino medio che è ben più preoccupato per le tante disfunzioni dello Stato e irritano Lega e FdI.
Forza Italia si sta assumendo la responsabilità di imboccare la direzione opposta alla politica di riforme e la messa in sicurezza dei conti che farebbe parte del compito essenziale per chi ci governa.
La pervicacia di Tajani per richiedere la modifica legislativa, auspice il PD è inarrestabile e si sta estendendo giorno per giorno, con dichiarazioni pubbliche anche dl sapore minaccioso e ricattatorio.
Il tema, nel contenuto è già stato brillantemente esposto in due articoli pubblicati su Civico20News da Andrea Elia Rovera. Riservandoci di intervenire sugli ulteriori sviluppi, ci chiediamo dove risieda il senso di responsabilità e il perseguimento del bene comune in questa follia dagli esiti imprevedibili per la durata del governo.
E’ ormai noto che i veri detentori del debito di Forza Italia siano i figli di Silvio Berlusconi che per evidenti ragioni commerciali, non intendano identificarsi in un governo con spigolature incompatibili con il pensiero unico e diano mandato al loro preposto e segretario pro tempore di Forza Italia di smarcarsi.
Altri sostengono che Tajani, con quattro anni di anticipo miri ad avanzare la sua candidatura alla successione a Mattarella al Quirinale e così cerchi la benevolenza contrattata con il PD, proponendo qualcosa di sinistra.
In ogni caso, almeno dal punto di vista formale, Tajani non ne esce bene.
Siamo reduci dalla lunga stagione della deindustrializzazione, ma non si fa nulla per invertire la rotta. Il settore manifatturiero langue. I politici si fanno belli, commentando l’incremento occupazionale da lavoro povero, legato al turismo e ai servizi. Turismo ballerino in un Paese ove i servizi offerti sono pessimi e si cerca in ogni modo di spennare il turista, in modo particolare se straniero, senza che il governo intervenga, come un tempo sul controllo dei prezzi.
Dietro l’angolo, superato all’italiana lo scoglio Jus scholae, ci sarà, come di consueto, l’assalto alla diligenza del bilancio dello Stato, ignorando PIL e debito pubblico, in un momento in cui, ci vorrebbe unità di intenti e scelte oculate volte al futuro. Anche qui siamo i furbetti del quartierino. Anteponiamo le erogazioni parassitarie e clientelari, rispetto alla crescita del Paese, ma sino quando potrà durare questa situazione?
L’opinione pubblica da quest’andazzo scellerato nel merito e spregevole nel metodo non potrà certo considerare con benevolenza i propri riferimenti partitici.
E qualche benpensante continuerà a concionare con retorica ripugnate sulla disaffezione dal voto, senza porsi il perché.
Se l’argomento è di interesse, ogni commento è gradito, e altrettanto la sua condivisione
Questo è vero giornalismo: trattare gli argomenti di grande rilevanza politica con coraggio e onestà intellettuale senza timore di offendere il potere. Purtroppo oggi dobbiamo sopportare questi maltrattamenti ripetuti da parte di chi non si cura degli interessi della collettività ma solo dei propri.